I Turbamenti del Giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törleß) - Robert Musil - E-Book

I Turbamenti del Giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törleß) E-Book

Robert Musil

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Beschreibung

Romanzo di formazione che narra la vita e le esperienze di un adolescente di buona famiglia tra le mura di un rigido ed esclusivo collegio militare, la scoperta della sessualità, l'aggregazione ed il bullismo verso i compagni. Libro in lingua originale tedesca con traduzione in italiano.

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I TURBAMENTI DEL GIOVANE TÖRLESS

Robert Musil, Die Verwirrungen des Zöglings Törleß

Originally published in German

ISBN 978-88-975-7290-9

Collana: EVERGREEN

© 2014 KITABU S.r.l.s.

Via Cesare Cesariano 7 - 20154 Milano

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Ti auguriamo una buona lettura.

Progetto e realizzazione grafica: Rino Ruscio

Una piccola stazione, sulla linea ferroviaria che porta in Russia.

Dritte a perdita d'occhio quattro rotaie parallele correvano nelle due direzioni tra il pietrisco giallo dell'ampia massicciata; accanto a ciascuna, come un'ombra sporca, la striscia scura impressa sul terreno dai vapori di scarico.

Dietro il basso edificio della stazione pitturata a olio una strada larga, scavata dai solchi delle vetture, portava su fino alla rampa. I suoi bordi si perdevano nel terreno circostante, tutto calpestato, ed erano riconoscibili solo grazie a due filari di acacie che fiancheggiavano meste la strada con le foglie riarse e soffocate dalla polvere e dalla fuliggine.

Fosse l'effetto di questi tristi colori, fosse la luce debole e smorta del sole pomeridiano, illanguidita dalla foschia, le cose e le persone avevano un'aria apatica, fiacca e meccanica, quasi fossero uscite dallo scenario d'un teatro di burattini. Di tanto in tanto, a intervalli regolari, il capostazione usciva dal suo ufficio, risaliva con lo sguardo, girando sempre la testa nello stesso modo, la lunga linea ferroviaria e scrutava le cabine di segnalazione che ancora non si decidevano ad annunciare l'arrivo del diretto, in gran ritardo sin dal confine; poi, con un gesto sempre identico del braccio, toglieva l'orologio dal taschino, scuoteva la testa e scompariva di nuovo, come vengono e vanno le figure che allo scoccare dell'ora escono da certi antichi orologi delle torri.

Sulla larga striscia in terra battuta tra i binari e l'edificio una gaia compagnia di giovani passeggiava su e giù stringendosi attorno a una matura coppia di coniugi che formava il centro della conversazione piuttosto chiassosa. Ma anche l'allegria di questo gruppo non era proprio tale, il chiasso delle gioconde risate sembrava ammutolire due passi più in là e cadere a terra urtando contro un ostacolo invisibile e tenace.

La moglie del consigliere di corte Törless - era lei la signora sulla quarantina - nascondeva dietro la fitta veletta gli occhi tristi un po' arrossati dal pianto. Era il momento dell'addio, e le pesava dover lasciare ancora una volta per tanto tempo il suo unico figlio tra gente estranea, senza la possibilità di vegliare lei sul suo beniamino.

La cittadina infatti, ben lontana dalla capitale, si trovava nella parte orientale dell'impero, in una regione agricola arida e non molto popolata.

La ragione per cui la signora Törless doveva rassegnarsi a sapere il suo ragazzo in un posto così lontano e inospitale era l'esistenza, in quella città, di un famoso collegio, che già dal secolo precedente, quand'era stato costruito sul terreno di un pio istituto, s'era deciso di tenere laggiù, certo per preservare i giovani, negli anni della loro maturazione, dagli influssi corruttori di una grande città. Là infatti i figli delle migliori famiglie del paese ricevevano la loro educazione, in attesa di entrare, una volta lasciato l'istituto, all'università o nella carriera militare o in quella burocratica, e in tutti questi casi, come pure per l'ammissione negli ambienti della buona società, l'esser cresciuti nel convitto di W. era un ottimo biglietto di presentazione.

Quattro anni prima ciò aveva indotto i signori Törless a cedere alle ambiziose insistenze del loro ragazzo e a ottenere la sua ammissione all'istituto.

Questa decisione, più tardi, era costata molte lacrime. Infatti, quasi a partire dal momento in cui il portone del collegio s'era irrevocabilmente chiuso dietro di lui, il piccolo Törless aveva cominciato a soffrire di una terribile, appassionata nostalgia. Né le lezioni, né i giochi sui grandi prati rigogliosi del parco, né le altre distrazioni che il convitto offriva ai suoi ospiti riuscivano a interessarlo. Vi partecipava appena, vedeva ogni cosa come attraverso un velo; anche di giorno durava spesso fatica a ricacciare in gola certi ostinati singhiozzi; di sera poi s'addormentava sempre tra le lacrime.

Scriveva lettere a casa quasi ogni giorno, e viveva solo in quelle lettere; tutte le sue altre occupazioni gli parevano solo fatti nebulosi e insignificanti, tappe del suo cammino indifferenti come le ore sul quadrante di un orologio. Invece quando scriveva sentiva in sé qualcosa di esclusivo che lo distingueva: come un'isola piena di soli e colori meravigliosi, in lui emergeva qualcosa dal mare di grigie sensazioni che giorno dopo giorno lo stringeva, freddo e indifferente. E quando, nel corso della giornata, durante i giochi o le lezioni, pensava che la sera avrebbe scritto la sua lettera, gli pareva di portare appesa a una catena invisibile una segreta chiave d'oro con cui, quando nessuno vedeva, avrebbe aperto la porta di meravigliosi giardini.

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