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Gian Dàuli racconta con il suo consueto stile alcune celebri fiabe tratte dalle “cinquanta fiabe” dei fratelli Grimm, da Biancaneve e i sette nani ad Hansel e Gretel (Nannino e Ghita).
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Veröffentlichungsjahr: 2020
INDICE
BIANCANEVE, I SETTE NANI E IL PRINCIPE AZZURRO
LA FANCIULLA VIRTUOSA
IL REUCCIO INTREPIDO
L'ERBA BUONA E L'ERBA CATTIVA
IL LUMINO AZZURRO
LA REGINOTTA SUPERBA
IL GIGANTE PAUROSO
IL CASTELLO DEL SOLE
LA GATTINA BIANCA
BUONA SERA, ZACCARIA
I SEI GIOVANI E LA REGINOTTA
NANNINO EGHITA
Biancaneve e i sette nani
...ed altre celebri fiabe
Gian Dàuli
...videro Biancaneve stesa perterra...
C'era una volta una regina ch'era chiamata la Buona, perchè passava tutto il suo tempo ad accudire con gioia alle faccende domestiche; paziente, alacre e volonterosa.
Un giorno, di pieno inverno, che cadeva la neve a larghe falde, questa reginase ne stava a cucire, seduta accanto alla finestra. Il davanzale era coperto di neve e il suo candore, più che mai, risaltava nella cornice d'ebano della finestra. Ad un tratto, la buona regina, mentre guardava le falde di neve scendere come candide piumedal cielo, plumbeo, si punse un dito con l'ago. Tre stille di sangue caddero sulla neve, e la regina ammirando il bel rosso che risaltava sul candido strato, mormorò fra sè:
— Oh! potessi avere una mia bambina che fosse bianca come la neve e avesse un buon sangue vermiglio come questo che ora contrasta col candore della neve, e gli occhi e i capelli neri avesse come l'ebano di questa finestra! Quanto sarebbe bella! E come ne sarei felice!
Non passò molto tempo che infatti venne al mondo una reginella.
Aveva la pelle bianca come neve,Le gote liscie e rose come mele,Chiome lucenti aveva come spere,Folte ricciute e nere.
Questa reginella tanto bella diede una gioia immensa al re e al suo popolo; ma la gioia fu seguita da un grande dolore: la buona reginamorì poco dopo... Alla reginella diedero il nome che aveva suggerito la mamma sua morendo, e la chiamarono Biancaneve.
Il re era un uomo spensierato ed aveva poca memoria. Dopo un anno volle avere un nuova regina e sposò una donna bellissima, che era chiamata la Bella, ma che era altera, vanitosa e cattiva. Essa non voleva che alcuna donna fosse più bella di lei. Possedeva uno specchio meraviglioso, uno specchio magico che sapeva parlare. La regina non cessava mai di contemplarvi la propria bellezza continuando a chiedere se vi fosse, nelle sue terre, una più bella di lei. E insistentemente chiedeva:
Amico specchio, fedele specchietto,Tu levami la pena e parla schietto:Dimmi se son fra tutte io sola quellaChe nel mondo tu stimi la più bella!
e lo specchiorispondeva:
Regina, mia Regina, son sincero:Mai vidi più di te bella davvero!
La regina era felice perchè sapeva che lo specchio non poteva mentire.
Ma Biancaneve cresceva ed ogni giorno diventava più bella. A sette anni era radiosa come il più bel giorno di sole. Accanto a lei la bellezza della matrigna sembrava oscurarsi. E un bel giorno, la vanitosa regina, che come al solito interrogava lo specchio fedele, s'ebbe da questo la seguente risposta:
Sincero son : la tua bellezza è grande,Ma Biancaneve spandeUn incanto gentil di nuova auroraChe mai non vidi ancora.
La regina a queste parole, aveva impallidito d'ira e d'invidia e da quel giorno le era nato in cuore un odio profondo per la figliastra. E incominciò così a tormentarla di giorno e di notte. Poi l'odio divenne così grande che non potè più.
Chiamò allora un suo fidato guardacaccia e gli disse:
— Condurrai la principessina nel più fitto della foresta e la ucciderai, perchè io non posso più vedermela intorno. E bada, a prova della tua obbedienza, voglio che tu mi porti il suo cuore.
Il guardacaccia ubbidì e condusse via Biancaneve. Ma quando furono lontani lontani, tutti soli nel mezzo del bosco e il guardacaccia sfoderò la sua spada per uccidere la principessina, essa si mise a piangere dirottamente e a supplicarlo di lasciarle la vita.
— Se la regina non mi vuole, ti prometto che non tornerò alla reggia mai più, ma non uccidermi, non uccidermi, ti supplico.
Il povero guardacaccia abbassò la spada e guardata la bambina ch'era tanto bella, preso dagrande pietà, rispose:
— Vai piccina, vai, fuggi via subito.
Il guardacaccia pensava che le bestie feroci, delle quali era pieno il bosco, avrebbero ben presto divorato la piccina; ma egualmente si sentiva il cuore più leggero di non essere stato costrettoad ucciderla con la sua spada. Diede la caccia a un animale selvatico, l'uccise e gli strappò il cuore. Lo portò poi alla regina come prova che aveva eseguito il suo ordine. La cattiva regina credendolo il cuore dell'odiata figliastra, lo fece cucinare elo mangiò avidamente, felice ormai di essere ancora una volta la donna più bella delle sue terre.
Intanto, la povera Biancaneve rimasta sola nell'immensa foresta tremava di paura al più piccolo fruscìo, al più lieve stormire di foglie. Ora camminava lentalenta guardandosi intorno e trattenendo il respiro: ora si metteva a correre, senza badare nè a sassi, nè a spine, per sfuggire alle bestie feroci. S'accorse, tuttavia, ben presto, che le bestie le passavano accanto senza farle alcun male, e allora ripresecoraggio.
Andava, andava, senza saper dove andava e perchè andava, e così passò sette valli e varcò sette monti e alla fine i piedi non la ressero più. Scendeva anche la notte frattanto e lei, poverina, non sapeva dove avrebbe potuto trovar rifugio per dormire. Al momento che stava per cadere a terra sfinita, le apparì dinanzi, come in un miraggio, una bella casettina, piccina piccina.
Dopo un momento di esitazione, Biancaneve entrò nella casetta. Con sua gran meraviglia, nella minuscola casa tutte le coseerano sì, piccole piccole, ma pulite e ordinate. Nel mezzo c'era una tavola apparecchiata per sette persone e intorno alle pareti sette lettini con le lenzuola candide come la neve. Sulla tavola vi era pane, minestra e vino. Biancaneve aveva tanta fame etanta sete, che decise di mangiare da ogni piatto una cucchiaiata di minestra, di ogni pane un boccone, e da ogni bicchiere di bere un sorso di vino. Pensava che così facendo il danno non sarebbe stato grande, e non avrebbe fatto torto a nessuno.
Dopo avermangiato, Biancaneve fu presa da un gran sonno e allora pensò di coricarsi in uno di quei candidi lettini. Ma il primo era troppo stretto, il secondo troppo corto, il terzo troppo lungo, il quarto troppo largo, il quinto troppo duro, il sesto troppo basso; il settimo soltanto era quello che andava bene per lei.
Si coricò dunque e si addormentò d'un sonno profondo.
Così Biancaneve dormiva, dormiva,Sul candido letto di morbide piume,Sognando cullarsi alla tacita rivaD'un lento e lucente magnifico fiume.Ementre tranquilla dormiva, dormiva,Dal cielo la mamma scendeva alla riva.
La casettina, dove aveva trovato rifugio Biancaneve, apparteneva a sette piccoli nani, che dall'alba al tramonto scavavano la montagna vicina in cerca d'oro. Ritornavano sempre alla loro casetta quando già spuntavano le stelle nel cielo.
Ed ecco che anche quella sera arrivano come al solito con le loro zappette sulle spalle, stanchi e affamati. Entrano in casa, accendono i loro sette lumini e subito s'accorgono che vi è stato qualcuno perchè non tutte le cose sono nello stesso ordine in cui le hanno lasciate al mattino partendo.
Il primo nano esclama:
— Chi ha mangiato nel mio piatto?
E il secondo:
— Chi ha mangiato del mio pane?
E il terzo:
— Chi ha mangiato della mia minestra?
E il quarto:
— Chi ha bevuto il mio vino?
E il quinto:
— Chi ha toccato il mio cucchiaio?
E il sesto:
— Chi ha toccato il mio coltello?
E il settimo:
— Chi ha toccato il mio bicchiere?
Poi il primo si mise a gridare
— C'è stato qualcuno nel mio letto!
Tuttiaccorrono al proprio lettuccio e tutti gridano:
— Anche nel mio c'è stato qualcuno!
Il più piccino dei nani è l'ultimo ad arrivare al suo lettuccio. Quale meraviglia! Vi trova Biancaneve che dorme placidamente, bella come un angelo, mentre sogna del grandefiume e della sua buona mamma che scende dal cielo per proteggerla.
Il piccolo nano chiama a bassa voce i compagni e tutti accorrono coi loro lumi e tutti rimangono meravigliati della bella fanciulla addormentata.
Il nano più grande mormora ai compagni:
—Facciamo piano, piano, perchè non si svegli.
Si siedono a tavola, felici e contenti di aver Biancaneve nella loro casetta. Mangiano senza far rumore e poi piano piano se ne vanno a letto camminando sulla punta dei piedi per non svegliarla. Ma il più piccolo nano non sa dove dormire perchè vi è Biancaneve nel suo lettuccio. I compagni propongono allora che esso dorma un'ora nel letto di ciascuno di loro. Così fecero infatti, e la notte passò per tutti tranquilla.
Quando all'alba Biancaneve si svegliò, sifregò gli occhi e si guardò attorno meravigliata. Ma ormai non c'era più vicino a lei nè il grande fiume nè la sua mamma. C'erano invece i sette nani, e Biancaneve prese paura.
Ma i sette nani le furono intorno premurosi e gentili, e Biancaneve riprese coraggio.
— Come ti chiami? Da dove vieni? – chiesero in coro i sette nani.
— Mi chiamo Biancaneve.
— Ma perchè sei qui?... Come ci sei arrivata?