Ciascuno a suo modo - Luigi Pirandello - E-Book

Ciascuno a suo modo E-Book

Luigi Pirandello

0,0
0,99 €

oder
-100%
Sammeln Sie Punkte in unserem Gutscheinprogramm und kaufen Sie E-Books und Hörbücher mit bis zu 100% Rabatt.
Mehr erfahren.
Beschreibung

La commedia mette in risalto la contraddizione interna di ogni essere umano tra le owner azioni e le motivazioni dell'altro che e dentro di noi e viene chissa di dove e determina 'non si sa ven 'i nostri atti. Il lema Ognuno a suo modo riportato sul campanile della chiesa di Coazze si pensa che abbia ispirato l'opera. Lo sdoppiamento tra i personaggi ei loro atti e ottenuto tramite la contemporanea presenza, in sala e sul palcoscenico, dei protagonisti di un caso di cronaca. Ad ogni calare di sipario i protagonisti 'reali' delle vicenda (che viene rappresentata, da altri lawi, sul palcoscenico) si accalorano, inveendo contro l'autore e la commedia. Il gioco teatrale si svela nel finale, quando, inaspettatamente, i personaggi della 'realta' e quelli della 'finzione'.

Das E-Book können Sie in Legimi-Apps oder einer beliebigen App lesen, die das folgende Format unterstützen:

EPUB
Bewertungen
0,0
0
0
0
0
0
Mehr Informationen
Mehr Informationen
Legimi prüft nicht, ob Rezensionen von Nutzern stammen, die den betreffenden Titel tatsächlich gekauft oder gelesen/gehört haben. Wir entfernen aber gefälschte Rezensionen.



Luigi Pirandello

Luigi Pirandello

CIASCUNO A SUO MODO

ISBN 979-12-5971-977-5

Greenbooks editore

Edizione digitale

Novembre 2021

www.greenbooks-editore.com

ISBN: 979-12-5971-977-5
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Writehttps://writeapp.io

Index

CIASCUNO A SOU MODO

CIASCUNO A SOU MODO

ATTO PRIMO
Siamo nell’antico palazzo della nobile signora Don­ na Livia Palegari, nell’ora del ricevimento, che sta per finire. Si vedrà in fondo, attraverso tre arcate e due co­ lonne, un ricchissimo salone molto illuminato e con molti invitati, signori e signore. Sul davanti, meno illu­ minato, vedremo un salotto, piuttosto cupo, tutto dama­ scato, adorno di pregiatissime tele, la maggior parte di soggetto sacro; cosicché ci sembrerà di trovarci nella cappella d'una chiesa, di cui quel salone in fondo, oltre le colonne, sia la navata: cappella sacra d’una chiesa profana. Questo salotto avrà appena una panca e qual­ che scranna per comodità di chi voglia ammirar le tele alle pareti. Nessun uscio. Ci verranno dal salone alcuni degli invitati, a due, a tre alla volta, per farsi, appartati, qualche confidenza; e, al levarsi della tela, ci troveremo un Vecchio Amico di casa e un Giovine sottile, che di­ scorreranno tra loro.
IL GIOVINE SOTTILE (con un capino straziato, d’uccello pe­ lato). Ma che ne pensa lei?
IL VECCHIO (bello, autorevole, ma anche un po’ malizio­ so, sospirando). Che ne penso!
Pausa.
Non saprei.
Pausa.
Che cosa ne dicono gli altri?
IL GIOVINE SOTTILE. Mah! Chi una cosa e chi un’altra. IL VECCHIO. S’intende! Ciascuno ha le sue opinioni.
IL GIOVINE SOTTILE. Ma nessuno, per dir la verità, par che ci s’attenga sicuro, se tutti come lei, prima di ma- nifestarle, vogliono sapere che cosa ne dicono gli al- tri.
IL VECCHIO. Io alle mie mi attengo sicurissimo; ma certo la prudenza, non volendo parlare a caso, mi consiglia di conoscere se gli altri sanno qualche cosa che io non so e che potrebbe in parte modificare la mia opinione.
IL GIOVINE SOTTILE. Ma per quello che ne sa? IL VECCHIO. Caro amico, non si sa mai tutto! IL GIOVINE SOTTILE. E allora, le opinioni?
IL VECCHIO. Oh Dio mio, mi tengo la mia ma – ecco – fino a prova contraria!
IL GIOVINE SOTTILE. No, mi scusi; con l’ammettere che non si sa mai tutto, lei già presuppone che ci siano codeste prove contrarie.
IL VECCHIO (lo guarderà un po’, riflettendo, sorriderà e domanderà): E con questo lei vorrebbe conclu- dere che non ho nessuna opinione?
IL GIOVINE SOTTILE. Perché a stare a quello che dice, nes- suno potrebbe mai averne!
IL VECCHIO. E non le sembra già questa un’opinione? IL GIOVINE SOTTILE. Sí, ma negativa!
IL VECCHIO. Meglio che niente, eh! meglio che nien- te, amico mio!
Lo prenderà sotto il braccio e s’avvierà con lui per rientrare nel salone in fondo.
Pausa. Nel salone si vedranno alcune signorine offrire il tè e le paste agli invitati. Entreranno guardinghe due Giovani Signore.
LA PRIMA (con foga ansiosa). Mi ridai la vita! Mi ri- dai la vita! Dimmi! dimmi!
L'ALTRA. Ma non è niente più che una mia impressione, bada!
LA PRIMA. Se l’hai avuta, è segno che qualcosa di vero dev’esserci! – Era pallido? Sorrideva triste?
L'ALTRA. Mi parve cosí.
LA PRIMA. Non dovevo lasciarlo partire. Ah, il cuo- re me lo diceva! Gli tenni la mano fino alla porta. Era già lontano d’un passo fuori della porta e ancora gli tenevo la mano. Ci eravamo baciati, lasciati, ed esse no, le nostre mani non si volevano staccare. Rientran- do, caddi, come rotta dal pianto. – Ma dimmi un po’,
dimmi: nessuna allusione?
L'ALTRA. Allusione a che?
LA PRIMA. No, dico, se – cosí, parlando in generale
– come tante volte si fa…
L'ALTRA. No, non parlava: stava ad ascoltare ciò che si dicevano gli altri.
LA PRIMA. Eh, perché lui lo sa! Lo sa quanto male ci facciamo per questo maledetto bisogno di parlare. Finché dentro di noi c’è un’incertezza, si dovrebbe stare con le labbra cucite. Si parla; non sappiamo neanche noi quello che diciamo... Ma era triste? Sor- rideva triste? Non ricordi che cosa dicessero gli altri?
L'ALTRA. Ah, non ricordo. Non vorrei, cara, che ti facessi qualche illusione. Sai com’è? Ci s’inganna. Era forse indifferente e mi parve che sorridesse triste. Aspetta, sí: quando uno disse –
LA PRIMA. – che disse? –
L'ALTRA. – una frase: aspetta… «Le donne, come i sogni, non sono mai come tu le vorresti».
LA PRIMA. Non la disse lui, questa frase? L'ALTRA. No, no.
LA PRIMA. Ah Dio mio! – Intanto, non so se sbaglio o non sbaglio. Io che mi sono vantata d’aver fatto in ogni occasione a mio modo! – Sono buona, ma posso diventar cattiva; e allora guaj a lui!
L'ALTRA. Vorrei, cara, che tu non rinunciassi a essere come sei.
LA PRIMA. E come sono? Non lo so piú! Ti giuro che non lo so piú! Tutto mobile, labile, senza peso. Mi volto di qua, di là, rido; m’apparto in un angolo per piangere. Che smania! Che angoscia! E continua- mente mi nascondo la faccia, davanti a me stessa, tan- to mi vergogno a vedermi cambiare!
Sopravvengono a questo punto altri invitati: due giova­ notti annojati, molto eleganti,
e Diego Cinci.
IL PRIMO. Disturbiamo?
L'ALTRA. No no: tutt’altro. Venite avanti.
IL SECONDO. Questa è la cappella delle confessioni.
DIEGO. Già. Donna Livia dovrebbe tenere qua a dispo- sizione dei suoi invitati un prete e un confessionale.
IL PRIMO. Ma che confessionale! La coscienza! La co- scienza!
DIEGO. Sí, bravo! E che te ne fai? IL PRIMO. Come? Della coscienza?
IL SECONDO (con solennità). «Mea mihi conscientia pluris est quam hominum sermo».
L'ALTRA. Come come? Lei parla in latino?
IL SECONDO. Cicerone, signora. Me ne ricordo ancora dal liceo.
LA PRIMA. E che significa?
IL SECONDO (c. s.). «Fo piú conto della testimonianza della mia coscienza, che dei discorsi di tutto il mon- do».
IL PRIMO. Modestamente ognuno di noi dice: «Ho la mia coscienza e mi basta».
DIEGO. Se fossimo soli.
IL SECONDO (stordito). Che vuol dire, se fossimo soli?
DIEGO. Che ci basterebbe. Ma allora non ci sarebbe più neanche la coscienza. Purtroppo, cari miei, ci sono io e ci siete voi. Purtroppo!
LA PRIMA. Dice purtroppo? L'ALTRA. Non è gentile!
DIEGO. Ma perché dobbiamo fare i conti con gli altri, sempre, signore mie!
IL SECONDO. Ma nient’affatto! Quando ho la mia co- scienza!
DIEGO. E non vuoi capire che la tua coscienza significa appunto «gli altri dentro di te»?
IL PRIMO. I soliti paradossi!
DIEGO. Ma che paradossi!
Al Secondo:
Che vuol dire, scusa, che «hai la tua coscienza e ti basta»? Che gli altri possono pensare di te e giudicar- ti come piace a loro, anche ingiustamente; che tu sei intanto sicuro e confortato di non aver fatto male. Non è così?
IL SECONDO. Mi pare!
DIEGO. Bravo! E chi te la dà, se non sono gli altri, co- desta sicurezza? Codesto conforto chi te lo dà?
IL SECONDO. Io stesso! La mia coscienza appunto! Oh bella!
DIEGO. Perché credi che gli altri, al tuo posto, se fosse loro capitato un caso come il tuo, avrebbero agito come te! Ecco perché, caro mio! E anche perché, fuo- ri dei casi concreti e particolari della vita... sí, ci sono certi principii astratti e generali, su cui possiamo es- sere tutti d’accordo (costa poco!). Intanto, guarda: se tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso e sostieni che