PONS Kurzkrimi Italienisch: L'incendio - Giovanni Garelli - E-Book

PONS Kurzkrimi Italienisch: L'incendio E-Book

Giovanni Garelli

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Beschreibung

Italienisch lernen mit mörderischen Kurzgeschichten - Spannende Kurzkrimis zum Sprachenlernen. - Schwierige Wörter werden extra erklärt. Für Fortgeschrittene (B1).

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Seitenzahl: 144

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L’INCENDIO

Mörderische Kurzkrimis

zum Italienischlernen

von Giovanni Garelli

PONS GmbH Stuttgart

PONSL’INCENDIO

Mörderische Kurzkrimis

zum Italienischlernen

von Giovanni Garelli

Alle in diesem Buch geschilderten Handlungen und Personen sind frei erfunden. Ähnlichkeiten mit lebenden oder verstorbenen Personen wären rein zufällig.

1. Auflage 2017

© PONS GmbH, Stuttgart 2017 Alle Rechte vorbehalten

PONS Online-Wörterbuch: www.pons.euE-Mail: [email protected]

Projektleitung: Francesca Giamboni Autor: Giovanni Garelli Redaktion: Francesca Giamboni, Beatrice Rovere-Fenati Einbandgestaltung: Anne Helbich, Stuttgart Logoentwurf: Erwin Poell, Heidelberg Logoüberarbeitung: Sabine Redlin, Ludwigsburg Layout: Petra Michel, Gestaltung & Typografie, Essen Satz: Datagroup Int. SRL, Timisoara

ISBN: 978-3-12-050119-0

EINIGE WORTE VORAB …

Sie lesen gerne Krimis und möchten etwas für Ihr Italienisch tun?

Mit diesen spannenden Kriminalgeschichten frischen Sie Ihr Italienisch auf. Die verwendete Sprache passt genau zu Ihrem Lernniveau, so dass Ihnen das Lesen ganz leicht fällt.

Die fett geschriebenen und nummerierten Wörter oder Ausdrücke zeigen, dass es hierzu Vokabelangaben gibt. Mit Klick auf ein fett geschriebenes und nummeriertes Wort öffnen Sie automatisch eine Fußnote mit der deutschen Übersetzung. Von hier können Sie zur Vokablelliste für das jeweilige Kapitel springen. Mit nochmaligem Klick auf das Wort in der Liste schließt sich diese wieder und Sie gelangen zurück zum Text.

Im Anhang können Sie nochmals alle Wörter und Ausdrücke in einer alphabetischen Wortliste nachschlagen.

Viel Spaß!

ÜBER DEN AUTOR

Giovanni Garelli

Giovanni Garelli lehrt seit 1994 Italienisch als Zweitsprache und ist an einem Sprachlehrinstitut zuständig für Didaktik. Er gibt Fortbildungskurse in Italien und im Ausland und ist als Berater und Autor für Verlage im Bereich Schulwesen und Essayistik tätig.

INHALTSVERZEICHNIS

1. CARNEVALE

2. L’UFFICIO CONDIVISO

3. VICENZA ORO

4. IL QUADRO

5. MMDM

6. L’ARCHITETTA

7. VAI COL LISCIO!

8. SEDUTO!

9. L’INCENDIO

10. CIN CIN!

11. SICUREZZA SUL LAVORO

FUSSNOTEN

WORTLISTE

1. CARNEVALE

Fa freddo. Un gran freddo. Ho i piedi congelati. C’è il sole, ma l’aria è freddissima. Ai bordi della strada c’ è ancora un po’ di neve. Gelata, dura, sporca. Com’ è triste la neve che rimane in città due settimane dopo l’ ultima nevicata… Viene allontanata dal centro delle strade e va a nascondersi accanto ai marciapiedi.

Più verso il centro della strada la neve si è trasformata in acqua, acqua sporca e a tratti congelata, in cui nuotano coriandoli1 dai mille colori.

Davanti a me una bambina si mette in punta di piedi2 per vedere la sfilata dei carri3 oltre la testa del bambino che le sta davanti. È sicuramente una fatina4. Sì, è vestita da fatina, si capisce dalle finte trecce5 bionde che escono dal cappello di lana e dalla lunga gonna azzurra. No, anzi, deve essere un vestito, uno di quelli che vendono anche negli ipermercati. Sono tutti azzurri, quei vestiti. Ma la parte sopra del vestito non si vede, dalla giacca a vento bianca esce solo, appunto, una gonna azzurra. Più che una fatina la povera bimba sembra un’ alpinista molto originale: cappello di lana, giacca a vento, guanti di lana, sciarpa e gonna azzurra. E una bacchetta magica6 dorata con una stella invece della piccozza7.

Per sua fortuna, la povera fatina oggi non è l’ unica ‘alpinista originale’. Accanto a me gioca con la neve sporca un ‘Pirata dei Caraibi’ con sciarpa, guanti da sci e scarponi. Un po’ più in là corrono una – credo – Minnie, uno Zorro e un Batman, anche loro coperti fino alle orecchie.

In effetti fa freddo, un gran freddo.

Questa cosa non la capirò mai… ma perché il Carnevale si festeggia d’ inverno? Come si fa a vestirsi, per esempio, da Biancaneve, da ape, da Adamo ed Eva, a due gradi sotto zero?

Penso queste cose, circondato da decine di piccoli alpinisti, mentre cerco di vedere Giulia sul carro della parrocchia8.

Lo chiamano il Carnevale dei bambini. Ogni parrocchia organizza un piccolo carro a tema e tutti i bambini della parrocchia, vestiti a tema, camminano di fianco al carro. Il tema della parrocchia di Giulia è l’ ecologia.

“Bang!”

Mi volto e vedo un microscopico cowboy con una pistola in mano ancora puntata contro di me9. Ha uno sguardo severo, ma indossa una sciarpa e dei guantini azzurri.

“Muori! Ti ho sparato10”. Sorrido e faccio finta di avere un grande dolore alla schiena. Sarebbe divertente ora tirare fuori la Beretta calibro 911 che ho sotto il giaccone e puntargliela contro. Ma forse non è il caso di rischiare il posto di lavoro per uno scherzo. Un ispettore di polizia che punta la pistola contro un bimbo di quattro anni, anche se vestito da cowboy, non fa proprio una bella figura. E poi ha la sciarpina azzurra. No, proprio non si può fare. Peccato12.

Il carro di Giulia non arriva. È il carro della parrocchia di San Rocco. Dopo che ci siamo separati13, Anna si è trasferita a San Rocco e ha iscritto Giulia al catechismo14. A Giulia l’ ambiente piace. Si diverte, dice. Meglio così.

“Bang!”

Il piccolo cowboy ha deciso che ho già vissuto troppo a lungo. E inutilmente. Forse ha ragione, dato che passo la domenica a congelarmi i piedi per cercare di essere il padre attento e partecipe che non sono. Per calmare i miei sensi di colpa15 nei confronti di Giulia.

“Bang!”

Adesso mi giro e gli sparo, giuro16!

Sembra ancora più determinato di prima. Non deve avere un carattere facile, il mio piccolo assassino17. Ci guardiamo intensamente negli occhi, quasi senza respirare, ma devo cedere18 io per primo.

Torno a guardare la sfilata. Questo gruppo dev’ essere di una parrocchia meno organizzata delle altre, davanti al carro dedicato all’ ecologia sfilano un sacco di persone, anche adulti mi sembra, ma non tutti sono “a tema”. Abbiamo un legionario romano, due imperatori cinesi o qualcosa del genere, un Berlusconi con un Barack Obama e un pagliaccio19. Beh, però il pagliaccio non è male. Dietro al pagliaccio arriva il carro della parrocchia di san Rocco.

Questa volta ci siamo! Cerco di arrivare in prima fila. Saluto con la mano, anche se Giulia non l’ ho ancora vista. Spero che mi veda lei. Ecco, un bidone di scorie radioattive20 mi saluta con la mano.

“Giulia! Giulia!”

Fatto. Mi ha visto. Sono a posto. Per oggi sono stato un bravo papà. Però quel pagliaccio è veramente fantastico!

La mia giornata da ‘bravo papà’ continua. Giulia adora mangiare giapponese e il nastro21 che porta senza sosta ciotoline colorate al nostro tavolo la diverte.

“Giulia, senti, nel tuo gruppo oggi alla sfilata c’ era anche un pagliaccio alto alto, vero?”

“Sì, è Marco.”

“Marco. E chi è questo Marco?”

“È un signore simpaticissimo e molto gentile. Vive in parrocchia, credo.”

“Vive in parrocchia?”

“Sì, dorme in una camera vicino a dove facciamo catechismo. È un amico di Don Mauro.”

“Ah ecco, ma tu lo conosci bene?”

“Sì, abbastanza, gioca sempre con noi, fa tutti i lavori, aggiusta22 le cose, cura il giardino, pulisce la chiesa…”

“E quel costume23 da pagliaccio? Come mai lui non era vestito a tema?”

“Boh24, non so, il costume è suo, ha detto che aveva un bel costume e voleva usare quello, e Don Mauro ha detto che andava bene così.”

“Ah, ecco, era un costume suo.”

“Scusa, ma perché mi fai tante domande su Marco? Lo conosci anche tu?”

“No, no, non lo conosco… È che mi ha colpito il suo costume, era bellissimo.”

“Sì, è vero, era il più bello di tutti.”

“Papà, non vieni su a salutare la mamma?”

“No, piccola, è tardi, salutala tu per me, e dille che sabato prossimo vengo a prenderti io al catechismo e poi andiamo al cinema.”

“Ok. Ciao, papi, ’notte.”

“’Notte, piccola.”

Ho freddo. Dovevo mangiare una bella zuppa calda, altro che pesce. Un parcheggio! Un parcheggio libero sotto casa! È mio! Purtroppo domattina alle sette devo già spostare la macchina…

Lo sapevo, non riesco a dormire. Ma perché mi lascio convincere ogni volta a mangiare la Tempura? Non lo digerisco25, io, il fritto, neanche quello giapponese, non c’ è niente da fare. Peccato, in fondo è stata una bella giornata, mi piace fare il ‘bravo papà’. Anche se la sfilata, che noia26… L’ unico costume interessante era quello del pagliaccio. Ecco, di nuovo il pagliaccio. Ma perché continuo a pensarci? Ha ragione Giulia, è strano.

Il pagliaccio! Il pagliaccio della banca!

Povero gatto, quando mi alzo dal letto così di colpo rischio sempre di farlo morire d’ infarto27. In banca! Ecco dove avevo già visto quel costume.

Va sempre a finire così: l’ unica volta in cui trovo un parcheggio sotto casa, devo spostare la macchina dopo neanche tre ore. Quando torno il posto non c’ è più, è matematico28.

“Ciao, Palumbo.”

“Commissario?! Ma cosa ci fa qui a quest’ ora?”

“Niente, è che ho mangiato giapponese e non riesco a dormire…”

“Glielo dico sempre, commissario, due spaghetti aglio e olio, altro che giapponese!”

“Palumbo, ascolta, qui in commissariato abbiamo ancora un videoregistratore VHS?”

“E cosa deve vedere, commissario? Il video del suo primo matrimonio29?”

“Lascia stare i miei matrimoni, ce l’ abbiamo o no?”

“Sì, sì, ce n’ è uno nella sala di sotto, ma bisogna collegarlo alla TV. Ma quella vecchia, commissario.”

“Sì, lo so, Palumbo… Io intanto scendo in archivio a cercare una cosa.”

“Ha bisogno di una mano30?”

“No, no, grazie, non ti preoccupare, se ho bisogno ti chiamo.”

1995, 94, 93, 92, 1991… 17 febbraio 1991, Banca Popolare di Novara, rapina a mano armata31. Registrazione video del sistema di videosorveglianza32. Eccola.

“Palumbo! Palumbo, ma tu lo sai come cavolo funziona questo videoregistratore?”

“Sì, commissario, vengo subito. Gliel’ avevo detto io, che non era facile. Bisogna regolare qui. Ecco, così si vede. Eh? Ma cos’ è? Un pagliaccio?”

“Sì, un pagliaccio con una pistola in mano… ma non spara acqua, guarda.”

“Ma… cosa fa il pagliaccio? Gli spara?”

“Sì, e senza nessuna ragione. Aveva già preso i soldi, stava uscendo senza problemi.”

“Ma l’ hanno poi preso?”

“No, non ancora.”

“Buongiorno, cerca Don Mauro? In questo momento sta dicendo messa33.”

“No, veramente io cercavo un certo signor Marco.”

“Marco? Sono io. Marco Righi. Cosa posso…”

“Salve, commissario Pasini della squadra omicidi34.”

“Omicidi? E chi è morto?”

“Nessuno. Cioè, qualcuno è morto, ma 25 anni fa.”

“25 anni fa, non capisco.”

“Signor Righi, senta… Lei ha un costume da pagliaccio?”

“Sì…”

“Posso vederlo?”

“Certo, mi segua. Ecco, questa è la mia stanza. Don Mauro mi lascia dormire qui e io in cambio gli faccio un po’ di lavoretti35 in parrocchia. Ecco, questo è il costume.”

“L’ ha fatto lei?”

“Sì, mi piace fare costumi. Per la sfilata di domenica li ho preparati quasi tutti io.”

“Senta, Righi, facciamo così: quello è un registratore VHS vero?”

“Sì, me lo ha regalato una signora che viene sempre in chiesa. Sa, oggi le videocassette non le usa più nessuno.”

“Vero, ma io sì. Posso farle vedere una cosa?”

“Certo, faccia pure. Ma non capisco…”

“Non si preoccupi. Fra poco capirà. Allora? Cosa ne dice? La qualità del video non è ottima, ma il costume si vede bene, non trova? Cosa fa, non parla?”

“Cosa vuole che le dica… Dopo 25 anni non ci pensavo più.”

“Martina, si chiama Martina la figlia dell’ impiegato della Banca Popolare di Novara che lei ha ammazzato36. Anche lei vorrebbe non pensarci più, ma non ci riesce37. Aveva dieci anni, adesso ne ha 35. Ma ci pensa, ci pensa sempre.”

“Posso prendere un po’ delle mie cose?”

“Sì, ma facciamo in fretta. Ah, questo è il mandato di arresto38. Lo vuole leggere?”

“No, grazie, commissario, non è necessario.”

“Ma si può sapere cos’ hai oggi, Giulia? Perché non parli? Ce l’ hai con me39?”

“Sei cattivo!”

“Perché sono cattivo?”

“Hanno arrestato Marco. E tutti dicono che sei stato tu!”

“Ah, Marco… Sì, è vero, sono stato io. Ma sono un poliziotto, lo sai, arrestare la gente fa parte del mio lavoro.”

“Anche arrestare la gente che non ha fatto niente?”

“Giulia, Marco non è uno ‘che non ha fatto niente’, è un assassino. 25 anni fa ha ucciso un uomo, un papà, un papà che aveva una bambina della tua stessa età.”

“Non è vero!”

“Sì che è vero, c’ è anche un video. E poi, ha confessato40.”

“Per te sono tutti assassini! Marco è l’uomo più buono del mondo!”

“Piccola, forse hai ragione, forse oggi è buono, ma in passato non lo era. E non possiamo fare finta di niente41: ha fatto stare male delle persone, molto male.”

“No! Non è possibile, Marco non farebbe mai male a nessuno! E adesso portami a casa!”

“Ma, Giulia, il film?”

“No, voglio andare a casa!”

“Amore, la gente può essere diversa da come sembra.”

“Lasciami stare42!”

‘Per te sono tutti assassini’. Ha ragione, questo maledetto lavoro ti cambia la testa: non ci sono più ingegneri, insegnanti, bancari. Ci sono solo, vittime, assassini, testimoni43, complici44.

‘L’ uomo più buono del mondo’. Eh, sì, proprio buono, anzi buonissimo.

“Don Mauro? Avrei bisogno di parlarle.”

“Prego, mi dica.”

“Non qui… Non c’ è un posto più tranquillo?”

“Più tranquillo di una chiesa?”

“Senza gente, intendo45.”

“Venga. Allora, di cosa voleva parlare?”

“Mi chiamo Pasini, squadra omicidi.”

“Ah, ho capito, lei è il poliziotto che ha arrestato Marco, vero?”

“Sì, sono io”

“Guardi, lei può avere tutte le prove46 del mondo, ma Marco è innocente47, ne sono sicuro.”

“E come fa ad essere così sicuro?”

“Perché io conosco le persone, è il mio lavoro.”

“Anche il mio.”

“Ma forse io le conosco da un punto di vista diverso. Io conosco la loro anima. E quella di Marco è speciale.”

“Don Mauro, ascolti, io non sono qui per sapere com’ è l’anima del signor Righi. Io ho bisogno di sapere quando è venuto qui da lei per la prima volta.”

“È arrivato tre anni fa, in settembre, e in questi tre anni si è fatto voler bene da tutti.”

“E prima? Lei cosa sa che cosa ha fatto prima?”

“Prima? Non lo so. Non gli ho mai chiesto nulla. Aveva bisogno di un letto e io gliel’ ho dato. È lei che per lavoro fa domande, non io.”

‘L’ uomo più buono del mondo’, ‘un’ anima speciale’ …

Questo è un assassino, un pazzo che si diverte anche a salutare la telecamera mentre ammazza senza motivo un povero impiegato… Ciao ciao, vi faccio ciao ciao con la manina…

La manina… la manin… Merda48!

“Ciao, Palumbo, io vado in archivio, tu intanto accendi il videoregistratore, per favore.”

“Commissario, ma è diventata un’ abitudine? Alle due di notte lei viene voglia di vedere i film d’ epoca…”

“Sì, sì, poi ti spiego…”

“Vedi Palumbo, il pagliaccio fa ciao con la mano verso la telecamera.”

“Sì, lo vedo, commissario. E allora?”

“La mano, guardala bene: l’ anulare49 è più corto. Ha un pezzo di dito in meno.”

“È vero! E Marco Righi ha una mano così?”

“No, non ce l’ ha. E io sono un cretino50.”

“Don Mauro, una parola… Noi due soli.”

“Certo, andiamo di là. Mi dica commissario, ha notizie di Marco?”

“Sì, sì, Marco sta bene. Ma vorrei chiederle un’ altra cosa: lei offre spesso un letto a gente che non sa dove andare, vero?”

“Sì, cioè, Gesù. La chiesa è casa sua.”

“Certo. Ecco, allora, tra questi ospiti ‘di Gesù’, ce n’ è mai stato uno con un dito della mano destra senza una falange51?”

“Sì, certo, Antonio. È arrivato qui l’ estate scorsa, in pantaloncini, maglietta e tre valigie. Dormiva in camera con Marco. Poi un giorno, poco dopo Natale, è sparito senza dire nulla. Ha anche lasciato tutta la roba con cui era arrivato.”

“Grazie, Don Mauro, forse aveva ragione.”

“Su cosa?”

“Sull’anima.”

“Buonasera, commissario.”

“Buonasera, Righi, allora, come va? La trattano bene qui?”

“Sì, commissario, mi trattano bene, non si preoccupi.”

“Senti, Marco, posso darti del tu?”

“Certo, faccia pure.”

“Perché hai confessato?”

“E che cosa dovevo fare?”

“Perché hai confessato il falso52?”

“Il falso? In che senso?”

“Marco, tu hai un fratello vero?”

“Un fratello? Sì, sì, ho un fratello di otto anni più giovane, ma non lo vedo da anni. Ma cosa c’ entra?”

“Ecco, vedi, continui a mentire53. Anche questo è falso. Non lo vedi solo da due mesi, da Natale, vero?”

“Sì, è vero, e allora?”

“E allora continui a proteggerlo54. È sempre stato così, vero? Tu il fratellone buono, lui il ragazzo strano, problematico, il drogato55…”

“Da ragazzi siamo rimasti soli. Nostra madre è morta quando Antonio aveva 14 anni. Nostro padre non l’ abbiamo praticamente mai visto. Antonio è sempre stato un ragazzo con dei problemi. Frequentava brutta gente. Poi è andato a vivere in Spagna, non ci siamo visti per anni. Un giorno è arrivato da Don Mauro, in parrocchia… Aveva saputo che vivevo lì. È stato con noi per un paio di mesi. Poi un giorno è sparito56 di nuovo, lasciando tutte le sue cose.”

“E anche il costume da pagliaccio…”

“Sì… Io non sapevo nulla della rapina alla Popolare di Novara. Sapevo che aveva fatto un sacco di cose stupide. Ma uccidere, non credevo…”

“Ma perché sei voluto andare in galera57 al posto suo?”

“Perché… Perché… Non lo so.”

“Forse lo sa Don Mauro.”