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Dodicimila donne furono violentate durante la guerra del 39-45 nel sud Italia...Padri, fratelli, vicini, preti e estranei furono selvaggiamente assassinati per aver tentato di intervenire.Il Senato italiano nel 1990, dopo un'indagine che ha coinvolto ritardi senatoriali e politici, ha concluso che queste tragedie erano reali. Tuttavia, per tutte queste donne non è mai stato riconosciuto lo status di vittime e nessuna sanzione è mai stata inflitta ai colpevoli, per quanto ben individuati. Questo libro racconta la rabbia e, in un certo senso, la ricerca di giustizia per tutti coloro che non ne hanno avuto l'opportunità... Ma alcune donne si sono vendicate... Ancora oggi, quando si raccontano questi momenti dolorosi, la stessa rabbia continua a risuonare nella memoria di chi ha assistito a questa infamia e ha tramandato questa storia. Sembra che stuprare le donne in tempo di guerra sia stato una cosa naturale!
CIRCA L'AUTORE
Claudio Leonardi vive in Francia dall'età di 3 anni e ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità. Da maestro a consigliere generale della Val de Marne, ha attraversato anche il mondo degli affari. Dopo un primo libro autobiografico, torna con un romanzo sulle atrocità vissute da molte donne nella sua regione natale.
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Seitenzahl: 192
Veröffentlichungsjahr: 2023
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Claudio Leonardi
Tradotto dal francese da Silvia Rossi
Senza rumore,
impossibile addormentarsi
Romanzo
© Lys Bleu Éditions – Claudio Leonardi
ISBN : 979-10-377-8867-2
Le code de la propriété intellectuelle n’autorisant aux termes des paragraphes 2 et 3 de l’article L.122-5, d’une part, que les copies ou reproductions strictement réservées à l’usage privé du copiste et non destinées à une utilisation collective et, d’autre part, sous réserve du nom de l’auteur et de la source, que les analyses et les courtes citations justifiées par le caractère critique, polémique, pédagogique, scientifique ou d’information, toute représentation ou reproduction intégrale ou partielle, faite sans le consentement de l’auteur ou de ses ayants droit ou ayants cause, est illicite (article L.122-4). Cette représentation ou reproduction, par quelque procédé que ce soit, constituerait donc une contrefaçon sanctionnée par les articles L.335-2 et suivants du Code de la propriété intellectuelle.
À la mémoire de mon frère Alberto et de ma sœur Maria.
Pour ma sœur Anne Marie et son indéfectible amour.
À mes enfants Julien, Lisa, Raphaël, Matteo et Dante.
À mes petits-enfants Milo et Nine
In ricordo di mio fratello Alberto e di mia sorella Maria.
Per mia sorella Anne Marie e il suo amore inesauribile.
Ai miei figli Julien, Lisa, Raphaël, Matteo e Dante.
Ai miei nipoti Milo e Nine
A mia madre
La plus belle des ruses du diable est de vous persuader qu'il n’existe pas...
Il miglior trucco del diavolo è convincerti che non esiste...
Charles Baudelaire
Celui qui désespère des événements est un lâche, mais celui qui espère en la condition humaine est un fou. Aujourd’hui, ma mère est morte. Ou peut-être hier !
Chi si dispera per gli eventi è un codardo, ma chi nutre speranza nella condizione umana è uno stolto. Oggi mia madre è morta. O forse ieri!
Albert Camus
J'ai cessé de chercher à toujours avoir raison et je me suis rendu compte de toutes les fois où je me suis trompé. Aujourd'hui, j'ai découvert l'Humilité.
Ho smesso di cercare di avere sempre ragione e mi sono reso conto di tutte le volte in cui ho commesso errori. Oggi ho scoperto l'umiltà.
Charlie Chaplin
Peut-être la suprême vertu, en notre siècle, serait-elle de regarder en face l’inhumanité sans perdre la foi dans les hommes.
Forse la virtù suprema, nel nostro secolo, è affrontare la disumanità senza perdere la fiducia negli uomini.
Raymond Aron
*
Filomena Vitori: sorella di Carme. Madre di Livia e GuidoCarme Vitori: sorella di Filomena.
Antonia Meravia: la Contessa.
Narebski: soldato polacco, guardiano dell'orso.
Eugenia: moglie del contadino
Gaetano e Maria: i genitori di Filomena e Carme.
Luigi: l'uomo fidato della Contessa Antonia.
Peppino: impiegato della funicolare e tuttofare e informatore della contessa.
Giacomo Petri: capo Fuciliere di Cassino e intimo amico della Contessa.
Padre Paolo: parroco principale di Cassino e amico della Contessa.
Ernestina: la cameriera della contessa.
Oreste Vecchio: il paesano di Sant'Elia che scopre Carme ferita nella chiesa.
Angelina: cuoco della Contessa.
Gabriella Gozzi: amica d'infanzia della Contessa Antonia.
Dodogne Prizzi: di Sant-Elia, che indaga con Giacomo Virorio
Angelo: amico d'infanzia di Dodogne gestisce con la madre il ristorante "La Cantina".
Rosetta: madre di Angelo, titolare del ristorante "La Cantina".
Primo: cattivo ragazzo, famigerato fascista.
Miloud: goumier, che aiuterà Giacomo e Dodogne a risolvere le indagini.
Marino Fardelli: comandante dei Carabinieri di Cassino.
Meska: ufficiale Goumier dietro lo stupro di Carme.
Padre Giovanni: parroco di Sant'Elia.
Valentina: l'investigatrice occasionale di Giacomo.
Aurelio: sovrintendente della pensione Bergamasca, diventa confidente di Gabriella.
Silvana, Paola, Giulia,
Alessia, Fiona: gruppo di donne aiutate dalla Contessa e Gabriella.
Agostina e Chiara: giovani orfane accolte da Gabriella.
Carmine: imbonitore, rigattiere alle prime armi.
"La Mamma": così detta, creatrice di angeli.
Lucia: la cuoca di Gabriella.
Elisa: la governante di Gabriella.
Renato: il pescatore più anziano della baia, molto vicino a Gabriella.
Maurizio: figlio di Renato e pescatore come suo padre.
Annuziata: la nonna di Alessia.
Stefania: la madre di Alessia.
Casabianca: il medico di Gabriella che cura Carme.
Ibrahim Alaoui: goumier complice dello stupro.
Youssef Ait: goumier complice dello stupro.
Loumis Benani: soldato goumier.
Alessandro Merlot: commissario di Polizia del quartiere spagnolo.
Carlo Petini: sovrintendente della Questura del quartiere spagnolo.
Usman e Idrissi: goumiers complice dello stupro.
Fausto Damazio: nipote del commissario Merlot.
Tourbino: ispettore del Commissario Merlot.
Roubio: collaboratore dalla prima ora.
Franscesca e Claudia:le mamme di Lucas e Benedetto che hanno consegnato i messaggi ai soldati.
Maurizio Valenzy: politico e combattente della resistenza.Antonio, Mario
Ed Erminio: i fratelli di Filomena
Il paese di Esperia è uno di quei borghi che porta con sé tutti i simboli di un'Italia ferita, di un'Italia martoriata ma anche di un'Italia della resilienza…
Esperia testimonia lo gnominio che è la guerra e chi dietro di essa si nasconde per soddisfare i propri istinti più bassi.
Attraverso una storia che sembra romanzata, questo libro porta la sofferenza di migliaia di donne.
Sindaco di Esperia Giuseppe Villani
Stato mentale
Mi sarebbe piaciuto saper scrivere, saper mescolare le parole come fanno i veri scrittori, intrecciarle per suscitare entusiasmo.
Infastidire i ricordi, risvegliare i desideri, aumentare le ambizioni o offrire più umilmente un momento di relax...
Il potere delle parole è affascinante. Attraggono, interrogano, si abbinano bene, ammaliano. Danno origine a storie abbaglianti e tutti ne abbiamo un ricordo incantevole!
Navigare in questo mare dell'immaginario è una questione di acrobazie e molte persone finiscono per perdersi.
Il genio di tali narratori che riescono in questa alchimia, in questa fusione, strega i lettori di tutte le età.
Come una lenta infusione, riscaldano le ambizioni, risuonano il trambusto dei sogni ad occhi aperti e l'esaltazione degli appetiti sopiti fino al punto di turbare l'inconscio.
Aiutano a vivere, ad aprire gli occhi ogni mattina pensando che non tutto è perduto.
Queste storie che ci guidano, rivitalizzano i legami imperiosi con l'esistenza di un universo di possibilità, come queste palle da discoteca che diffondono mille schegge di lucentezza che inonda ciascuna delle nostre cellule.
Lo shock travolge i nostri sensi, la preoccupazione ci fa paura, le lacrime ci sorprendono, ma l'ebbrezza della lettura ci fa venire voglia di scrivere.
Sono i lettori nella loro molteplicità che conferiscono a un libro il suo interesse?
Se dobbiamo credere alle numerose e contraddittorie critiche a qualsiasi opera, appare evidente che una storia viene valutata sulla base delle esperienze e delle aspettative.
Per me è solo cercare di curare i miei disturbi!
Uno degli aspetti più dolorosi del raggiungimento dell’età adulta è la perdita dei propri cari.
Benché consapevoli che essi non possano accompagnarci fino alla fine della strada, la ferita non si rimargina mai del tutto.
Una volta scomparsa, mi sono reso conto di quante opportunità avessi perso di parlare con mia madre.
Una vita adulta iniziata troppo in fretta, la voglia di uscire velocemente da un'infanzia caotica e la rabbia per un’esistenza solitaria mi ha fatto abbandonare l'essenziale.
Non resta che la parola scritta per riesumare questo dialogo improbabile e congelarlo nella memoria dei momenti perduti.
Scriviamo sempre con l'inchiostro del dolore!
Tutti i miei ringraziamenti a Claudia Azzoli senza la quale questo libro non sarebbe...
Guido non aveva ancora quarant'anni quando sua madre "Filo" come lui l'aveva ribattezzata, scomparve... Ma quando ne parlava ai figli, per loro, era sempre e solo la Nonnina, Filomena instancabilmente per tutte le richieste amministrative e le volte in cui le era stato chiesto di dichiarare la sua affiliazione come durante i controlli di polizia.
Per lui, da quanto ricordava, addormentarsi era sempre stata una vera lotta.
Alla fine, dopo aver lottato a lungo, questa volta Guido si era lasciato trasportare dal sonno senza troppa resistenza, pensò.
Era sicuramente una caverna! Uno di quei posti dove si rifugiavano i nostri padri e nonni per proteggersi dai bombardamenti o dagli invasori. Tuttavia, nessun suono filtrava dalla parte superiore della superficie.
Immaginando di essere sotto terra, non percepiva però né scosse né vibrazioni che potessero sostenere la sua ipotesi.
Dedusse quindi che non c’era la guerra, niente sussulti, nemmeno un minimo balbettio di luce.
Tuttavia decise di considerare definitivamente quel luogo come un nascondiglio sotterraneo.
Dopo un lungo momento di esitazione, quel posto gli restituì impressioni enigmatiche, difficili da verbalizzare perché opprimenti e nebulose. Alcune zone erano scarsamente illuminate, impedendogli di scorgere una qualche fonte di luce o di energia.
Eppure doveva essercene una, il chiarore scintillava come se fosse ricoperto di cristalli.
A volte sembrava avvolto nella nebbia, uno splendore ultraterreno che proiettava ombre ancora più scure. La visibilità non era quella del pieno giorno, no, piuttosto una luce di luna piena, con quella illuminazione dolce e rassicurante di cui è madre la notte.
Perché vedeva raggi di luna dove non potevano esistere?... Probabilmente a causa della sua immaginazione, come qualcosa di magico. Ma a che scopo?
Incontrò tante persone senza che nessuno gli parlasse e senza che lui stesso pensasse mai di interrogarle, chiedendo loro dove si trovasse e cosa fosse quel posto. Poi uno sbuffo di polvere gli cadde addosso e nascose gli individui che era certo di aver incrociato e forse anche riconosciuto ma che erano divenuti spettri trasparenti.
Avevano preso la forma di scheletri che sembravano animati da fili, con mani ossute dalle dita sottili e facce cadaveriche che, malgrado tutto, sorridevano ancora. Le loro braccia e le loro gambe rimanevano invisibili.
Ombre più grigie che nere, come se una sorta di alone filtrasse ogni esplosione di luce, una sorta di radiografia completa di quel rifugio.
Questa "quasi" città sembrava essere stata organizzata per ospitare una moltitudine di persone di cui, vagando, man mano si accorse.
Disposte nella roccia o in pareti giallo sabbia, delle alcove evocavano logge in cui dormire. In ogni caso, erano molto simili.
Entrò in quesl sogno come si penetra in una grotta, o in una caverna, un tunnel di vita i cui segmenti prendevano forma a poco a poco. La prospettiva che potesse cadere in un baratro lo terrorizzò per un momento: un abisso che significava l'annientamento per tutti coloro che vi si precipitavano dentro.
Quella visione gli parve spaventosa . Fu in quel momento che gli prese la mano: Filo gli era appena apparsa incerta, come un riflesso che a poco a poco prendeva forma mentre lo rassicurava, facendo scomparire ogni preoccupazione dalla sua mente e perfino dal suo corpo.
Sorrideva come sempre, il suo viso era addolcito e i suoi occhi sembravano più luminosi.
Fiducioso, il ragazzino che era ancora in lui poteva addormentarsi senza paura, cullato dai suoi ricordi d'infanzia dove sua madre, con la voce dolce , gli leggeva le sue storie preferite che erano sempre le stesse, le sue labbra fresche le sfioravano la fronte per capire se avesse la febbre.
Lei, che lo accudiva con una tenera premura, gli spazzolava i capelli tutte le mattine e soprattutto, prima che uscisse per andare a scuola, controllava sempre che nulla potesse rivelare le difficoltà che c’erano in casa.
Il suo profumo era dolce o pepato, dirà spesso di non aver mai saputo distinguere la differenza. Per lui aveva sempre l'odore dei fiori bianchi, purissimo, come quello del narciso, ammesso che ad un profumo si potesse attribuire un colore.
Tutti i ragazzini crescono e diventano uomini, è vero per la maggior parte di loro.
Per Guido c'è stato tutto un periodo della sua vita che lo tratteneva tra i colori dell'infanzia dove i giochi e gli amichetti avevano assunto una dimensione importantissima. Non era sicuro di essere felice, ma niente gli diceva che non lo era... al contrario.Sua moglie, i suoi figli, tutto aveva le sembianze di un'esistenza felice.
“Nessuno rende felice qualcun altro, non è responsabilità altrui. Sta a ciascuno di noi apprezzare la propria felicità.”
Così quando c'è interazione tra l'attuazione di una sinergia e la costruzione della felicità comune, può succedere che si formino dei punti di squilibrio. Aveva navigato spensierato su questo mare a volte tempestoso di una vita che pensava dominare interamente.
- « Mamma, ho sognato che mi leggevi delle storie per addormentarmi, ma non sapevi leggere ! »
- Il mio primo nipote mi ha fatto questo regalo quando me ne sono andata.
Molte volte Guido e sua sorella Livia avevano immaginato di insegnare a leggere alla madre e addirittura pianificato addirittura di farle prendere la patente. Il tempo, ma più sicuramente la volontà erano mancati a entrambi, ed era proprio suo nipote che le aveva promesso di insegnarle a leggere non appena lui stesso ne fosse stato in grado...
Gli aveva appena fatto una domanda:
- Che ci fai qui ?
La fissò perplesso e leggermente ansioso, come se gli sembrasse trasformata. I suoi occhi si riempirono di lacrime, percepì che il suo dolore si era rapidamente placato. Il viso di Guido si era teso come sopraffatto dal dolore davanti a questa realtà incerta, sentiva il vento forte ancora più freddo del solito invaderlo, non pioveva, eppure l'acqua gli gocciolava sulle guance.
Riconobbe la sua pelle bianca e liscia, retaggio della sua vita in campagna, lontano dalle città inquinate. Sui suoi capelli scorrevano rari raggi di luce, aveva dei bei lineamenti che non segnavano più alcuna inquietudine né alcun tormento, come se i suoi pensieri si disegnassero nella sua espressione.
Era raggiante, conteneva a malapena la sua gioia, era troppo tardi per evitare o dare un'altra interpretazione al regalo che gli aveva appena fatto. Così la prese tra le braccia e l'abbracciò molto forte, approfittando di questo abbraccio per asciugare le lacrime che le rigavano la spalla. Non gli era più permesso alcun dubbio, era proprio un sogno e Guido stava sognando sua madre, scomparsa qualche settimana prima.
- Cos'è questo posto, cosa ci fai qui ?
- Sono a casa, sei tu che sei venuto a farmi visita!
La sua osservazione confuse l'amato figlio ed ebbe l'effetto di annebbiare la nitidezza delle immagini che gli apparivano e del dialogo che avevano intrapreso. Stupito, gli era tornata in mente una delle tante discussioni che aveva avuto di tanto in tanto con sua sorella minore sui segni che ci mandano i sogni.
Livia era sempre stata un po' una strega! Con lei era impossibile aggrapparsi alle certezze senza che venissero messe in discussione dai “segni”, il modo in cui chiamava il caso che interviene lungo i sentieri della vita. Aveva la tendenza a credere all'intervento della provvidenza nei fatti più insignificanti. Guido, aveva una mente razionale, era impossibile essere più cartesiano di lui, e questo lo spingeva ogni volta a manifestare le sue contrarietà che inevitabilmente provocavano scontri verbali che il più delle volte sfociavano in urla.
Imbevuto del più vivo amore fraterno, Guido si muoveva con molta cautela, prima di proporre alla sua sorellina altre interpretazioni...
Ammetteva di buon grado che i sogni fungessero da indicatori di desideri inconsci talvolta aggrappati alle prove della vita, ma non acconsentì mai ad ammettere quello in cui lei credeva e cioè che talvolta i sogni potessero essere premonitori del verificarsi di una morte imminente o di un evento grave.
Voleva solo riconoscerle un'attitudine a un'intuizione cosiddetta femminile più forte anche se, da parte sua, non aveva mai pensato che potesse essere più femminile che maschile.
Questi confronti sul significato esoterico dei sogni avevano spesso come fonte particolari sensazioni. Sta di fatto che avevano preso l'abitudine di raccontarsi i propri sogni, Livia per dimostrare ancora una volta l'evidenza di un fenomeno soprannaturale, e lui per riaffermare il legame tra la necessità di trovare risposte rassicuranti alla sconcertante scomparsa di una persona cara nei messaggi onirici.
Perché in quel preciso momento era la natura del prossimo confronto verbale che inevitabilmente avrebbe avuto con la sua sorella strega, che lo preoccupava?
Quando sua madre gli aveva appena chiesto perché era andato a trovarla !
Preso alla sprovvista, la sua risposta come sua domanda sconvolse i suoi pensieri e in quel momento si vide proiettato nella memoria del giorno prima della sua morte in ospedale.
- Mamma, non avevo capito che te ne stavi andando, ero certo che il peggio fosse passato, quando ti ho vista passare dal letto alla poltrona della tua camera da letto, mi sono detto: "Vivrà" . Avevi un bel viso, avevi ripreso forza. Ma è stata la gioia di baciare tuo nipote che era tornato a casa dall'Inghilterra per stare con te che ti aveva permesso quello slancio, non capivo! Non avevo capito!
- Riposa figlio mio, abbiamo tutto il tempo, torna in te.
Malgrado l'invito di Filo a tranquillizzarsi, Guido lottava per restare in contatto, non voleva spezzare il filo di questo dialogo, aveva tante domande che non aveva mai osato porre.
Raccolte nella sua memoria, tutte le occasioni che non aveva colto, il ridicolo pudore che gli aveva impedito di porsi domande su ciò che non conosceva ma sapeva essere accaduto.
Lo percepiva da molto tempo, sapeva in modo confuso che c'era in sua madreanche un'altra donna.
Nonostante il suo desiderio di approfondire la storia materna, proprio in quel momento era arrabbiato con se stesso per aver agito con così tanto compiacimento su una storia che sapeva essere dolorosa sul suo passato in Italia.
Rimasta orfana dopo aver perso prematuramente i genitori durante i bombardamenti di Cassino, aveva accettato la proposta delle autorità italiane di trasferirla in Calabria.
Guido stava lottando per ritrovare il calore e la benevolenza di sua madre, per mantenere questa connessione che lo legava alla vita che lei gli aveva appena restituito.
- No, non voglio, parlami...
- Addormentati, abbiamo tutto il tempo...
Non siamo mai abbastanza attenti a coloro che amiamo, le abitudini uccidono le domande, la sensazione di onnipotenza offusca i nostri sensi e immaginiamo, per comodità, che tutto vada bene.
Quando la morte viene a dirci che è troppo tardi, capiamo quanto fossero infantili le ragioni che ci hanno resi ciechi di fronte alle evidenze che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi.
Si tuffò nuovamente in quel sonno che la teneva in vita per dirle quanto avesse ancora bisogno di lei e senza dubbio questo era il motivo per cui si trovava in quell’ improbabile universo...
Vedendolo tornare al suo primo sonno, Filomena stava cercando di capire come dirgli quello che aveva capito.
"Sono contenta che tu sia venuto," si disse, fece una pausa, insicura su come procedere, si schiarì la voce e poi continuò: " Sei rimasto lo stesso, sono felice di rivederti." Guido, poiché sei venuto da me, ci sono certe cose che devo rivelarti e che riferirai a tua sorella. So di non essere stata sempre una madre premurosa e abbastanza affettuosa con te quando eri piccolo, eppure non dubitare mai che ti ho amato e protetto con tutte le mie forze. Il mio duro lavoro dalle magliaie fino a tarda notte mi ha spesso costretto a lasciare te e tua sorella da soli. Ma ora sono qui e non vado da nessuna parte. Sono felice di poterti parlare e dirti questo pesante segreto della mia giovinezza. Gli avrebbe confidato i fallimenti, i momenti che riteneva possibile rivelare, quelli che aveva taciuto per tutta la vita.
Sentì che Guido tornava a mettersi in contatto...
- La tua presenza mi permette di dirti tutte queste cose che fanno di te e tua sorella quel che siete!
- Di cosa vuoi parlare?
- Non ti tormentare, avevo paura di dirvelo mentre ero viva... Beh, volevo solo proteggervi! Hai un'anima generosa e gioiosa e questo mi rende felice, ho avuto la possibilità di conoscere tutti i miei nipoti e rimango viva in ognuno di loro.
- Non capisco cosa stai cercando di dirmi, sii più chiara. E cos’è che non avrebbe fatto differenza? E ancora una volta, di cosa stai parlando ?
- I segreti di famiglia sono un veleno di cui non conoscevo la nocività. Ignara di queste terapie che curano i mali della mente, ho sempre creduto che non dire nulla sarebbe stato senza conseguenza poiché era per proteggervi...
- Filo aveva pronunciato quelle parole "segreto di famiglia" come si lancia una granata deflagrante.
Guido, con gli occhi quasi fuori dalle orbite, non riusciva a credere alle sue orecchie : un segreto di famiglia ? Ma quale segreto ? Come poteva conoscere le devastazioni causate dai silenzi e dalla sepoltura di una verità che si nasconde senza mai riuscire a giungervi davvero.
Un segreto di famiglia! Si trattava di una morte che era stata nascosta o, cosa ancora più inquietante per lui e per sua sorella, la rivelazione di un'adozione ? No! impossibile...
Per fortuna, come per rassicurarsi, certi segreti non sono più così dannosi di questi tempi, se sua madre voleva parlare di madri nubili o di figli adulterini, tutto ciò non lo faceva più tremare. Ma in fondo sapeva già che non si trattava di quello.
Così pensò più in fretta che poteva per non uscire da quel sogno che gli prometteva importanti rivelazioni. Sapeva che il segreto di famiglia è il più delle volte basato sul divieto e sulla paura.
- Di cosa avrebbe avuto paura sua madre ? E come per rassicurarsi ancora una volta:
" Quale famiglia non ha il suo segreto ? "
Sapeva, lui che aveva avuto la possibilità di studiare, che i segreti potevano essere devastanti. Ognuno ha il diritto di sapere cosa tocca le radici della propria famiglia, ma era consapevole che il portare alla luce una storia a lungo nascosta andava gestito con cura.
Ma in questa cripta della verità che cominciava a prendere forma tutto intorno a lui, con abbondanti mitologie materne, non aveva più scelta, sua madre lo aveva chiamato a partorire una vita che non avrebbe mai potuto immaginare.
Come rompere l'omertà senza fare troppi danni ?
Era troppo tardi per fare marcia indietro, Filo non c'era più. Guido era venuto da lei per farsi raccontare di sua madre, quella che ancora non conosceva ma che avrebbe continuato ad amare e di questo Filomena ne era convinta. Spesso, atteggiamenti bizzarri, assenze, paure irrazionali comparivano inaspettatamente come a suggerire cose senza che venissero mai rivelate.
Guido l'aveva notato più volte, se ne era anche preoccupato. Si era costruito su questa forza evidente come un'aureola che traspariva nella madre, già da bambino sentiva il suo sguardo protettivo che diceva: " Va, non ti può succedere niente, io ti guardo. " Era cresciuto attingendo a ciò che era più misterioso in lei e ciò che considerava irremovibile. Filomena aveva mostrato per tutta la vita una volontà di ferro accampata sulla ragione di ciò che l'aveva fatta agire…
La famiglia era composta da quattro figlie, ma le gemelle non erano sopravvissute. Durante questi anni di guerra, senza le necessarie vaccinazioni contro la malaria, erano state uccise dal morbo una dopo l'altra, a tre mesi di distanza.
Quindi, naturalmente, i legami familiari si erano stretti soprattutto tra le due sorelle rimaste che dovevano aver a che fare con i tre fratelli maschi della famiglia.
Erano quasi gemelle, quindici mesi le separavano, ma nulla faceva pensare che potessero essere sorelle... Pur essendo della stessa statura con punti vita ben marcati, mostravano il fascino e la bellezza più opposti, che le differenziavano e allo stesso tempo le univano in un duo esplosivo.