The Loneliness of the Spider - D'angelo Enrico - E-Book

The Loneliness of the Spider E-Book

D'angelo Enrico

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  • Herausgeber: Tektime
  • Kategorie: Krimi
  • Sprache: Englisch
  • Veröffentlichungsjahr: 2023
Beschreibung

The young Bruno Mulas is found dead in the street, a few meters from the apartment he shared with his friend Gavino. Several posts on Facebook seem to point to a suicide, but Gavino does not think so. Bruno's parents are bewildered, his friends seem to be entrenched in silence. The case becomes an obsession for the protagonist, the crime journalist Nereo Carta, who remains entangled in a network of relationships in which no one is what they seem. The story, structured as a mystery-noir, deals with themes and topics related to the cosmos of young people. Suicide, for example, to which the protagonist dedicates extensive reflections, as well as mental illness and existential distress because of the inability to find a position and meaning in one's life.

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Ähnliche


Lo Scricciolo

Ali del West: Libro Uno

Kristy McCaffrey

Traduzione diRosa Losacco

Indice

Elogi per la serie Ali del West

1. Capitolo Uno

2. Capitolo Due

3. Capitolo Tre

4. Capitolo Quattro

5. Capitolo Cinque

6. Capitolo Sei

7. Capitolo Sette

8. Capitolo Otto

9. Capitolo Nove

10. Capitolo Dieci

11. Capitolo Undici

12. Capitolo Dodici

13. Capitolo Tredici

14. Capitolo Quattordici

15. Capitolo Quindici

16. Capitolo Sedici

17. Capitolo Diciassette

18. Capitolo Diciotto

19. Capitolo Diciannove

20. Capitolo Venti

21. Capitolo Ventuno

22. Capitolo Ventidue

23. Capitolo Ventitré

24. Capitolo Ventiquattro

25. Capitolo Venticinque

26. Capitolo Ventisei

27. Capitolo Ventisette

28. Capitolo Ventotto

29. Capitolo Ventinove

30. Capitolo Trenta

31. Capitolo Trentuno

32. Capitolo Trentadue

33. Capitolo Trentatré

34. Capitolo Trentaquattro

35. Scena Bonus

Ali del West serie

A proposito dell’autrice

Libri di Kristy McCaffrey in lingua inglese

Texas del Nord

1877

Sono passati dieci anni dal giorno dell’attacco al ranch in cui i suoi genitori furono assassinati e lei rapita. Adesso diciannovenne, Molly Hart torna finalmente a casa nel Texas del Nord dopo aver trascorso il resto dell’infanzia con una tribù di Comanche Quahadi. Ad attenderla ci sono una dimora deserta in balìa della polvere e del tempo, nonché l’agghiacciante scoperta del proprio tumulo e la presenza di un uomo che pensava non avrebbe mai più rivisto.

Un vento smanioso spinge Matt Ryan verso le rovine fatiscenti del ranch degli Hart. Guarito di recente, dopo una prigionia che lo aveva quasi ucciso, non prova ormai che un briciolo della brama di verità e giustizia di un tempo. Dieci anni di devoto servizio all’esercito degli Stati Uniti e ai Texas Rangers, in cerca dei responsabili del feroce assassinio di una bambina, non sono serviti a niente se non a scoprire che la rassegnazione non sarebbe mai arrivata. Diretto verso il posto in cui tutto ebbe inizio, s’imbatte con sorpresa in una donna dagli stessi occhi azzurri della piccola che non riesce a dimenticare.

Lo Scricciolo

Prima edizione pubblicata da Whiskey Creek Press, 2003.

Seconda edizione

Copyright © 2014 K. McCaffrey LLC

Tutti i diritti riservati

Titolo dell’originale: The Wren

Traduzione di Rosa Losacco

Copertina a cura di Earthly Charms

Prima Pubblicazione Italiana 2021

I nomi, i personaggi e gli eventi descritti in questo libro sono frutto dell’immaginazione dell’autrice oppure sono usati in modo fittizio. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi, organizzazioni o persone, viventi o defunte, è del tutto casuale e al di là delle intenzioni dell’autrice.

È vietata qualsiasi forma di riproduzione e diffusione, anche solo parziale, di questa opera con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, incluse fotocopiatura, registrazione o sistemi di archiviazione e recupero di informazioni, senza il consenso scritto dell’autrice.

Italian Edition Ebook ISBN: 978-1-952801-18-1

Italian Edition Print ISBN: 978-1-952801-19-8

kmccaffrey.com

[email protected]

Creato con Vellum

~ Elogi per la serie Ali del West ~

LO SCRICCIOLO

“…la maestria della McCaffrey nel creare scenari ricchi di dettagli storici conferisce a questo western un crudo realismo.” ~ Romantic Times BOOKclub

“Adoro gli storici di ambientazione western e ho trovato questo libro davvero eccezionale. Non perdetevi… quella che sicuramente sarà una magnifica serie.” ~ The Romance Studio

“Eroi belli e virili, eroine forti e un’ottima trama fanno de Lo Scricciolo un libro da tenersi stretto stretto.” ~ The Best Reviews

LA COLOMBA

“…splendide descrizioni delle Sangre de Cristo Mountains, della Las Vegas di fine ‘800 e del podere dei Ryan. Mi sono sentita trasportata proprio in quei posti lì.” ~ Love Romances

“McCaffrey scrive con il cuore… una lettura da non perdere.” ~ The Romance Studio

“Se amate i romance di genere western, vi raccomando di leggere questo.” ~ Romance Junkies

IL PASSERO

“I lettori ameranno questa storia…” ~ RT BookReviews

“…mi congratulo con la McCaffrey per l’accuratezza storica dei suoi racconti… una lettura fenomenale che mi sento di raccomandare a chiunque apprezzi romance storici con un qualcosa in più.” ~ Jonel Boyko, Reviewer

“Le antiche leggende degli Hopi e degli Havasupai trovano in McCaffrey una nuova voce. La scrittura brillante dona assoluta credibilità al viaggio mistico del personaggio principale in un’altra dimensione e ti spinge a leggere fino a notte fonda.” ~ City Sun Times

IL MERLO

“Antagonisti malvagi, azione a volontà, un’eroina decisa, intrecci, colpi di scena sorprendenti e un seducente cowboy – il tutto sottolineato da una sensuale storia d’amore – in questo western ce n’è per tutti i gusti.” ~ Janna Shay, InD’tale Magazine

“… avvincente e intenso… difficile non leggerlo tutto d’un fiato.” ~ Chanticleer Book Reviews

THE BLUEBIRD

“…una lettura incalzante, con una storia e dei personaggi tanto profondi da mantenere vivo il mio interesse fino all’ultima pagina…” ~ Jo, Romance Junkies

“…carico di avventura e azione che lasciano senza respiro… libro meraviglioso… pressoché impossibile staccarsene!” ~ Maia, The Silver Dagger Scriptorium

“I lettori si scopriranno spesso col fiato sospeso… una lettura veloce ed emozionante!” ~ Belinda Wilson, InD’tale Magazine, a Crowned Heart review

A Kevin,

con amore

Capitolo Uno

Texas del Nord

Maggio 1887

«Vi siete smarrita?»

Allarmata, la giovane donna si girò sulla sella e sgranò gli occhi. Sotto la tesa del cappello scuro, iridi di un brillante azzurro lo fissarono.

In quell’isolato angolo delle pianure texane, l’ultima cosa che Matthew Ryan si sarebbe aspettato di trovare era una donna a cavallo di fronte ai tre cumuli di terra ricavati nel fianco della collina. Un’immagine del passato, una bambina con occhi azzurri altrettanto vivaci, sfrecciò nella mente. Era passata una vita da quella notte di agosto in cui aveva visto Molly Hart per l’ultima volta. La perdita, ormai un dolore sordo, non lo avrebbe mai abbandonato del tutto.

«No, non mi sono smarrita.» La sua voce intensa e ricca di sfumature lo avvolse come un caldo fuoco dopo un’ondata di freddo.

«Siete in capo al mondo» le disse, sistemandosi sulla sella e aggiustandosi il cappello nel vento che li sferzava. Un altro temporale si preparava a tormentare la terra, ormai con frequenza sempre crescente. Nuvoloni cupi si addensavano bassi all’orizzonte e Matt aveva il sospetto che presto né lui né la giovane sarebbero arrivati lontano. Doveva avviarsi subito.

«Anche voi» ribatté lei.

«Conoscevate la famiglia Hart?» chiese indicando i tumuli con la testa.

La donna distolse lo sguardo e annuì in maniera quasi impercettibile. Ciocche scure sfuggirono ai confini del cappello.

«Il mio nome è Matt Ryan» offrì, osservando la piccola vallata chiusa e l’edificio fatiscente a circa un quarto di miglio da loro, i resti del ranch degli Hart. Ancora in piedi rimanevano un recinto, le stalle e l’alloggio dei mandriani, il tutto invaso da polvere e cespugli rotolanti, come spettri di guardia a un posto un tempo pieno di vita. «La mia famiglia ha un ranch a un trenta miglia a est da qui.»

Quando il suo sguardo tornò a posarsi sulla donna venuta dal nulla, si accorse che lo fissava sinceramente turbata. «Che c’è?» si affrettò a chiedere.

Il cavallo di lei, una splendida giumenta dal manto sauro con sfumature quasi identiche alla chioma della misteriosa giovane, rispose alla tensione della sua cavallerizza con una nervosa rallegrata. «Matthew Ryan?»

«Ci siamo già incontrati?»

Invece di rispondere, la donna gli rivolse un’altra domanda. «Come sono morti gli Hart? Come è morta Molly Hart?»

Matt indugiò. Erano trascorsi dieci anni dall’ultima volta in quel posto, dieci anni dal funerale e dal giorno in cui erano state scavate le fosse che avevano accolto i tre corpi assassinati. Si era comportato da vile non facendogli visita prima? Non ne era sicuro. Sapeva solo che la morte di Molly Hart lo attanagliava ancora, oppresso com’era dal senso di colpa per non essere rimasto con lei quella sera.

«All’incirca dieci anni fa, il ranch fu attaccato durante un ricevimento. Il signore e la signora Hart furono uccisi. Molly scomparve.» Si esprimeva in tono pacato, un’abitudine affinata durante gli anni di servizio nell’esercito e con i Texas Rangers. Celare le emozioni era ormai parte della sua natura, nonché un tratto utile nel lavoro. Ma a quale costo, talora si chiedeva.

«E ciò vi ha indotti a pensare che fosse morta?» Un’ombra di sofferenza le attraversò il viso.

«No. Non all’inizio. Non fino a quando l’abbiamo trovata.»

«E checosa avete trovato, esattamente?»

Il vento fischiava per la valle e nubi nere si andavano formando veloci sulle loro teste. A quanti disdegnavano il tempo in quella regione del Texas si diceva di aspettare cinque minuti. Spesso bastavano quelli perché cambiasse. I due dovevano necessariamente cercare rifugio.

Seppur riluttante, si costrinse a risponderle. «Un corpo carbonizzato.»

Una saetta schizzò dal cielo e la donna lottò con le redini per tenere calmo il cavallo. «Perché tanto sicuri che fosse proprio lei?» insistette.

«Accanto al corpo c’era una piccola croce d’oro che non toglieva mai. E i resti… erano della sua taglia.»

Offrendo a Matt il profilo, lei tornò a guardare i tumuli. Indossava pantaloni scuri e una voluminosa camicia chiara di foggia maschile, ma era evidente che fosse una giovane donna. Mani sottili stringevano le redini e un’attraente curva femminile conferiva grazia alla sua postura. Nonostante l’inquietudine dell’animale, era chiaro che la capacità di stare in sella fosse innata in lei.

«Come vi chiamate?» chiese Matt, gridando al di sopra dell’ululato del vento per farsi sentire.

La giovane gli scoccò un’occhiata carica di diffidenza, incredulità e… sconforto? si chiese perplesso mentre la pioggia iniziava a venir giù copiosa.

«Scendiamo verso la casa» urlò, subito guidando il cavallo lungo il leggero pendio su cui si trovavano. Oltre la spalla vide la donna esitare, lo sguardo impaurito sulle rovine fatiscenti dell’edificio, ma quando arrivò alla dimora deserta lei gli stava dietro.

«Porto i cavalli nelle stalle e vedo se riesco a trovargli un angolo asciutto.» Liberò gli animali dalle bisacce, prima le proprie poi quelle di lei, e gliele porse. «Perché non entrate a vedere se c’è un posto dove aspettare che la tempesta passi?» suggerì.

Lei rispose con un timoroso cenno di assenso.

Occupandosi dei cavalli – la stalla era in condizioni migliori di quanto si sarebbe aspettato – si chiese della giovane e dei possibili rapporti con la famiglia Hart. Dieci anni prima non avrebbe potuto essere che una bambina, pressappoco coetanea di Molly, e lui se ne sarebbe di certo ricordato. L’estate in cui gli Hart erano stati uccisi Matt aveva lavorato presso il loro ranch, dando una mano a Robert Hart su richiesta di suo padre.

Era stato in quel periodo che l’amicizia con Molly, allora una bimba di nove anni, era sbocciata. Un rapporto a prima vista improprio, considerati gli otto anni di differenza, ma la naturale sintonia tra di loro aveva subito evocato nella mente di Matt il pensiero della sorella mai avuta. Nel giro di poco, quello spiritello gli era entrato nel cuore e lui ne era diventato amico e protettore. Proprio in quell’ultimo ruolo, però, aveva fallito. E il costo era tuttora pressoché insopportabile.

Correndo nella pioggia, si precipitò verso l’ingresso della casa e quasi travolse la donna ferma sulla soglia. Si era mossa affatto da che erano arrivati? D’istinto la mano estrasse il revolver a sei colpi mentre gli occhi esploravano l’interno, diretti verso qualche animale selvaggio che come loro avesse cercato rifugio dalla tempesta.

Nel tendere un braccio, sfiorò quello della giovane, che trasalì.

«Tranquilla» le mormorò, spingendola delicatamente da parte. Muovendosi poi per la casa, ispezionò ogni stanza. C’erano infiltrazioni d’acqua in diversi punti ma, per fortuna, nessun segno di altre presenze. «La camera da letto sul retro sembra asciutta.»

Invece di seguirlo, la donna con i penetranti occhi azzurri e la voce affascinante si fermò davanti a un’altra stanza.

Matt si accigliò. Quand’è che aveva iniziato a considerarla affascinante?

All’improvviso, dall’estremità del corridoio in cui si trovava lui, un lampo illuminò la casa semimmersa nell’oscurità. La pioggia aveva incollato la camicia chiara al corpo della giovane, abbozzandone le curve decisamente femminili. Matt si costrinse a guardare altrove. Non aveva alcuna intenzione di approfittare di una donna sola in un posto sperduto.

Lei varcò la soglia. Matt si tolse il cappello e si passò le dita tra i capelli umidi. Attrazione o no, c’era un che di strano in questa giovane. La seguì.

«Sapete che ne è stato di Mary ed Emma?» chiese lei con un filo di voce, dandogli le spalle.

E così era a conoscenza delle due sorelle di Molly. «Andarono a vivere con la zia Catherine a San Francisco.»

Lei rilasciò in fretta il fiato e rilassò appena le spalle, quindi si piegò a recuperare una bambola vecchia e sudicia. «Questa era di Emma» sussurrò.

«Come mai sapete così tanto della famiglia che viveva qui?» chiese Matt, d’un tratto irritato da questa donna che conosceva a malapena. «Chi siete?»

La giovane si girò verso di lui e in quell’istante un fascio di luce rivelò il suo volto bagnato di lacrime. «Potrei dirvelo, ma adesso so che non mi credereste. Sono stata così sciocca a pensare di poter tornare, che tutto sarebbe stato come prima.» Con gli occhi fissi sulla bambola, aggiunse piano: «Una vita persa, per tutti noi.»

«Come vi chiamate?» insistette Matt, pervaso da un senso di disagio. Non poteva essere vero, assolutamente no. Impossibile.

La mente e il cuore si rifiutavano di ascoltare, ma la voce ricca di sfumature fluttuò tra la pioggia e il rombo distante del tuono.

«Molly Hart.»

Capitolo Due

Molly osservò la reazione di Matt nella luce morente. Il corpo alto e immobile dominava la stanza, con occhi che la fissavano quasi appartenessero a un cacciatore pronto a colpire la preda. I tratti spigolosi del viso mostravano chiara incredulità e turbamento, e i capelli scuri gocciolavano sulla camicia già fradicia. La rabbia che le sembrava di percepire gli conferiva un’espressione animalesca… o erano i muscoli rigidi, tesi, come pronti all’attacco?

«Qual è il vostro nome?» ripeté. «Quello vero.»

«Ve l’ho appena detto.»

«E io ho appena detto che Molly è morta. Il vostro scherzetto non è affatto divertente.»

«Vorrei che fosse tutto uno scherzo» replicò lei con un nodo in gola. «Invece è un incubo che sembra non finire mai.»

E durava già da dieci interminabili anni. Prima di due settimane fa ignorava persino che i genitori fossero morti. Era stato un commerciante di passaggio per il territorio del Nuovo Messico a dirglielo… segno evidente del suo scarso contatto con i bianchi fino ad allora.

La notizia l’aveva distrutta.

L’unica speranza che avesse mai nutrito era stata quella di tornare a casa dalla sua famiglia. E adesso che ci era riuscita, l’irrecuperabile perdita della fanciullezza le procurava un dolore tanto acuto da impedirle quasi di respirare.

Non avrebbe mai più rivisto i suoi. Per tutta la settimana precedente si era sforzata di comprendere appieno il significato di quella nozione, ma ancora le sfuggiva. Se non altro le sue sorelle erano sopravvissute. Il che era qualcosa, un debole anello a cui aggrapparsi tra le fondamenta instabili della sua vita.

Il colpo di grazia, tuttavia, era arrivato dalla scoperta della propria presunta morte, un fatto che aveva abbattuto qualsiasi parvenza di sicurezza avesse mai provato. Per dieci anni aveva sperato e sognato che qualcuno andasse a liberarla. Per dieci anni si era chiesta come e quando sarebbe riuscita a fuggire e tornare a casa. Ma loro l’avevano creduta morta. Nessuno aveva mai indagato. Matthew Ryan, il suo amico d’infanzia, non l’aveva mai cercata.

Matt, proprio lui che adesso le stava di fronte, praticamente un estraneo, un uomo che oggi avrebbe quasi temuto se tempo addietro non lo avesse conosciuto così bene.

«Vi spiacerebbe spiegarmi come diamine fareste a essere Molly Hart?» La sua voce era carica di disprezzo.

«Fui rapita dagli uomini che assalirono il ranch quella sera.»

«Comanche?»

Lei scosse la testa. «No. Loro ci attaccarono molto dopo, quando cavalcavamo già da un po’. Parecchi uomini rimasero uccisi, e quasi tutti furono scotennati. Fu allora che gli indiani mi presero.»

Un lampo illuminò la stanza e il telaio rotto di un letto ancora lì nell’angolo. Quello di Emma, sua sorella minore. Questa era stata la loro camera.

«E come lo spiegate, il corpo che abbiamo trovato? E la croce d’oro?»

«A un certo punto del tragitto con i Comanche, fummo raggiunti da un’altra banda. Con loro c’erano diversi prigionieri bianchi. Una aveva più o meno la mia età.» Fece una pausa, quindi riprese in tono sommesso: «Urlava e piangeva e i Comanche erano impazienti. Uno di loro le scoccò una freccia, inchiodandola a un albero. Gli altri sembrarono arrabbiarsi, ma ormai era troppo tardi. Era già morta, e la bruciarono. Io stessa mi sforzavo di non urlare, così mi limitai a gettare la croce ai suoi piedi… non c’era altro che potessi fare per lei.»

Deglutendo a fatica, Molly ricordò il terrore con cui aveva convissuto in quei primi giorni. Quante volte ai margini della mente si era profilato il pensiero che anche la sua orrenda fine fosse ormai prossima?

Matt sembrava sotto pressione, i lineamenti turbati dall’incertezza.

«Se quanto sostenete è vero» disse senza alcun entusiasmo «allora dove siete stata in questi dieci anni? Non era raro che i Comanche cedessero prigionieri all’esercito in cambio di merci. Io per primo mi sono occupato di quegli scambi parecchie volte.»

«Davvero?» Era stato così vicino durante la sua prigionia? Avrebbe forse avuto maniera di aiutarla? «Eravate nell’esercito?»

«Per un certo periodo.»

«Non ricordo di aver avuto molti contatti con altri bianchi. Non mi trattavano da prigioniera. Fui adottata dalla famiglia di un comanche chiamato Corre Coi Bisonti che mi allevò con le sue due figlie.»

«Come siete fuggita?»

«Rimasi con loro per otto inverni prima che mi abbandonassero con un trafficante nel Nuovo Messico.»

«E con quale tribù eravate?»

«Quahadi» rispose lei.

«Mmm, vivevano in regioni piuttosto remote. Non ho mai avuto rapporti diretti con loro.»

Dunque non era stato così vicino a lei come aveva inizialmente pensato.

«Perché vi hanno barattata dopo otto anni?»

«Ci fu della confusione circa una proposta di matrimonio per me. La figlia maggiore di Corre Coi Bisonti si adirò e lui, in un gesto di buona volontà, scelse di restituirmi alla mia gente.»

«Buona volontà un corno» inveì Matt. «Vi ha tenuta in ostaggio per otto anni.»

«Allora, mi credete?»

Le sue parole rimasero sospese nell’aria, prive di risposta. La pioggia infieriva sul tetto, il tuono ruggiva in lontananza e l’oscurità l’avvolgeva come una vecchia amica. Quante volte si era stretta alle sorelle comanche sotto il lembo di un tepee mentre una tempesta improvvisa sorprendeva la tribù?

«Perché non vi siete fatta viva due anni fa?» Matt sembrava ancora dubbioso.

«Il trafficante mi picchiava» rispose lei con voce d’un tratto roca. «Un vecchio minatore di nome Elijah s’impietosì, mi comprò e mi portò nel profondo Messico.»

Un lampo illuminò Matt. Fletteva la mascella e teneva le mani sui fianchi con atteggiamento indifferente, ma il suo umore diceva ben altro. Non ricordava di averlo mai visto così.

«Chi era il trafficante?»

«Un comanchero chiamato Jose Torres.»

Matt imprecò a denti stretti.

«Lo conoscete?» chiese lei, sorpresa.

«Già. È un ignobile pezzo di…» s’interruppe e inspirò a fondo. «Molti prigionieri, purtroppo, sono passati per le sue mani.»

«Quando Elijah è morto, qualche mese fa, non ho avuto altra scelta se non cercare la via del ritorno» aggiunse. «Non lo avevo fatto prima perché non avevo idea di dove mi trovassi.»

«Ci avete messo due mesi a tornare nel Texas?»

«Mi sono fermata per qualche settimana appena fuori Albuquerque per aiutare un’amica. Mi ha accompagnata qui.»

«E dov’è, adesso?»

«C’incontreremo domani. Si chiama Claire Waters. Quando l’ho trovata era ridotta molto male.» A dire il vero, Molly si era meravigliata che fosse ancora viva, coperta di lividi e sangue com’era, giacente sul letto di uno delle migliaia di arroyos ai piedi delle Sandia Mountains.

D’un tratto si sentì stanca. Gli eventi della giornata, e delle ultime settimane, cominciavano ad avere la meglio. «Dovremmo accendere un fuoco» disse, andandogli incontro verso la porta. Matt non si mosse. Gli occhi incollati su di lei.

Indugiando al suo fianco, Molly azzardò: «Ricordi la volta in cui trovai un serpente a sonagli nascosto sotto un cespuglio di mesquite?» Teneva lo sguardo dritto davanti a sé. «Ero pronta a colpirlo con la fionda, ma tu mi bloccasti il braccio. Quell’estate vegliasti su di me più di chiunque altro avesse mai fatto.»

Sollevò il mento e lo guardò, chiedendosi che cosa gli fosse accaduto in quegli anni. Sembrava aspro, rabbioso e stanco. E zoppicava un po’. Era sposato? Aveva una casa piena di figli? Dieci anni prima era stato così benevolo con lei: paziente, indulgente e sorridente di fronte ai suoi teatrini. Sapeva che sarebbe stato un buon padre.

«Ero convinta che non ti avrei mai più rivisto, Matt.» Sulle sue labbra affiorò un sorriso titubante.

Lui si limitò a guardarla e Molly gli passò accanto in tutta fretta, lasciandolo solo a far chiarezza dentro di sé.

Capitolo Tre

In piedi nella stanza buia, con lo scroscio della pioggia tutt’intorno, Matt sentiva i propri pensieri rimbalzare nella mente.

Molly. Viva.

No! La donna era semplicemente un’abile bugiarda. Forse aveva sentito raccontare la storia degli Hart e aveva deciso di raggirare le persone più vicine alla famiglia. Ma era illogico. Che motivo avrebbe mai potuto avere? Non poteva sapere che proprio oggi lui sarebbe andato al loro ranch abbandonato.

Se si trovava lì era solo perché i due mesi di convalescenza sotto le cure tenaci di sua madre lo avevano reso scontroso e bisognoso di cambiare aria. Per non parlare poi dell’irrequietezza del suo animo.

Quattro mesi aveva trascorso come prigioniero di Augusto Cerillo, un bandito messicano noto per le sue torture. Con gli altri Rangers della propria compagnia ne aveva seguito le tracce per due anni, finché non lo aveva avuto quasi in pugno. Quasi. Se il vecchio compagno d’armi, Nathan Blackmore, non lo avesse tirato fuori, Matt sarebbe di certo morto nell’inferno che Cerillo aveva creato apposta per lui. Il corpo era guarito, a parte la lieve zoppia che il danno alla gamba destra gli aveva causato, ma lo spirito faticava ancora a rimettersi.

Forse era proprio per questo che, dopo dieci anni, si era finalmente deciso a far visita al tumulo di Molly.

E se la donna fosse stata davvero lei?

Matt non riusciva neanche a immaginare le conseguenze. Sfregandosi la guancia ruvida, si accorse che la mano tremava.

Dall’attimo in cui Molly Hart era stata dichiarata morta, la sua vita era cambiata. Rabbioso, aveva giurato che in qualche modo l’avrebbe vendicata. Si era arruolato nell’esercito americano e aveva partecipato alle incessanti campagne di sradicamento dei Comanche dal Texas. Quando i Quahadi – l’ultima nonché la più letale delle tribù comanche – si erano finalmente arresi entrando nella riserva nel ’75, Matt aveva lasciato l’esercito per passare ai Rangers. Il lavoro richiedeva più fegato, la paga era inferiore e le condizioni spesso peggiori, ma rispondeva al suo scopo: eliminare quanti miravano a terrorizzare degli innocenti, ammazzando senza remore uomini, donne e bambini indifesi.

L’eventualità che Molly fosse davvero viva significava forse che per tutti quegli anni aveva combattuto la battaglia sbagliata?

Dopo i massacri a cui aveva assistito era ormai fin troppo cinico per lasciarsi andare all’innocenza della sua giovinezza. Avrebbe preteso altre prove. Se la donna non era Molly – e lui doveva credere che non lo fosse – l’avrebbe tartassata fino a farla confessare.

Andò a cercarla, fermandosi sulla soglia di un’altra camera da letto. La donna – o meglio l’impostora – era inginocchiata davanti a un caminetto. Le fiamme tremolanti gettavano un caldo bagliore per tutta la stanza. La vide girarsi sui talloni calzati da stivali a prendere qualcos’altro da bruciare e fu colpito dal suo aspetto giovane e vulnerabile contro il fuoco che, intanto, le illuminava il contorno dei seni. Alti, tondi e ben modellati. La sua mente indugiò per un attimo su quella vista, quindi la spinse brutalmente da parte.

Non era proprio il momento di cedere all’attrazione.

Si era tolta il cappello, rivelando capelli di un castano scuro legati dietro la nuca. Molly aveva i capelli scuri. Così come altre centinaia di donne, ricordò a se stesso.

«Dubito che troverei qualcosa di asciutto là fuori, perciò arderò dei pezzi di sedia» disse lei, notando la sua presenza.

«Che nome avevi dato alla tua fionda?»

Lasciandosi andare contro una parete lì vicina, la giovane soffiò una ciocca di capelli dal viso. «Scricciolo.»

Mmm, un colpo di fortuna. «Perché?»

Non sembrava preoccupata, solo stanca. «Perché credevo davvero che fossero gli scriccioli a lasciare tutte le pietre che usavo.» Si portò una mano dietro la testa e tirò via la corda che legava i capelli, poi passò le dita tra la massa umida, sorprendentemente corta, e lo guardò dritto negli occhi.

«Una volta» continuò piano «ti dissi che saresti riuscito a trovarmi seguendo delle tracce che avrei lasciato solo per te, proprio come fa lo scricciolo con la scia di sassolini dal suo nido.»

Non si poteva certo dire che non fosse a conoscenza delle sue conversazioni con la giovane Molly. Forse la morte non era stata immediata. Forse avevano trascorso del tempo insieme, le aveva parlato. Magari era lei, la bambina che sosteneva i Comanche avessero ucciso. Lei era sopravvissuta e Molly era morta. Doveva essere così.

E la motivazione e la logica dov’erano? Nonostante tentasse l’impossibile per negare le dichiarazioni della sconosciuta, non riusciva a trovare la maniera di contraddirle. Abbracciarle, però, avrebbe mandato in frantumi il suo mondo.

«Perché i capelli così corti?» chiese.

Con un pizzico d’imbarazzo, la giovane si toccò la massa che sfiorava le spalle. «Quando Elijah mi trovò con il trafficante ero piuttosto malconcia. Così, per evitare altri guai, mi ordinò di tagliare i capelli e fingermi maschio.»

«E lui? Le teneva a posto le mani, Elijah?» Per qualche ragione quell’immagine lo infastidiva.

Lei sorrise. «Era vecchio. E anche se non del tutto lucido, era buono di cuore. Con me si comportava da nonno.»

«Non così buono, direi, se ti ha tenuta con sé per due anni.»

«La sua mente era governata dall’oro e dall’argento. Una vera malattia per alcuni. Io gli ero debitrice per avermi salvata da Torres, ma quando fui forte abbastanza da lasciarlo ci perdemmo nella Sierra Madre. Prima di morire, però, disse che una volta conclusa la sua ultima ossessione mineraria mi avrebbe aiutata a tornare nel Texas. In fondo, voleva essere giusto con me.»

«Così, lui ha tirato le cuoia e tu sei tornata qui, giusto?»

«Sì. Perché fatichi tanto a credere che sia io?»

L’ondata di emozioni lo sorprese. Abbassò gli occhi sui propri stivali consunti e si schiarì la gola. «La cercai» disse «sfinendomi al punto da non reggermi più in sella.» Ancora in piedi nel vano della porta volse lo sguardo verso di lei, sul lato opposto della stanza. «Non infangherò la sua memoria solo perché tu arrivi qui dal sud e ti dichiari Molly risorta.»

Lei scosse la testa con aria rassegnata. «Allora, penso che dormirò. Sono troppo stanca per continuare, soprattutto se ti rifiuti di credere a una sola delle mie parole.»

Gettò una coperta umida sul pavimento duro e si distese accanto alla parete. Matt si sistemò di fronte a lei, sul lato opposto del camino, per tenerla d’occhio in caso… In caso che cosa? Non avrebbe saputo dirlo. Il suo istinto ormai non rispondeva più.

Appoggiando la testa sul braccio, la giovane concentrò di nuovo lo sguardo azzurrissimo su di lui. «Sei sposato, Matt?»

«No.»

«E non hai figli?»

«No.»

«I tuoi come stanno? E tuo fratello Logan?»

«Discretamente, direi.»

«Bene.» Abbassò le palpebre. «Quante volte ti ho pensato» aggiunse assonnata, quindi sorrise e aprì un occhio. «Ricordo quando dicevi che avresti sposato una gran signora, tutta agghindata e in gamba quanto un uomo. Sono contenta di sapere che ti è passata.»

Tornò a chiudere gli occhi e in men che non si dica il respiro regolare indicò che si era addormentata.

Matt notò la spruzzatina di lentiggini sul naso. Anche Molly le aveva. E le dita della mano, lievemente appoggiata al viso, nella loro forma erano simili a quelle di Molly, nel senso che gliele ricordavano.

La vedeva, adesso: l’ombra della bambina nella donna.

Molly viveva, era proprio lì di fronte, un miracolo dal passato che sfidava ogni previsione.

Non era un uomo religioso, lui. Tuttavia, non riusciva a ignorare la sensazione che nell’estrarre le carte del destino dal Suo mazzo, Dio gli avesse giocato un bello scherzetto e, con tutta probabilità, si fosse divertito.

La donna sull’altro lato della stanza era un messaggio: la tua vita non è quel che sembra e tutte le convinzioni che pensavi di avere a proposito del mondo, e del tuo in particolare, sono sbagliate.

Molly era lì.

E con quella rivelazione un alito di vita gli attraversò l’anima. Una carezza carica di speranza.

Forse, in fondo, vivere valeva davvero la pena.

Capitolo Quattro

Matt si svegliò di colpo. Intensi raggi di sole filtravano da due finestre scure, illuminando una stanza vuota. La polvere danzava nei fasci obliqui e l’odore di chiuso permeava ancora l’ambiente, pesante malgrado lui e la donna vi avessero trascorso la notte.

E non una donna qualunque.

Molly.

Alzandosi, si scrollò di dosso la sonnolenza e uscì con passo determinato. La vide all’istante, che camminava sul fianco di una collina poco lontana dalla casa. Sollevato, tirò un profondo respiro. Una parte di lui aveva pensato che fosse andata via.

E in quel caso, sarebbe stato chiaro che era un’impostora. Ma il fatto che fosse rimasta confermava dunque l’ipotetica identità? Matt davvero non sapeva come procedere. Il suo istinto, però, gli diceva che da quel momento in poi la sua vita non sarebbe più stata la stessa.

Sistemò il cappello in modo da ripararsi gli occhi dal sole, quindi la raggiunse. Era l’esatto posto in cui l’aveva lasciata quella sera di dieci anni prima, l’ultima volta che l’aveva vista viva.

«Qualche problema?» chiese.

Lei si spostava avanti e indietro, fissando il terreno. «No, non proprio.» Con le mani sui fianchi, sospirò. «Non è che ricorderesti dove l’ho nascosto?»

«Di che cosa staremmo parlando?» rispose lui, ancora determinato a non cedere di un’oncia.

«Il mio occorrente per la sopravvivenza.» Guardandolo con occhi socchiusi, avvicinò le mani a formare una scatola.

Matt le fissò, affascinato dalle dita lunghe e femminili scurite dal sole.

«Ricordi? La stavo seppellendo quella sera, quella dell’attacco. Era una scatola di metallo con… non so più neanch’io quello che ci misi dentro.»

«Già, chissà perché» ribatté lui ad alta voce, subito pentendosene. Era davvero tanto idiota? Avrebbe dovuto chiederlo a Nathan. Solo lui gli avrebbe detto le cose come stavano.

La giovane lo congedò con un gesto della mano e si voltò, disgustata. «Va’ via, Matt. Non sei per niente d’aiuto, qui.»

Lui sbuffò, sforzandosi di chiamare a raccolta alcune delle buone maniere che per anni sua madre aveva provato a inculcare in lui e in suo fratello. «Perché non provi vicino all’arbusto di quercia?»

Lei lo fissò, poi andò verso il cespuglio irregolare. Afferrò una grossa pietra e prese a scavare, così come aveva fatto proprio quella sera di dieci anni prima.

Abbandonando di soppiatto la festa, era andata lì a nascondere la sua scatola. E lì Matt l’aveva trovata, con il grazioso vestitino giallo sporco di terra e i boccoli castani, raccolti con un nastro dello stesso colore dell’abito, che ricadevano in avanti mentre china sulla buca continuava a scavare con una pietra, proprio come adesso. Gli aveva detto che seppelliva la scatola in caso di un attacco indiano – i Comanche erano stati una minaccia costante, ma sua madre aveva temuto anche i Kiowa a nord e persino i Tonkawa a sud, tanto da generare una leggera ossessione nelle figlie.

Matt sapeva già allora che suo padre e gli altri proprietari di ranch si erano molto prodigati per una convivenza pacifica con gli indiani della zona, tuttavia non era mai riuscito a convincere Molly. E, alla fine, aveva avuto ragione lei. Una consapevolezza che lo feriva come un pugnale nelle viscere.

La pietra colpì qualcosa di solido.

«Non avrei mai creduto di trovarla ancora qui.» Tirò fuori la scatola dal suo nascondiglio nella terra, spolverò la superficie, quindi sollevò con cura il fermo e la aprì.

Lui conosceva già il contenuto – glielo aveva mostrato Molly quella sera prima di seppellire il tutto – ma gettò comunque un’occhiata curiosa oltre la spalla della giovane. Una bussola, una bottiglia vuota per l’acqua, un coltello, dei fiammiferi, un pezzo di stoffa in caso di ferite e sul fondo la vecchia fionda ormai usurata. «Scricciolo» sussurrò lei, sollevandola. Spinse da parte gli altri oggetti ed estrasse un foglio di cartapecora piegato, quindi ripose la fionda.

«E quello che cos’è?» chiese lui.

La giovane chiuse la scatola, la infilò sotto il braccio e si rialzò, con la pergamena sbiadita in mano. «Solo una lettera che a suo tempo pensai di dover nascondere.» Avviandosi verso il ranch, la spiegò e prese a leggere.

Non si accorse che Matt la seguiva e nel voltarsi di scatto gli finì contro.

«Avete mai scoperto chi uccise i miei genitori?» chiese, seria in viso.

«No.» Lui, sua madre, suo padre, gli aiutanti del ranch e gli altri proprietari terrieri che si erano uniti nella ricerca di Molly e degli assassini di Robert e Rosemary Hart avevano incontrato non poche difficoltà. In qualche modo, i sospetti erano riusciti a sfuggirgli.

«Neanche un piccolo indizio?» insistette, speranzosa.

«Seguimmo le tracce degli uomini che vi attaccarono e portarono via te» disse lui «ma senza successo.»

«Quando gli indiani ci assalirono, però, alcuni di quegli uomini furono uccisi.»

«I corpi non furono mai trovati. Avesti modo di riconoscere i rapitori?»

Lei scosse la testa, poi sembrò esitare.

«Che c’è?» chiese lui.

«Non credi neanche alla mia identità. Perché dovrei parlarti dei miei sospetti?»

Matt la guardò, dritto in quegli occhi dall’azzurro intenso… non vi era dubbio: erano quelli di Molly Hart. Il come e il perché non quadravano, ma adesso che la osservava, sotto il brillante cielo texano, ecco che tornavano i sussurri del passato – i loro come pure quelli di migliaia di anni di vite e lotte in quella landa sterile – a echeggiare nella mente e nel cuore, a ricordargli quello che aveva provato il giorno in cui credette di averla persa.

Il corpo di Molly era stato recuperato e avvolto nella coperta in cui giaceva, ai piedi del gruppo di uomini e ragazzi che erano andati a cercarla. I resti testimoniavano crudeli violenze. Stordito, Matt si era allontanato a piedi dalla valle in cui era situato il ranch degli Hart, fermandosi infine in cima a una collina per fissare il tramonto. Le vaste pianure del Texas si estendevano a perdita d’occhio e il crepuscolo gettava sulla terra ombre scure accompagnate da un forte vento.

Sembrava che il soffio imponente gli attraversasse il corpo. La mente, il cuore, i sogni… ogni parte di lui abbracciava quanto restava di Molly.

Aprì la mano e fissò la croce d’oro sulle dita callose. Il dolore che si sforzava di ignorare lo travolse e la tensione nelle viscere si sciolse in maniera tanto rapida che le gambe vennero meno.

Cadde in ginocchio, con il corpo scosso da incontrollabili singhiozzi. Inveì contro Dio, contro i Comanche, contro Robert Hart per aver portato le tre giovani figlie in quel luogo deserto, ma più che gli altri, maledisse se stesso. Se solo non si fosse mosso dal suo fianco quella sera, forse sarebbe rimasta viva.

Ed era viva.

«Ma io ti credo» disse brusco «e mi spaventa a morte.»

«Perché?»

«Perché avrei dovuto trovarti. E ancor più, perché se fossi rimasto con te allora non saresti mai stata rapita.»

Il viso di lei esprimeva sorpresa. «Ma tu non ne hai colpa.»

«Non avrò colpa dell’accaduto, ma delle mie azioni sì. Non riesco a immaginare quello che devi aver sopportato in questi dieci anni. È un miracolo tu sia ancora viva.»

«Ho smesso di credere ai miracoli molto tempo fa» rispose la giovane in un soffio. «È già difficile sopravvivere giorno per giorno.»

«Ti aiuterò come posso.»

Lei gli lanciò un’altra occhiata confusa. «Io non mi aspetto il tuo aiuto.»

«Che cosa vuoi fare? Dove hai intenzione di andare?»

Con espressione rassegnata, lei sedette su un masso lì vicino. «Non lo so. Non ci ho ancora pensato.»

«Mia madre può aiutarti a contattare le tue sorelle.»

«Sì, mi piacerebbe» rispose lei, giocherellando con la pergamena sbiadita nelle sue mani.

«Che c’è scritto?»

Mordendosi il labbro inferiore, ignorò la domanda. «È ancora vivo Davis Walker?» chiese, invece.

«Sì. Gestisce il suo ranch da queste parti.»

Lei annuì e gli porse la lettera.

Cara Rosemary,

non puoi respingermi in eterno. Lo so, mi hai detto di stare lontano ma non ne sono capace, ho bisogno di vederti. Devo sapere perché non vuoi incontrarmi. Che cosa nascondi?

Davis

Matt guardò Molly, sbalordito. «Davis? E tua madre?»

«Così sembra.»

«Come l’hai avuta?»

«Davis venne qui un pomeriggio. Io giocavo fuori e quando lo vidi mi nascosi. Era arrabbiatissimo, bussava e bussava alla porta, ma mia madre aveva portato Mary ed Emma a far visita a Sarah e suo marito. Ti ricordi di Sarah? Aiutava mamma a occuparsi di noi. Alla fine, Davis smise, ma prima di andarsene spinse questa sotto la porta.» Piegò la pergamena con cura. «So che non avrei dovuto, eppure entrai dal retro e la lessi. Ero giovane, ma neanche tanto, questa lettera significava guai. Decisi di seppellirla così che nessuno, e men che meno papà, potesse mai trovarla.»

«Non pensi che abbiano continuato a vedersi di nascosto, vero?»

Molly si strinse nelle spalle. «Non lo so. Ma c’è dell’altro. Quando mi portarono via, quella sera, ricordo chiaramente che gli uomini nominavano Davis Walker.»

«In che senso?»

«Non so bene, ero così confusa. Ma…»

«Pensi che dietro l’attacco alla tua famiglia ci sia Davis?» concluse Matt nel vederla esitare. «Perché non tollerava il rifiuto di tua madre?»

«Da quando ho saputo della morte dei miei genitori, qualche settimana fa, mi sono tornate in mente così tante immagini dell’infanzia che… sì, l’ho pensato.»

A Matt quell’ipotesi non piaceva. Davis Walker era amico di suo padre, così come lo era stato di Robert Hart. Il pensiero che dieci anni prima potesse essere stato responsabile della distruzione di tutte le loro vite lo avviliva.

«Devo trovare Claire» disse lei, alzandosi. «Ieri, per farmi un favore, è andata a dare un’occhiata al Walker Ranch.»

«E dopo che cosa intendi fare?»

«Scoprire se dietro questa faccenda c’è davvero lui» rispose in tono risoluto.

«E se così fosse?»

«Gliela farò pagare.»

Capitolo Cinque

Accovacciata com’era in un lieve avvallamento nel terreno pianeggiante, a circa cinque miglia a sud dai resti del ranch degli Hart, Matt non si accorse di Claire Waters finché non le furono quasi addosso. Aveva legato il cavallo in un posto nascosto alla vista e si era rannicchiata accanto a un gruppo di arbusti di quercia.

Molly smontò e andò subito da lei.

Due donne sole che fanno del proprio meglio per nascondersi e non farsi notare.

Il pensiero non migliorava il suo atteggiamento già sgarbato – anche per via di quanto Molly gli aveva detto a proposito di Davis Walker – ma l’umore nero iniziava e finiva proprio con lei, la cui presenza gli ricordava gli ultimi dieci anni e la propria incapacità di proteggerla.

Esitante, Claire si alzò dal suo nascondiglio e puntò gli occhi verdi su di lui. Matt imprecò sottovoce: aveva un viso giovane e grazioso e non poteva avere molti più anni di Molly. Una rivelazione che lo sorprese. Si era aspettato una donna un po’ più matura.

Invece, Molly si era avviata verso il Texas con una ragazza che avrebbe potuto essere sua sorella. Indifese e vulnerabili, erano chiaramente inconsapevoli dei numerosi pericoli che avrebbero potuto correre. E questi solo dall’ambiente circostante, tipo il tempo e le creature del deserto. A un loro eventuale destino per mano degli uomini, soprattutto in una terra in cui le donne scarseggiavano, non voleva neanche pensare.

«Claire» la salutò Molly sorridente. «Stai bene?»

Sotto il cappello a tesa larga, con la treccia bionda che scendeva su una spalla, la giovane fece cenno di sì, ma lo sguardo era carico di diffidenza.

«Questo è Matt Ryan. Non preoccuparti, sa tutto. Matt, ti presento Claire Waters.»

Lui smontò da cavallo con un gesto fluido. «Signorina» disse, sollevando appena il cappello.

«C’era anche lui al ranch» proseguì Molly. «Pensarono tutti che fossi morta.»

«Ma davvero?» ribatté Claire in tono pacato. «È per questo che nessuno provò mai a cercarti?»

Nonostante i tratti del viso rivelassero null’altro se non calma esteriore, Matt percepiva la rabbia per conto di Molly. Il senso di lealtà che mostrava verso l’amica lo indusse a riconsiderare l’opinione che si era fatto di quella giovane donna.

«Sì» rispose Molly. «Dieci anni fa ci fu un po’ di confusione e scambiarono il corpo di un’altra bambina per il mio.» Fece un lieve sorriso, lanciando uno sguardo oltre la spalla, all’indirizzo di Matt. «Era un amico di famiglia, lo conosco sin da piccola. Ma quando gli ho detto chi ero non voleva credermi.»

«Me lo avevi nominato» rispose l’amica.

Matt ricordava il racconto di Molly sulle condizioni di Claire quando l’aveva trovata: tutta lividi e sangue. Sembrava si fosse ripresa, ma un segno rosso e frastagliato le marcava ancora il collo.

Ombre inconfondibili attraversavano gli occhi di entrambe e lui aveva il sospetto che la vita le avesse invecchiate, rapidamente e senza sforzo, ben oltre i loro anni; un fatto tutt’altro che inusuale da quelle parti ma che cionondimeno lo infastidiva.

«Gli ho detto di Walker e si è offerto di aiutarci.»

Lo sguardo di Claire sembrava voler chiedere: Ne sei proprio sicura? Molly annuì.

«Davis Walker è ancora vivo» dichiarò l’altra «ma non era al ranch. Una donna anziana, la signora Owens, mi ha detto che si trovava a Fort Worth per qualche settimana e mi ha permesso di passare la notte lì per via della tempesta. Dei tre figli c’era solo T.J. Non sono riuscita a cavargli granché a parte che voleva dormissi con lui.»

«T.J. non brilla certo per delicatezza» intervenne Matt. «Non ti ha importunata, vero?»

«No» rispose Claire. «Joey Walker sarebbe tornato oggi, ma non volevo arrivare tardi al nostro appuntamento e perciò non l’ho incontrato. Il maggiore dei tre, Cale, non si fa vivo al ranch da parecchio tempo. Con tutta probabilità ricorda più degli altri i fatti di dieci anni fa.»

«Fu lui a trovare il corpo» disse Matt a Molly. «Del padre non fece mai parola a suo tempo, ma subito dopo partì.»

«Andasti via anche tu?»

«Sì.» A malincuore ma determinato ad allontanarsi da tutto quanto non esitava a ricordargli il destino di Molly, e purtroppo lo circondava, era partito.

La guardò. Nonostante tutte le traversie degli ultimi dieci anni, appariva risoluta e sicura di sé, con i capelli nuovamente raccolti sotto il cappello. Ricordando la sua passione per le marachelle, quale estensione di una natura curiosa, si chiese se in lei fosse rimasta traccia di quella bambina. Molly era forte, era sopravvissuta, ma… a quale costo?

Nel tentativo di schiarirsi i pensieri, spostò lo sguardo a est e disse: «Cale si arruolò nell’esercito più o meno quando lo feci io, ma dopo qualche anno lasciò perdere e si mise in proprio.»

«In proprio?» ripeté Molly.

«Mi è capitato d’incrociarlo qualche volta. Un giorno da mercenario, un altro da cacciatore di taglie. È sempre in giro. Sono sicuro di poterlo trovare.»

«Non rimase nessuno dei giovani Ryan o Walker?»

«Questo posto non ha molto da offrire a un uomo.» A parte interminabili giornate cariche di ricordi che preferiresti dimenticare. «Cale è in gamba. Ha una vista acuta, la testa sulle spalle e spara meglio di chiunque altro. Anche Joey è un gran tiratore. Si arruolò come noi, ma dopo qualche anno tornò a casa per aiutare il padre a gestire il ranch. T.J. invece, per quanto ne so, è un problema. Beve troppo, gioca spesso d’azzardo… Davis l’ha dovuto tirare fuori dai guai parecchie volte.»

«E Logan?»

«Chi è?» s’intromise Claire.

«Mio fratello minore» rispose Matt. «Per quanto incredibile possa sembrare» proseguì con un sorriso «un giorno si ritrovò vicesceriffo. Ma l’anno scorso è tornato anche lui per dare una mano al ranch. La salute di mio padre inizia a deteriorare.»

«È per questo che sei rimasto?»

La voce intensa di Molly lo scaldava, come whisky vellutato in una notte fredda. Senza invito e con prepotenza, visioni dei loro corpi uniti s’impossessarono della sua mente.

«In buona parte» rispose, a disagio per il filo dei propri pensieri e la consapevolezza di quanto scorretti fossero: lei lo aveva sempre considerato un fratello maggiore. Inoltre, se un prigioniero bianco – le donne in particolar modo – riusciva a tornare dalla propria famiglia, veniva spesso marchiato come corrotto. Molly avrebbe già avuto abbastanza difficoltà anche solo a riadattarsi che Matt dubitava avrebbe gradito un interesse tutt’altro che fraterno da parte sua.

L’unica cosa da fare era assicurarsi che ci fosse qualcuno a prendersi cura di lei. Doveva trovarle il marito giusto, ecco, un uomo che non le rinfacciasse gli ultimi dieci anni.