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La domanda, cui questo volume si propone di rispondere, e ognuno dev'essersela posta per lo meno una volta nella vita, è: la telepatia, la veggenza, la divinazione del futuro sono doni? Sono tecniche? Sono l'una e l'altra cosa? Sono l'effetto di una particolare predisposizione di pochi o sono presenti in ciascuno di noi? Ed in quest'ultima ipotesi (che ipotesi non è più, bensì certezza), come sviluppare queste facoltà potenziali?Dalla lettura e, perché no, dallo studio delle pagine di questo volume apparirà chiaro che il punto di partenza valido per tutti è la sottile alchimia che ci separa dal mondo esterno. Dal superamento di essa si potrà ottenere lo sviluppo di quello che Colin Wilson chiama il "senso latente" o la "facoltà X".Questo, secondo Wilson, è il potere che, a ciascuno di noi, consente di superare i limiti del presente. Sappiamo infatti che il passato è reale quanto il presente e che New York, Singapore o Tokio esistono quanto e come, il luogo ove siamo in questo preciso momento. Ma i nostri sensi ci trasmettono una diversa realtà e ci assicurano che il posto, ove siamo ora, è assolutamente più reale di qualunque altro luogo, non importa in quale momento. E che ciò sia falso, ci appare solo in momenti di grossa intensità interiore.Quindi siamo vittime di una realtà virtuale che determina in noi una ricettività passiva molto pericolosa perché crea una condizione di noia e di stagnazione che spiegherebbe anche la natura incredibilmente gratuita e violenta di taluni crimini. L'uomo così, per venirne fuori, deve fortificare il "muscolo mentale". E sarà meno difficile di quanto possa sembrare se lo vorremo davvero.Il metodo descritto in questo volume non è il prodotto di concezioni teoriche più o meno realizzabili, destinate a provocare la chiaroveggenza presso i lettori desiderosi di sperimentazione. Il metodo è, al contrario, essenzialmente positivo, in quanto costituisce la conclusione di non poche migliaia di esperienze intraprese nell'arco di circa un ventennio, da un numero notevole di soggetti di ogni categoria. Produce effetti notevoli con individui normalmente evoluti, soprattutto con persone capaci di mantenere costante serenità o animate dal desiderio sincero di elevazione morale; in ultima analisi, il metodo reca a tutti, a livelli più o meno intensi, stati soggettivi nuovi e superiori, poiché costituisce una vera e propria cultura psichica e mentale.Veggenza, Telepatia, divinazione premonitoria sono in embrione, dentro di noi? Proviamo a seguire questo metodo che, se lo vorremo davvero, potrà guidarci OLTRE IL LIMITE.
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Veröffentlichungsjahr: 2020
INDICE
Prefazione alla presente edizione.
Prefazione
IL METODO
Conclusione
TELEPATIA,VEGGENZAE DIVINAZIONE
METODO PER LO SVILUPPO DELLE FACOLTÀPARANORMALI
Oggi è estremamente facile rivolgersi ad un “indovino”. La stampa specializzata e non, tutte o quasi le televisioni ospitano i loro annunci e più spesso trasmissioni con le quali ci si può collegare in diretta telefonica. Ma la domanda, cui questo volume si propone di rispondere, è di altro tipo e ognuno dev’essersela posta per lo meno una volta nella vita: la telepatia, la veggenza, la divinazione del futuro sono doni? Sono tecniche? Sono l’una e l’altra cosa? Sono l’effetto di una particolare predisposizione di pochi o sono presenti in ciascuno di noi? Ed in quest’ultima ipotesi (che ipotesi non è più, bensì certezza), come sviluppare queste facoltà potenziali?
Dalla lettura e, perché no, dallo studio delle pagine che seguono apparirà chiaro che il punto di partenza valido per tutti è la sottile alchimia che ci separa dal mondo esterno. Dal superamento di essa si potrà ottenere lo sviluppo di quello che Colin Wilson chiama il “senso latente” o la “facoltà X”.
Questo — secondo Wilson — è il potere che, a ciascuno di noi, consente di superare i limiti del presente. Sappiamo infatti che il passato è reale quanto il presente e che New York, Singapore o Tokio esistono quanto e come, il luogo ove siamo in questo preciso momento. Ma i nostri sensi ci trasmettono una diversa realtà e ci assicurano che il posto, ove siamo ora, è assolutamente più reale di qualunque altro luogo, non importa in quale momento.
E che ciò sia falso, ci appare solo in momenti di grossa intensità interiore.
Quindi siamo vittime di una realtà virtuale che determina in noi una ricettività passiva molto pericolosa perché crea una condizione di noia e di stagnazione che spiegherebbe anche la natura incredibilmente gratuita e violenta di taluni crimini. L’uomo così, per venirne fuori, deve fortificare il “muscolo mentale”. E sarà meno difficile di quanto possa sembrare se lo vorremo davvero.
Veggenza, Telepatia, divinazione premonitoria sono in embrione, dentro di noi? Proviamo a seguire questo metodo che, se lo vorremo davvero, potrà guidarci OLTRE IL LIMITE.
Il metodo descritto nelle pagine che seguono non è, come taluni critici della prima edizione l’hanno preteso, il prodotto di concezioni teoriche più o meno realizzabili, destinate a provocare la chiaroveggenza presso i lettori desiderosi di sperimentazione. Il metodo è, al contrario, essenzialmente positivo, in quanto costituisce la conclusione di non poche migliaia di esperienze intraprese nell’arco di circa un ventennio, da un numero notevole di soggetti di ogni categoria. I mezzi indicati sono la conseguenza di molteplici osservazioni, e coloro che li hanno applicati hanno ottenuto risultati straordinariamente in sintonia con quelli ottenuti dal sottoscritto.
Altre persone si sono rammaricate che il metodo richieda un istruttore, cioè che non dia i mezzi per sviluppare la chiaroveggenza da parte del soggetto stesso. È vero che, talune popolazioni orientali riescono ad ottenere la visione soggettiva con l’allenamento personale, si tratta però di un fatto che procede da facoltà innata, piuttosto rara presso le popolazioni occidentali. Uno sviluppo senza istruttore rischia di rendere il cervello ricettivo a cattive e scompensate correnti, capaci di determinare ingannevoli illusioni, accompagnate da disturbi nervosi, anche con virtualità molto gravi; questo pericolo non si presenta con la presenza dell’istruttore, alla condizione che egli si preoccupi di condurre le immagini con logica e regolarità, di evitare le domande incongruenti, come pure tutto ciò che potrebbe provocare affaticamento o stato di generale difficoltà, ma ben piuttosto di provocare presso il soggetto stati di equilibrio e di quiete sempre più completi. Non solo lo sviluppo normale non è causa di nessun disturbo, esso perfeziona al contrario lo stato fisico e morale del soggetto, assicurandone anche la guarigione o l’attenuazione dei propri mali qualora fosse sofferente.
Bisogna infine aggiungere, che questo metodo non deve per nulla i propri successi alla mia azione personale come è stato ugualmente preteso.
Il metodo dipende ovviamente dalla predisposizione del soggetto, ma è tuttavia efficace con qualsiasi istruttore, purché questi ne applichi accuratamente le regole. Lo si può paragonare ad un metodo che insegni a disegnare o a suonare, la cui applicazione dipende dall’allievo e dal professore, ma che porta sempre a risultati. È certamente malagevole con individui di carattere grezzo, di scarsa cultura o incostanti. In compenso, produce effetti notevoli con individui normalmente evoluti, soprattutto con persone capaci di mantenere costante serenità o animate dal desiderio sincero di elevazione morale; in ultima analisi, il metodo reca a tutti, a livelli più o meno intensi, stati soggettivi nuovi e superiori, poiché costituisce una vera e propria cultura psichica e mentale.
Caratteri generali
La conoscenza del mondo esterno ci viene fornita dai nostri sensi, ma questi sono estremamente limitati. Non possiamo infatti udire o vedere una persona se non alla condizione di esserle vicini, e non possiamo scambiare le nostre idee con essa se non attraverso le parole, diverse da un popolo all’altro e che, il più delle volte, tradiscono volontariamente o no il nostro pensiero. La scienza ha tuttavia potuto, in una certa misura, allargare le capacità dei nostri sensi: il microscopio ed il telescopio hanno allargato il campo della nostra visione, tanto in direzione dell’infinitamente piccolo, quanto verso l’infinitamente grande; il telefono ha eliminato la condizione di breve distanza allegata al nostro udito, e la televisione trasmette le immagini più lontane. Inoltre, la scienza ci ha lasciato intravedere l’esistenza di innumerevoli modalità vibratorie, di cui solo una parte infinitesimale è percettibile. Infatti, il nostro orecchio registra soltanto i valori di vibrazioni compresi tra i 32.000 ed i 33.000, il nostro occhio percepisce soltanto quelli comprese tra i 450 trilioni della luce rossa ed i 750 trilioni della luce viola; ne consegue che anche integrando le vibrazioni dell’elettricità e del colore, ci si ritrova ancora confrontati a lacune che sfidano ogni immaginazione. Insomma, queste lacune corrispondono a vibrazioni realmente emesse nell’universo o, al contrario, sono esse soltanto la conseguenza di un nulla, di un’assoluta discontinuità nella successione vibratoria?
Quest’ultima ipotesi non è compatibile né con le leggi della natura che procede solo mediante transizioni, né con le acquisizioni della scienza che ci disvela l’esistenza di nuove vibrazioni, a mano a mano che essa progredisce. Ragion per cui dobbiamo concludere che, con ogni probabilità, esistono innumerevoli centri vibratori che sfuggono alla nostra coscienza la cui percezione ci condurrebbe alla conoscenza di mondi insospettati.
Dobbiamo per questo ammettere che la conoscenza di questi mondi ignoti ci sarà svelata soltanto dai lenti progressi della scienza? Non possiamo noi perfezionare le nostre attuali percezioni in maniera tale da poter estendere le nostre investigazioni? Non possiamo forse acquisire sensi nuovi ed allargare illimitatamente il campo della nostra coscienza?
Questa domanda richiede un’immediata risposta affermativa, se si ammette l’esistenza di fenomeni supernormali, quali essi ci vengono riferiti da antichi testi e da certi autori moderni. Come la doppia vista, la telepatia, il sonno sonnambulico.
Ma questi fenomeni, di cui dimostreremo in seguito l’esistenza, sono screditati; ciò spiega perché non sono contemplati dall’insegnamento ufficiale e non sono studiati dal mondo degli scienziati. Due ragioni spiegano questa disistima.
Le osservazione contraddittorie
La prima di esse si basa sul carattere caotico e contraddittorio delle osservazioni finora eseguite su questo genere di fenomeni, sul fatto che manifestano una varietà ed una spontaneità che li rendono inafferrabili; infine, sul fatto che i professionisti del sonnambulismo, più o meno lucido, sono maggiormente preoccupati dal loro tornaconto lucrativo che non dall’interesse scientifico e, taluni di essi, non temono di supplire alla loro facoltà necessariamente volubile con la ciarlataneria.
E le idee preconcette
La seconda ragione si fonda su idee preconcette che generalmente pratichiamo nei confronti della psiche. Lo studio delle questioni fisiche incomincia appena; fino ad oggi, la loro soluzione ci è stata data dalle religioni, dalle filosofie, da svariate dottrine e ciascuno di noi ha sottoscritto il sistema più conforme alla propria indole. Possiamo infatti essere negatori o credenti, scettici o creduli, materialisti o spiritualisti, poco importa; non possiamo impedirci di innalzare, per quanto riguarda il destino dell’anima, un edificio metafisico, che trova le proprie fondamenta nel più profondo di noi stessi e che ricolleghiamo al sistema religioso o filosofico al quale si adatta meglio.
Diveniamo quindi irriducibili, e nelle nostre discussioni, ci scontriamo o ci accordiamo con il nostro interlocutore ogni volta che le sue idee psichiche si discostano o si avvicinano alle nostre. Se le nostre credenze non hanno affinità con le sue, l’intesa risulta impossibile, in quanto richiederebbe il capovolgimento di una convinzione le cui radici si trovano nella più profonda intimità del nostro essere, e che si è affermata con forza nel nostro pensiero.
Consideriamo, per esempio, la credenza nelle vite successive: la religione buddistica e la dottrina teosofica l’ammettono, la religione cattolica e la dottrina gnostica la respingono, gli scienziati moderni le oppongono l’altra dell’eredità. È scontato che, da un lato, il cattolico, lo gnostico e lo scienziato e, dall’altro il buddista, il teosofo e lo spirita, non potranno affrontare la questione senza scontrarsi; potranno scambiare vicendevolmente numerosi argomenti, sfoggiando maggiore o minore sottigliezza ma non potranno mai trovarsi d’accordo.