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Felice Romani

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Beschreibung

Norma è un'opera in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia francese Norma, ou L'infanticide di Louis-Alexandre Soumet.
Composta in meno di tre mesi, nel 1831, fu data in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello stesso che pure diventerà la più popolare tra le dieci composte da Bellini, fu un fiasco Ma era anche un’Opera insolita. La drammaturgia di Romani era stranamente severa e l'assenza del momento musicalmente più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, scontentò il pubblico milanese.
Il soggetto è ambientato nelle Gallie al tempo dell'antica Roma, e presenta espliciti legami con il mito di Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea, relegando l'orchestra al ruolo di accompagnamento della voce.

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Table of Contents

Atto primo

Atto secondo

Felice Romani

NORMA

DI BELLINI

LIBRETTI D'OPERA 12

2020 Latorre Editore

Italy

www.latorre-editore.it

NORMA

Opera in due atti di

Felice Romani

Dalla tragedia "Norma, ou L'infanticide" di Louis-Alexandre Soumet.

Musica di Vincenzo Bellini

Prima rappresentazione 26 dicembre 1831

Teatro alla Scala

Milano

Personaggi

Pollione, Proconsole di Roma nelle Gallie (Tenore)

Oroveso, Capo dei Druidi (Basso)

Norma, Druidessa, figlia di Oroveso (Soprano)

Adalgisa, Giovane Ministra del tempio di Irminsul (Soprano)

Clotilde, Confidente di Norma (Mezzo-Soprano)

Flavio, Amico di Pollione (Tenore)

Due fanciulli, figli di Norma e di Pollione

Cori e comparse

Druidi - Bardi - Eubagi - Sacerdotesse - Guerrieri e soldati galli

La scena è nelle Gallie, nella foresta sacra e nel tempio di Irminsul.

Atto primo

 

Scena prima

 

 

Foresta sacra de' Druidi.

 

In mezzo, la quercia d'Irminsul, al pie' della quale vedesi la pietra druidica che serve d'altare. Colli in distanza sparsi di selve. È notte; lontani fuochi trapelano dai boschi.

 

 

Al suono d'una marcia religiosa sfilano le schiere de' Galli, indi la processione de' Druidi. Per ultimo Oroveso coi maggiori Sacerdoti.

 

OROVESO.

Ite sul colle, o Druidi;

Ite a spiar ne' cieli

Quando il suo disco argenteo

La nuova Luna sveli;

Ed il primier sorriso

Del verginal suo viso

Tre volte annunzi il mistico

Bronzo sacerdotal.

DRUIDI.

Il sacro vischio a mietere

Norma verrà?

OROVESO.

Sì, Norma.

DRUIDI.

Dell'aura tua profetica,

Terribil Dio, l'informa;

Sensi, o Irminsul, le ispira

D'odio ai Romani e d'ira.

Sensi che questa infrangano

Pace per noi mortal.

OROVESO.

Sì: parlerà terribile

Da queste guercie antiche;

Sgombre farà le Gallie

Dall'aquile nemiche;

E del suo scudo il suono,

Pari al fragor del tuono,

Nella città dei Cesari

Tremendo echeggerà.

TUTTI.

Luna, ti affretta a sorgere!

Norma all'altar verrà.

 

Si allontanano tutti e si perdono nella foresta; di quando in quando si odono ancora le loro voci risuonare in lontananza. Escono quindi da un lato Flavio e Pollione guardinghi e ravvolti nelle loro toghe.

 

 

Scena seconda

 

 

Pollione e Flavio.

 

POLLIONE.

Svanîr le voci! e dell'orrenda selva

Libero è il varco.

FLAVIO.

In quella selva è morte;

Norma tel disse.

POLLIONE.

Proferisti un nome

Che il cor m'agghiaccia.

FLAVIO.

Oh! che di' tu! l'amante,

La madre de' tuoi figli! ...

POLLIONE.

A me non puoi

Far tu rampogna, ch'io mertar non senta;

Ma nel mio core è spenta

La prima fiamma, e un Dio la spense, un Dio

Nemico al mio riposo; al pie' mi veggo

L'abisso aperto, e in lui m'avvento io stesso.

FLAVIO.

Altra ameresti tu?

POLLIONE.

Parla sommesso.

Un'altra, sì ... Adalgisa ...

Tu la vedrai ... fior d'innocenza e riso,

Di candore e d'amor. Ministra al tempio

Di questo Dio di sangue, ella v'appare

Come raggio di stella in ciel turbato.

FLAVIO.

Misero amico! e amato

Sei tu del pari?

POLLIONE.

Io n'ho fidanza.

FLAVIO.

E l'ira

Non temi tu di Norma?

POLLIONE.

Atroce, orrenda

Me la presenta il mio rimorso estremo ...

Un sogno ...

FLAVIO.

Ah! narra.

POLLIONE.

In rammentarlo io tremo.

Meco all'altar di Venere

Era Adalgisa in Roma,

Cinta di bende candide,

Sparsa di fior la chioma;

Udia d'Imene i cantici,

Vedea fumar gl'incensi,

Eran rapiti i sensi

Di voluttade e amor.

Quando fra noi terribile

Viene a locarsi un'ombra;

L'ampio mantel druidico

Come un vapor l'ingombra.

Cade sull'ara il folgore,

D'un vel si copre il giorno;

Muto si spande intorno

Un sepolcrale orror.

Più l'adorata vergine

Io non mi trovo accanto;

N'odo da lunge un gemito,

Misto de' figli al pianto ...

Ed una voce orribile

Echeggia in fondo al tempio:

Norma così fa scempio

D'amante traditor.

 

Squilla il sacro bronzo.

 

FLAVIO.

Odi? ... I suoi riti a compiere

Norma dal tempio move.

VOCI lontane.

Sorta è la luna, o Druidi;

Ite, profani, altrove.

FLAVIO.

Vieni: fuggiam ... sorprendere,

Scoprire alcun ti può.

POLLIONE.

Traman congiure i barbari ...

Ma io li preverrò ...

Me protegge, me difende

Un poter maggior di loro;