Lessico ambrosiano inedito - Eva Villani - E-Book

Lessico ambrosiano inedito E-Book

Eva Villani

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Lessico ambrosiano inedito di Eva Villani I. L’opera e la sua struttura II. Le fonti III. Il contenuto IV. Le citazioni V. Il metodo e il fine

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La pubblicazione di questo volume ha ricevuto il contributo finanziario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sulla base di una valutazione dei risultati della ricerca in essa espressa. Il finanziamento D3.1 è stato erogato nel 2013.

© 2014EDUCatt - EnteperilDirittoalloStudioUniversitariodell’UniversitàCattolica

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e-mail: [email protected] (produzione); [email protected] (distribuzione)

web: www.educatt.it/libri

Associatoall’AIE – AssociazioneItalianaEditori

isbn edizione cartacea: 978-88-6780-086-5

isbn edizione ePub: 978-88-6780-653-9

copertina: progettograficoStudioEditorialeEDUCatt

Sommario

Introduzione

I. L’opera e la sua struttura

II. Le fonti

III. Il contenuto

IV. Le citazioni

V. Il metodo e il fine

Compendia

Sigla

Monita

Testo

Indices

I. Index nominum propriorum

II. Index locorum classicorum

III. Index omnium verborum

Dedico questo studio alla memoria di mio padre

Introduzione1

I. L’opera e la sua struttura

Introdotta da ÆArch;su;nqew'/,tou'lexikou',kata;stoicei'on, un’anonima compilazione lessicografica conservata nei ff. 207r-208v del codice Ambrosianus gr. C 222 inf. (vergato tra il 1180 e il 1186 d.C.)2 probabilmente integra3 raccoglie 751 glosse4, ciascuna delle quali ha un minimo di uno e un massimo di quattro glossemi5.

Come lemmi vi sono 491 sostantivi per lo più al Nominativo singolare; 126 verbi, di solito alla prima persona singolare dell’indicativo presente attivo o al modo infinito; 106 aggettivi, al Nominativo o Accusativo (maschile/neutro) singolare; 28 parti invariabili del discorso e pronomi. Queste proporzioni sono conformi alle lemmatizzazioni più comuni nella lessicografia antica6.

Talvolta nel Lessico Ambrosiano si trova lo stesso lemma (identico o con minime differenze), ripetuto a distanza7 con chiose (o glossemi) uguali8, o comprensive (la più ampia riprende la più breve)9, o diverse10.

Le glosse conservate iniziano con tutte le lettere dell’alfabeto e sono ripartite in ventiquattro sezioni d’ampiezza coerente con la media lessicografica11: a127, b20, g24, d34, e66, z8, h15, q26, i20, k81, l40, m40, n18, x5, o24, p46, r16, "55, t29, u7, f23, c19, y5, w3.

Seppur la disposizione complessiva dei lemmi nell’opera sembri basarsi prevalentemente sulla lettera iniziale12, talvolta operano anche altri due criteri:

1. si individuano numerosi piccoli gruppi costituiti secondo «la prima sillaba o le prime due (tre) lettere di ciascun lemma»13;

2. il Lessico segue talvolta il criterio antistoechico già adottato nella Suda14: l’ordinamento dei lemmi per sillabe iniziali non si fonda cioè sulla grafia ma sulla fonetica15.

L’ortografia dei termini è di norma corretta, ma in due occasioni l’accentazione sembra errata. Il lemma a26 a[qlo" è parossitono invece di properispomeno. Anche Tzetzes e Eustazio presentano questa tendenza nel trattamento dell’accento, come osserva Marchinus Van der Valk: «Videmus enim in multis vocibus quae vulgo perispomenon accentum habent, eum paroxytono accentu uti»16. «Hic usus scribendi, cuius erat causa, quod vocalis dicrovnou tempus a Byzantinis non recte discernebatur, apud scribas et auctores serioris aetatis late grassabatur»17.

Il lemma q14 qovro;" porta due accenti. Anche Tzetzes, (o i suoi copisti) apponeva talvolta un duplice accento sul medesimo termine, ma gli esempi proposti da Lidia Massa Positano riguardano particelle e negazioni monosillabiche18. Il nostro caso invece potrebbe essere dovuto a un errore di copiatura, a un’incertezza oppure all’intento di attestare un molteplice uso accentuativo.

Nei margini dei fogli e fra le righe del testo sono vergate dalla stessa mano che lo stese 101 glosse (di cui 2 incerte) singole o in piccoli gruppi19. I lemmi non iniziano con tutte le lettere dell’alfabeto e non sembra individuabile un unico criterio di selezione. È possibile che essi derivino da interessi lessicali del copista che li avrebbe aggiunti, si direbbe, in uno o più20 momenti successivi alla trascrizione del Lessico Ambrosiano.

Le strutture delle glosse sono numerose. Alcune chiose comprendono contemporaneamente osservazioni appartenenti a più tipologie, con una mescolanza di materiali diversi, frequente nei Mischlexika bizantini, dove l’uniformità del metodo cede alle esigenze di una più generale (e generica) utilità.

La maggior parte delle glosse richiama la disposizione base «x:a, b, c,...»21, in cui accanto al lemma vi sono uno o più termini affini oppure un breve nesso esplicativo22. Ma vi sono anche strutture particolari23.

1. Alcune glosse illustrano l’esegesi con una proposizione oppure con una argomentazione più estesa24.

2. Altre presentano accanto al lemma spiegato osservazioni fonetiche o morfologiche25. Le seconde si suddividono in due tipi; trattano cioè della declinazione del termine o della presenza di una particella invariabile che ne modifica il significato26.

3. Altre glosse propongono l’etimologia del lemma, secondo diverse formule27.

4. Alcune glosse spiegano il lemma rimandando con to;aujtov (o espressioni analoghe) al glossema della precedente28.

5. Alcuni lemmi (o più raramente termini della glossa) sono coordinati con de; in senso oppositivo/esegetico: forniscono cioè la spiegazione in base al contrasto semantico29 e/o ortografico/fonetico30 con uno o più vocaboli (si tratta di glosse paromofone, talvolta anche sinonimiche). Talvolta de; è omesso, pur restando l’opposizione tra i termini.

6. Alcune glosse sono sia polisemantiche sia paromofone31, con o senza dev.

7. Due glosse elencano coppie o triadi polisemantico-parasinonimiche32.

8. Una glossa è sinonimica e differenziata33.

9. Non mancano glosse incompiute che avrebbero potuto in origine essere oppositive34.

10. Poche chiose sono introdotte da ajntiv35.

11. Talora un duplice lemma riceve una sola glossa, che talvolta spiega solo uno dei due termini36.

12. Raramente lemma e glossa formano nesso in un testo classico37.

13. Alcuni lemmi presentano come esegesi la categoria (morfologica o semantica) d’appartenenza38.

Talora la chiosa contiene brevi formule ricorrenti.

La più frequente è legovmeno" (anche declinato e talvolta accompagnato da koinw'", avverbio che però non si trova solo in questi casi)39 spesso per introdurre un termine demotico, in un solo caso si trova kalouvmeno"40. Talora gli avverbi ajllhgorikw'" (‘allegoricamente’), kurivw" in opposizione a katacrhstikw'" (‘propriamente’ e ‘impropriamente’), kurivw" da solo41 indirizzano il lettore alla corretta interpretazione delle diverse possibili accezioni del lemma. In chiose ampie il compilatore inserisce verbi esplicativi (soprattutto levgetai)42.

Nonostante la sostanziale affinità delle glosse ambrosiane alla struttura e alla disposizione di quelle nei lessici del XII sec., la molteplicità di tipologie compresenti nella medesima compilazione rende il Lessico un unicum.

II. Le fonti

Le glosse di cui sembra possibile individuare la fonte43 sono più di un terzo, 276. Quella più frequentemente attestata (97 volte), caratterizzata spesso dalla presenza dell’articolo prima dell’esegesi, sono gli Epimerismi attribuiti44 al grammatico Erodiano, vissuto nel II sec. d.C. durante il regno di Marco Aurelio45 ma, secondo Andrew R. Dyck, non attestati prima del V sec.46. Lo studioso ipotizza inoltre che il titolo corretto dell’opera fosse ÔHrwdianou'ÆEpimerismoi;ÔOmhvrou e che «the work originally comprised a commentary on words occurring in select verses of the Homeric poems and that the glosses were later rearranged to form an alphabetical lexicon»47. Inoltre egli ritiene questi Epimerismi pseudo-erodianei fonte di quelli omerici «at every stage of their composition»48.

I manoscritti che tramandano la compilazione secondo Robert Edward Sinkewicz sono 13, ma ad un esame dei cataloghi solo alcuni ne risultano reali testimoni49. Il più antico sembra essere il cod. Vaticanus gr. 1822, un codice miscellaneo e costituito di materiale datato fra il XIII e il XV sec. Gli Epimerismi sono conservati ai ff. 17r-36v, scritti su carta occidentale e risalenti al XIV sec. d.C.50. Se si accoglie questa datazione, il cod. Ambrosiano sarebbe un’importante testimonianza della circolazione degli Epimerismi pseudo-erodianei (anche se non nella forma che conosciamo) prima del XIV sec., seppur come fonte di un lessico e non come opera integrale.

I lemmi del Lessico Ambrosiano sono talvolta omerici. Ai ff. 210v-212r del nostro codice è conservato un Lessico polisemantico, il cui nucleo fondamentale è costituito da lemmi del di Apollonio Sofista. È dunque probabile che il possessore delC 222 inf. avesse diretta conoscenza di repertori lessicali omerici, circolanti da secoli nelle scuole, e che li impiegasse come base per le proprie compilazioni.

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