Al servizio della vita e dell’amore
Crescere e accompagnare la crescita
Testi di Joël Weser
3
Prima edizione italiana 2023
Prima edizione 2018in tedesco / Germania
© 2023 Joël Weser
Sito: www.pressenz.com
Impaginazione, layout e graca: Gunther Fuchs // www.fuchs-design.net
Graca di copertina: Gunther Fuchs // www.fuchs-design.net
Immagine cover: 123RF
Consulenza informatica e distribuzione: Ivan De Masi // www.blu-it.de
Società editoriale: Institut für PrEssenz
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Stampa e distribuzione per conto dell’editore e dell’autore:
Institut für PrEssenz
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und systemische Lösungen, Fortunastraße 5, 64711 Erbach,
Germania
L’opera, comprese le sue parti, è protetta dal diritto d’autore. L’autore è responsabile del
contenuto. Qualsiasi utilizzo non è consentito senza il suo consenso. La pubblicazione e la
diffusione sono effettuate per conto dell’autore, raggiungibile presso: Institut für
PrEssenz
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23
Tutto ebbe inizio nella bella Italia
Ora questo libro “Al servizio della vit a e dell’amore” è
disponibile anche in lingua italiana. Il mio pensiero va prima di
tutto a Reinhold Ferrari. Al mio anco come interprete in Italia
c’è stato soprattutto lui. Con il suo modo raccolto e con la sua
potente voce profonda, attraverso tanti processi e situazioni, ha
contribuito al successo dei seminari. Quando due (o forse erano
tre...) anni fa gli chiesi se poteva tradurre il libro in italiano,
sono stato felice di trovare una grande disponibilità da parte
sua. Grazie caro Reinhold, sei diventato un buon amico per me
durante i molti anni di intensa collaborazione.
Ebbene, come è successo che negli ultimi quindici anni io
abbia potuto viaggiare così spesso nel meraviglioso paesaggio
italiano e conoscere luoghi unici, tra cui Milano, e lavorare con
la gente italiana, aperta e vivace?
È iniziato proprio in Italia.
Nel 2006 scrissi una lettera a Bert Hellinger in cui gli
segnalavo che avrei avuto piacere di lavorare come docente
nella formazione della Hellingerschule.
Negli anni precedenti, avevo già incontrato Bert in molte
occasioni: nelle conferenze, nei seminari, nelle supervisioni,
nei piccoli gruppi di costellazioni tenuti da lui, e poi
anche nelle conferenze e nei convegni condotti da me. Gli
incontri con Bert e con il suo lavoro mi hanno commosso
profondamente e mi hanno cambiato sempre di più in tutti i
sensi. Era come se prima tutto fosse diviso e sottosopra, ed ora
si avvicinasse sempre più all’anima attraverso i sensi e il corpo,
e quindi si erigesse nella sua interezza e si radicasse nella terra.
Il rapporto con me stesso, con le persone vicine e lontane, e
soprattutto con tutto ciò che ci circonda, è cambiato veramente
23
dalle fondamenta. Era un arrivo a ciò che serve la vita, la salute
e l’amore nel senso più profondo.
Bert mi rispose con un breve: “Scrivimi in una lettera quello
che hai da offrire”. In una lunga lettera gli descrissi il mio
background e le mie esperienze, così come il mio grande
interesse per la ricerca e per l’insegnamento dell’atteggiamento
del costellatore familiare e del facilitatore in generale.
Al che mi rispose: “Ti ricordo bene...” e mi invitò al suo
prossimo seminario in Italia, a Bolzano, “...perché tu possa
vedere come io lavoro adesso”. Qui conobbi Christina
Niederkoer, che organizzava i seminari in Italia con molto
impegno, spirito d’iniziativa e un’attenzione costante ed
affettuosa rivolta tutti i partecipanti.
In vista dell’avvio di una collaborazione, Bert mi diede una
frase che è tuttora essenziale per me, “Fai esattamente quello
che ti fa piacere!” Sotto questi auspici, nel febbraio 2007
condussi il mio primo seminario per la Hellingerschule in
Italia, a Merano.
Bert si rese conto che nei seminari io lavoravo sempre con
esercizi speciali di incontro sulla presenza, per avvicinare i
partecipanti all’atteggiamento fenomenologico e al più ampio
“essere ugualmente rivolti a tutto”. Così un giorno mi invitò a
descrivere l’origine e la procedura concreta di questi esercizi
di incontro. Il risultato fu un documento di circa 30 pagine, in
cui descrivevo il lavoro di PrEssence che avevo sviluppato.
Christina Niederkoer, con la quale si stava sviluppando
una procua collaborazione sfociata in amicizia, aggiunse
delle foto per descrivere gli esercizi e così nacque la prima
“Introduzione al lavoro di PrEssence”. Una versione estesa di
questa introduzione è disponibile anche in questo libro.
Sotto la guida sempre proattiva e creativa di Sophie Hellinger,
45
il perfezionamento e la formazione per costellatori familiari
hanno continuato a diffondersi nel mondo. Poter lavorare
connesso con Bert, in questo campo speciale, è stato per me
un grande dono e una ricca esperienza. Dopo la morte di Bert
rimasi alla Hellingerschule per circa un anno, in modo da poter
eventualmente essere a disposizione e di sostegno nella grande
situazione di rinnovamento che sarebbe seguita.
Oggi, nella primavera del 2023, volgo il mio sguardo indietro
al molto e al pieno con profonda gratitudine. Guardando al
futuro, continua il mio impegno nel creare relazioni e offrire
spazi per le relazioni,
nella bella Italia e in tutto il mondo.
Con affetto Joël Weser
45
Indice
Al servizio della vita e dell’amore 6
La leggerezza dell’accompagnare 12
E’ in arrivo un invito... 17
I tipi di emozioni e il modo di gestirle 45
Anche le emozioni sono inviti 60
Adolescenti spavaldi e la loro vita interiore 67
Dell’aiuto e della dignità 90
La PrEssenz
®
raccolta e aperta 92
L’atteggiamento fenomenologico 104
La forza della PrEssenz
®
– Un’introduzione 128
Come la coscienza ci fa muovere 189
Del parlare raccolto 240
Il tiramolla nell’amore 246
Gratitudine 269
Indice analitico 272
Lista degli esercizi d’incontro 287
67
Al servizio della vita e dell’amore
Osare e gioire nella crescita
E’ un grande piacere per me incontrarvi attraverso queste
righe, espressione della mia decennale esperienza di lavoro
con persone in situazioni, ambiti di vita e Paesi diversi. Ora
il libro è nelle vostre mani, forse solo per un breve incontro.
Chissà, potrebbe invece essere l’inizio di un lungo viaggio
insieme... Qualunque sia la pagina su cui vi soffermerete
sfogliando il libro, imboccando un pezzo di strada con me, vi
farà immergere in tutto ciò che muove noi esseri umani.
Incontreremo ciò che è veramente efcace nelle nostre situa-
zioni e relazioni private e professionali, al di là delle nostre
percezioni quotidiane. Basandoci sul vostro percorso di vita e
sulle vostre esperienze precedenti, esamineremo insieme ciò
che ci fa crescere come esseri umani e vedremo come prendere
il nostro posto e il nostro spazio in un modo che ci rafforza,
così che la nostra vita e le nostre relazioni diventino più
appaganti.
Che cosa sta suscitando in voi ciò che avete appena letto?
Apertura, chiusura o indifferenza? Crea un interesse o piuttosto
mobilita in voi resistenza o ripiegamento? E a livello sico?
Comunque sia, non può essere privo di effetti, perché noi
risuoniamo sempre in qualche modo, reagendo a situazioni,
incontri e a ciò che leggiamo o pensiamo.
E io stesso, come mi pongo mentre scrivo queste righe? Sono
seduto qui, alle strette e forse teso, lo sguardo sso sullo
schermo del computer, nel tentativo di formulare l’essenziale?
Oppure guardo voi, i lettori, mi sento in contatto con voi e
scrivendo vi parlo?
67
Ed ecco che ci troviamo già nel bel mezzo delle dinamiche che
agiscono dentro di noi e tra noi esseri umani.
Crescere personalmente e accompagnare la crescita
Questo libro si rivolge a chiunque senta il bisogno di crescere
ulteriormente nella vita e nelle relazioni. E poiché la crescita
personale per noi umani ha sempre a che fare con le relazioni,
serve anche a sviluppare le nostre possibilità di accompagnare
altre persone. Questo vale per tutte le situazioni di vita: come
madre o padre, come donna o uomo in una coppia, come glio
dei nostri genitori; ma anche professionalmente, nel lavoro con
le persone, nell’aiuto, nella terapia, nell’insegnamento, nella
consulenza e come dirigenti.
“Ci deve pure essere qualcos’altro!”
Una persona è mossa dal profondo desiderio di scoprire sé
stessa e di dispiegarsi per vivere una vita piena e relazioni
appaganti. Cosa ci impedisce di avvicinarci sempre di più
a questo obiettivo e perché a volte ci troviamo di fronte ad
ostacoli apparentemente insormontabili? Perché dubitiamo
del successo, diventiamo angusti nelle nostre relazioni invece
di aprirci, e difdiamo della felicità quando si manifesta a
sorpresa? Perché ci portiamo dietro tante credenze che ci
limitano e atteggiamenti che ci indeboliscono, del genere
“do sempre il meglio di me, ma in qualche modo non è mai
abbastanza”, “quando le cose ti vanno troppo bene, vedrai che
alla ne la paghi”, “la vita non è una passeggiata” e molte
altre ancora?
Allo stesso tempo, c’è una profonda consapevolezza in noi, che
a volte si manifesta sotto forma di intuizione. La voce interiore
che suggerisce “questo non può essere tutto…!?” o “ci deve pur
essere qualcos’altro!?” indica che c’è una spinta verso qualcosa
di familiare che va oltre ciò che ci limita e spesso ci logora.
89
Incamminarsi verso se stessi
Come ho detto all’inizio, vi invito a fare un percorso, simile a
un viaggio in treno, che consiste nell’avvicinarci a noi stessi
e alla nostra essenza, a quello cioè che ci rende unici e che in
denitiva solo noi possiamo fare emergere.
Durante la lettura del libro, avrete la possibilità di salire o
scendere dal treno in qualsiasi momento del viaggio secondo i
vostri impulsi. Io vi consiglio di soffermarvi dove un titolo, una
parola chiave o un’asserzione vi arriva o vi fa arrestare. E se
qualcosa vi tocca o vi sconcerta, staccatevi per un attimo dalle
righe per lasciare che le sensazioni cadano dentro di voi. Fate
come quando un sasso cade in un tranquillo stagno in mezzo
al bosco e i cerchi nell’acqua si espandono in ogni direzione:
ascoltate, percepite, stupitevi... e vivrete un incontro delicato
con voi stessi e con ciò che vi si svela e si muove in voi. Siate
il lago nel bosco, perché ogni volta che venite toccati, qualcosa
in voi vuole mostrarsi.Quando riettiamo su noi stessi in
questo modo, cioè quando il nostro corpo e i nostri sensi sono
in modalità ricezione, siamo raggiunti da molte informazioni,
sensazioni, impressioni e intuizioni sulle cose che ci muovono.
Attraverso la sola mente sarebbe impossibile.
Lo sviluppo è un movimento verso l’ignoto
Si tratta quindi di un viaggio alla scoperta di sé stessi. Una
tale esplorazione comporta il raggiungimento dei conni
nazionali e il loro superamento, per raggiungere nuovi paesaggi
interiori che si accompagnano al cambiamento. E se da un lato
il diverso e la vastità ci attraggono e ci seducono, dall’altro
possono anche metterci a disagio e spaventarci. Per questo
molte persone si stabiliscono entro i propri conni familiari,
apparentemente sicuri. Pur rendendosi conto che la loro vita
è stressante e logorante, preferiscono rimanere fedeli alle loro
abituali immagini interiori, a sentimenti, idee, atteggiamenti
89
sici, credenze o strategie tradizionali. Ma il nostro Essere
è profondamente orientato allo sviluppo e alla crescita. Solo
quando usciamo dal bozzolo, che sembra sicuro ma in realtà
sta diventando sempre più angusto, diventiamo la farfalla che
siamo realmente.
Il viaggio può iniziare
I viaggi di esplorazione richiedono una certa preparazione,
un equipaggiamento e un atteggiamento adeguati. Le vostre
esperienze di vita passate possono fungere da preparazione,
per esempio se hanno portato a grossi punti interrogativi sul
vostro futuro. Forse affermazioni quali “questo non può essere
tutto…!?” o “ci deve pure essere qualcos’altro!?” si sono
sempre più radicate in voi e sono divenute certezze.
Forse avete la chiara sensazione di sbagliare e sentite che
la vostra vita attuale vi sembra in qualche modo vuota e
insoddisfacente, benché esteriormente tutto sembri normale e
giusto. È possibile anche che vi troviate in uno stato di bisogno,
che per necessità siate spinti verso qualcosa di nuovo.
L’equipaggiamento da viaggio può includere, ad esempio,
la consapevolezza che c’è una forza in noi che ci ha sempre
sorretto, anche se abbiamo raggiunto dei limiti nel nostro
precedente percorso di vita e abbiamo pensato di non poter più
andare avanti - ad esempio, in una grave crisi professionale,
familiare o di salute.
L’attitudine ad impegnarsi nel cambiamento e quindi in
qualcosa di nuovo può essere frutto della determinazione e
del coraggio che sono cresciuti con l’intuizione ricorrente che
non è più possibile o desiderabile continuare in questo modo.
A volte è anche utile e importante chiedere aiuto all’addetto al
treno o cercare un compagno di viaggio esperto per un certo
periodo di tempo.
1011
Qualunque cosa vi muova, in questo viaggio non potete
fare errori. Ma non potete nemmeno non farne. Si tratta
esclusivamente di essere presenti con ciò che accade e ciò
che si mostra. Il semplice non affrontare le cose interiori ed
esteriori nel solito modo, cioè ricorrendo costantemente alle
tradizionali valutazioni, rappresenta il cambiamento. Da un
lato, ciò signica che nel cervello vengono sovrascritti modelli
di comportamento sempre più familiari e angusti. D’altra
parte, con il tempo, il nostro corpo raggiunge un’eutonia più
sana e la nostra anima si apre a nuove esperienze e ad incontri
più profondi. E se all’improvviso vi ritrovate di nuovo in un
carosello di pensieri familiari o in un comportamento consueto,
tornate semplicemente morbidamente nel presente e nei sensi.
Questo vi permette di mettervi di nuovo sulle tracce di voi
stessi, del sensato e del senso in genere: presenti, vigili e
stupiti.
Durante ogni tappa del viaggio, cioè in ogni brano del libro,
l’occhio si concentra su ciò che ci permette di trascendere le
condizioni interiori ed esteriori che limitano il nostro sviluppo
o lo ostacolano. Si tratta infatti di incontrare e sviluppare noi
stessi, di vivere una vita appagante e relazioni arricchenti.
Anche se il testo tratta argomenti diversi, tocca comunque tutte
le connessioni essenziali che hanno a che fare anche con voi.
Potete sedervi più rilassati nello scompartimento del treno,
guardare fuori dal nestrino e lasciare che cose e situazioni vi
passino accanto e dentro di voi.
Alcune cose passano in fretta, altre più lentamente; a volte ci
fermiamo più a lungo in una certa stazione, no a quando non
possiamo andare avanti, arricchiti da una nuova prospettiva.
Spesso un dettaglio cattura la nostra attenzione, e a volte ne
siamo talmente affascinati che sembra non esista nient’altro.
Ma poi, a suo tempo, quando allarghiamo di nuovo il nostro
1011
orizzonte e guardiamo l’intero paesaggio, riconosciamo come il
dettaglio è inserito in un contesto più ampio. Forse ci rendiamo
conto anche che il nostro respiro si è appiattito e la tensione del
nostro corpo è aumentata. Qualcosa in noi si unisce, diventa
più calmo, e involontariamente tiriamo un sospiro di sollievo,
arricchiti dall’intuizione o dalla contezza dell’importante passo
successivo.
Con il tempo, la nostra comprensione, il nostro percepire e il
nostro agire vanno ben oltre il superciale, e incontriamo la
vita e l’amore in un modo più completo: vivi e aperti.
Benvenuti con tutto...
...nel nostro comune viaggio di esplorazione.
1213
La leggerezza dell’accompagnare
Accompagnare un cliente è come planare 13
Accompagnare lascia all’altro la sua libertà 14
I consigli producono quasi sempre una chiusura 15
Solo noi stessi possiamo trovare quello che è nostro 16
Non esiste una crescita di seconda mano 16
1213
La leggerezza dell’accompagnare
“Per favore, non dirmi come devo essere,
perché lo possa scoprire per conto mio
e rimanere vicino a te”
Accompagnare un cliente è come planare
La radice del verbo tedesco begleiten– in italiano accompa-
gnare – rimanda alle azioni di planare e scivolare.”Be-gleiten”
è una parola meravigliosa, perché richiama la leggerezza del
planare, dello scivolare. Mentre il presso Be (simile al re ita-
liano) si riferisce al “re-lazionarsi” con una persona, il termine
planare indica il ruolo dell’accompagnatore in questo incontro.
Egli plana o scivola.
Che cosa associamo all’azione del planare?
Forse la poiana che, sdando le leggi della gravità, volteggia
nel cielo; un veliero con le sue bianche vele spiegate in
lontananza, dolcemente ondeggiante sul mare mosso dal vento;
oppure i bambini che, levando grida di gioia, scivolano con le
braccia aperte sulla pista di pattinaggio.
Planare trascende ogni sforzo. Ha a che fare con il benessere,
perché siamo in armonia con le cose e le condizioni.
Comprende ducia, dedizione e apprezzamento. La resistenza
e la lotta per o contro qualcosa sono estranee a questo modo
di muoversi. Ecco perché la bellezza e la leggerezza del
planare si perdono immediatamente quando un’intenzione o
un’idea in noi diventa così forte che iniziamo a lottare con le
condizioni inte-riori ed esteriori, subite come un ostacolo o un
impedimento.
1415
Accompagnare lascia all’altro la sua libertà
Accompagnare signica stare con qualcuno che è in
movimento, nel suo movimento. Se invece abbandoniamo lo
stato dell’accompagnare perché interferiamo nel movimento
dell’altro, produciamo una serie di effetti immediati di vasta
portata. La persona non sarà più in grado di muoversi in
modo liberatorio, e noi stessi perdiamo la spensieratezza del
planare. Improvvisamente il nostro accompagnare diventa
preoccupare, sforzare, impensierire o compatire.
Nella maggior parte dei casi diventiamo così simili all’altro,
perché ora anche noi abbiamo preoccupazioni, siamo tesi, ce ne
facciamo carico o soffriamo. Abbiamo cioè perso la possibilità
di accompagnare qualcuno con efcacia – in quanto genitori,
ma anche insegnanti, consulenti, educatori, coach e chiunque
lavori o viva con esseri umani.
Vari sono gli esercizi d’incontro PrEssenz
®
che uso e
descrivo in questo libro, ma tutti ci mostrano che l’azione
deliberata e diretta consolida le situazioni e quindi ostacola o
addirittura impedisce la soluzione, la crescita e la guarigione.
Possiamo vericarlo e sperimentarlo tramite una crescente
consapevolezza verso i processi interpersonali nella vita di
tutti i giorni. Se ci orientiamo verso un’azione o un’intenzione,
la nostra percezione si restringe immediatamente. Di
conseguenza, l’essenziale è escluso, dentro e fuori di noi.
Se invece ritorniamo al nostro posto e nel nostro spazio, per
poi essere raccolti, aperti e senza intenzioni, saremo liberi. Ed
è libero anche l’altro, che con questo atteggiamento può essere
visto e quindi avverarsi. In questo modo, anche l’altro entra in
un movimento verso se stesso e verso ciò che gli appartiene.
1415
I consigli producono quasi sempre una chiusura
Suggerimenti, consigli e insegnamenti, seppure mossi da buone
intenzioni, provocano la chiusura del nostro interlocutore
quando mettono in dubbio il suo essere giusto. Ogni persona
vuole essere vista, lasciata e presa così com’è. Se, d’altra parte,
una persona non è pienamente riconosciuta, deve lottare per la
propria integrità e dignità. Ciò implica che non può più aprirsi
a sé stesso. Avendo la necessità di proteggersi, difendendosi
si lega alla controparte. Possiamo osservarlo già nei bambini
piccoli.
Per esempio quando i genitori “ben intenzionati” si spingono
troppo in là (nello spazio del bambino) con la loro cura e
preoccupazione. Quando osserviamo i bambini piccoli durante
tali processi, notiamo chiaramente come la loro espressione,
no a quel momento aperta, forse gioiosa o stupita, cambia
repentinamente. All’improvviso sembrano irrigiditi, senza vita,
e tutto il corpo perde la mobilità e permeabilità presenti no a
qualche attimo prima.
Oppure in noi adulti: come ci sentiamo quando qualcuno ci
dice “in realtà saresti a posto...!”? Questa frase probabilmente,
invece di aprire, produce una chiusura nell’interlocutore.
Perché ci si rende conto che c’è in arrivo un “ma” implicito che
sta per mettere in discussione qualcosa di te stesso.
Solo noi stessi possiamo trovare quello che è nostro
Noi siamo i soli a poter scoprire quello che è nostro e lo
scopriamo coi nostri tempi e modi. Solo ciò che noi stessi
troviamo e scopriamo ha veramente un signicato e una
forza. Noi umani abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Tuttavia, perché possa mostrarsi e formarsi, occorre uno spazio
relazionale di apertura: noi, in quanto esseri sociali, cresciamo
solo nelle e attraverso le relazioni.
1617
Non esiste una crescita di seconda mano
Soluzioni, intuizioni, crescita e vita di seconda mano
non esistono. Se qualcuno vive con qualcosa che non si è
manifestato in lui stesso, prima o poi si troverà di nuovo
davanti alla stessa porta, questa volta per scoprire da solo
quello che c’è dietro.
Se come accompagnatori sappiamo essere presenti in un modo
raccolto e aperto, ci rendiamo conto che ciò che apre il nostro
interlocutore apre anche noi e ciò che ci rafforza, rafforza
anche l’altro. In questo modo, l’accompagnamento di successo
permette sempre ad entrambe le parti di crescere in modo
meraviglioso.
1617
E’ in arrivo un invito...
Cos’è un invito? 20
La risonanza ha per noi un’importanza fondamentale 20
Quando l’atteggiamento differisce dal messaggio 21
Il continuo riorientamento nella dinamica relazionale 22
Aprirsi a una nuova esperienza 23
Il corpo come corrimano verso il presente 23
1° Esercizio d’incontro:
Sciogliersi in una situazione di tensione 24
Trovare la massima “eutonia” possibile 25
Reazioni dei partecipanti 27
Gli inviti come espressione di relazione sociale 27
L’invito a diventare simile all’altro 29
Riutare un invito induce un cambiamento 29
Ogni elemento inuenza il sistema sociale
(la “giostrina”) di cui fa parte 30
La perdita di risonanza crea instabilità 30
Attività spiazzanti per una nuova localizzazione 30
1819
Il tatticismo non crea relazioni 31
Gli inviti come qualcosa di quotidiano 31
Gli inviti hanno un forte effetto trainante 32
Risonanza come conferma e potenziamento 32
La mancata risonanza rende insicuri e indebolisce 32
La provocazione come invito 33
Invito accettato! 33
Accettare l’invito ci cambia 34
L’alunno controlla la situazione 34
Uscire nuovamente da un invito accettato 36
La crisi come luogo di cambiamento 37
Il trasferimento come invito 39
Esistono inviti che aprono e inviti che chiudono 39
Gli inviti che generano relazione sono i più potenti 39
La scoperta di ulteriori potenzialità 40
2° Esercizio d’incontro:
Essere e rimanere sciolti 40
Reazioni dei partecipanti 41
1819
Essere un invito che apre 42
Osare entrare in relazione richiede coraggio 43
Accettare la nostra vita 43
2021
E’ in arrivo un invito...
Cos’è un invito?
Per me, invito è un’espressione delle dinamiche essenziali
che si svolgono tra noi umani in tutti gli ambiti della vita e in
tutti gli incontri. Sono presenti inviti sia nel rapporto di coppia
che in quello genitore-glio; a scuola, in ogni classe e nel
corpo insegnante. Permeano tutti i settori del lavoro sociale,
comprese le sessioni terapeutiche, e inuenzano efcacemente
ogni situazione nei team e nei reparti di istituzioni e aziende.
Questo capitolo tratta dei molti inviti, per lo più inconsci, con
i quali noi umani ci inuenziamo continuamente nella nostra
esistenza.
Sappiamo bene che lo sbadiglio, il buon umore, lo stress
o l’insicurezza sono contagiosi. Agiscono come un invito
all’altro ad entrare in un sentimento o in uno stato. Tuttavia, i
processi in corso ogni giorno, in ogni luogo e in ogni incontro,
raggiungono un livello molto più profondo e vanno ben oltre la
mente cosciente.
La risonanza ha per noi un’importanza fondamentale
Ad ogni incontro, il nostro modo di essere presenti funge da
invito all’altro. Tutto si riette sul nostro interlocutore: come
appariamo, quello che diciamo, lo stato in cui siamo e quello
che ci muove al momento. Per noi esseri sociali, tali interazioni
e quindi anche la risonanza reciproca sono di importanza
esistenziale. Diversamente, da neonati non potremmo
sopravvivere, né potremmo diventare adulti capaci di
comunicazione empatica e di interazione sociale. Ci ritroviamo
e sviluppiamo la nostra essenza solo nel e attraverso il nostro
rapporto con gli altri.
2021
Molti inviti sono espressi senza che venga pronunciato
verbo. Si trasmettono soprattutto attraverso ciò che ci muove
realmente, quello cioè che sta dietro alle semplici parole:
l’atteggiamento, l’emozione o lo stato momentaneo in cui ci
troviamo. Allo stesso modo reagiamo all’istante ai più piccoli
cambiamenti nella mimica, nei movimenti degli occhi, nei gesti
e nella tensione del corpo.
Quando l’atteggiamento differisce dal messaggio
Siamo consapevoli di alcuni di questi processi. Conosciamo,
infatti, l’incertezza che sorge quando qualcuno non si comporta
in modo univoco. Per esempio, quando il padre dice al glio
che sta bene, ma il glio ha una percezione completamente
diversa. Il glio reagisce all’effettivo stato d’animo del padre
ed è reso insicuro dalla divergenza fra ciò che sente e ciò che
percepisce. In questo caso da adulti diciamo che una persona
non è autentica o vera, oppure notiamo che c’è qualcosa
di strano. Possiamo essere certi che anche l’altra persona è
insicura, anche se dissimula la sua condizione reale o non la
percepisce affatto.
Emana insicurezza ad esempio un manager teso e in ansia,
a causa del rischio di fallimento di un progetto, ma che
apparentemente tranquillo invita il suo team a calmarsi e a
rilassarsi. In questo modo ottiene l’opposto di ciò che vorrebbe
effettivamente. L’ambiguità rende sospettosi e crea incertezza
e ripiegamento, laddove sarebbero necessarie ducia e
apertura per poter agire insieme e raggiungere gli obiettivi. La
reale condizione del dirigente risuona in tutti e ha un effetto
dissociante, indebolendo tutti i soggetti coinvolti.
Una dinamica simile avviene in classe, quando l’insegnante,
egli stesso in uno stato di agitazione, richiama alla calma
i suoi studenti altrettanto agitati. Sarebbe meglio non
2223
gridare “calma”, ma “inquietudine”! Nel primo caso,
l’insegnante amplica l’agitazione degli studenti con la
propria. L’inquietudine che si crea nel cervello dei ragazzi è
ulteriormente alimentata dallo stato d’animo dell’insegnante.
La situazione si carica ulteriormente. In sostanza, l’insegnante
chiede ai suoi studenti ciò che lui stesso non sta facendo
in quel momento, e cioè “scendere”. Anche se i bambini o
gli adolescenti dovessero calmarsi in seguito al suo invito,
non lo fanno perché si sono davvero calmati, ma perché
temono conseguenze. Si mantengono tranquilli nonostante
l’inquietudine interiore, il che continua ad avere un effetto
negativo sulle dinamiche in classe e sull’apprendimento.
Se, d’altra parte, l’insegnante prende coscienza di ciò e riesce
ad essere tranquillo in una situazione del genere, tranquillizzerà
a sua volta. Abbandona quindi l’invito all’eccitazione e lo
sostituisce con un invito alla calma.
Il continuo riorientamento nella dinamica relazionale
Per poterci sentire il più possibile al sicuro abbiamo la
necessità di equilibrarci costantemente. A tal ne dobbiamo
catalogare lo stato d’animo e la condizione dell’altra
persona, per poter stabilire una nuova corrispondenza nel
rapporto in corso. Attraverso questa calibratura cambiamo
immediatamente, per esempio aprendoci o chiudendoci più o
meno, aumentando la tensione muscolare o rilassandoci.
Per questi processi, del tutto inconsapevoli nell’infanzia,
possiamo da adulti sviluppare un’attenzione che aumenta
sempre più le nostre possibilità: estensione della capacità di
comunicare e di relazionarsi, competenza emotiva oltre che
possibilità siche, energetiche e mentali.
2223
Aprirsi a una nuova esperienza
Prima di invitarvi a fare un’esperienza diretta di queste
dinamiche interpersonali, vorrei illustrare brevemente perché
è necessario “pensare” al proprio corpo per poter fare
un’esperienza veramente nuova.
Possiamo parlare, discutere e leggere di molte cose. Ma ciò che
più ci cambia in termini di apprendimento e di crescita sono
le nuove esperienze. Per poterci impegnare in un’esperienza
veramente nuova, è importante essere il più possibile aperti
nell’affrontare ciò che accade. Dobbiamo quindi ritirarci dalla
nostra testa, con i suoi pensieri costanti, le idee, le credenze e le
strutture della coscienza.
Come fare?
Ricordandoci del nostro corpo. Forse con l’affermazione
interiore: “Cos’è che cambia e muove in me ora?”
Il corpo come corrimano verso il presente
In quanto luogo di esperienza dei sensi, il corpo è il corrimano
verso il presente. Se protendiamo il nostro corpo verso gli
eventi con i sensi spiegati, come fosse un’ampia spiaggia o una
vela, diventiamo raggiungibili per emozioni, sentimenti e stati
d’animo. Se invece rimaniamo nel mondo dei nostri pensieri,
non siamo ricettivi. Tutto questo acquisisce senso solo nel
corpo, e qualcosa di giudizioso per il nostro sviluppo potrà di
conseguenza manifestarsi.
Per l’esercizio d’incontro descritto qui di seguito, tutto ciò
che serve è un’altra persona che sia disposta a condividere
un’esperienza.
2425
In ogni incontro siamo parte della situazione: connessi come
le parti di una giostrina per culla (vedi pag. 237). Con il nostro
modo di essere presenti esercitiamo sempre un’inuenza diretta
su ciò che accade. Questo vale per l’incontro con una persona,
una situazione o una cosa. Nel seguente esercizio impareremo
in che modo le nostre tensioni muscolari interagiscono.
Un esempio applicato al quotidiano: qualcuno si rende conto
di una situazione molto tesa, per esempio con i suoi studenti,
il suo team, il glio o il partner, e affronta questa circostanza
distendendosi in modo mirato.
1° Esercizio di incontro:
Sciogliersi in una situazione di tensione
Svolgimento dell’esercizio
Due persone si mettono l’una di fronte all’altra. All’inizio i due
si raccolgono. Poi uno dei due stringe saldamente con le mani i
polsi dell’altro, ssandolo con forza. La persona che stringe si
irrigidisce come pietricata in questa
posizione. Così facendo, rinuncia a
qualsiasi cambiamento consapevole
e osserva ciò che accade. La persona
tenuta ai polsi reagisce immediatamen-te a questa situazione,
opponendo la sua tensione, ad esempio con una dichiarazione
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interiore del tipo: “No, non voglio!”. Serra i pugni e oppone
resistenza. La situazione, carica di tensione, si è completamente
irrigidita. Evitate ogni movimento esteriore e concentrate la
vostra attenzione sulle dinamiche interiori.
Questa simulazione può rappresentare un normalissimo evento
quotidiano. Qualcuno si avvicina a noi con un attacco verbale,
noi reagiamo istintivamente, pronti a combattere o a difenderci:
subito si crea una situazione di tensione.
Trovare la massima “eutonia” possibile
Entrambi percepiscono attenti la situazione che si è venuta a
creare:
Cosa mi sta succedendo?
Com’è il respiro?
Quali sensazioni, emozioni e stati d’animo emergono?
Com’è la percezione e che cosa avviene a livello energetico
(siamo chiusi, sciolti, dietro, davanti, in alto, in basso)?
Qual è il rapporto con il suolo, con me stesso e con l’altra
persona?
Prendetevi tutto il tempo per capire cosa sta accadendo!
A un certo punto la persona afferrata ai polsi si distende, per
esempio con l’affermazione interiore: “Questo non mi fa bene
a lungo termine, ora mi sciolgo in questa situazione.” Così si
distende alla ricerca del maggiore benessere possibile, senza
peraltro perdere la postura sica, cioè la posizione eretta e la
stabilità.
Lasciate che il movimento di distensione scorra
consapevolmente dall’alto verso il basso attraverso tutto il
vostro corpo, forse accompagnato da un sospiro di sollievo.
Abbandonate le braccia alla persona che vi tiene e, mentre
continuate a rilassarvi, allentate un po’ le ginocchia
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proprio come se foste seduti sazi e duciosi su uno sgabello
immaginario. Adesso la soluzione può attraversare tutto il
corpo.
Nel corso dell’esercizio, entrambi seguono attentamente i
cambiamenti in loro stessi, la situazione e il rapporto con
l’altro.
Com’è il respiro?
Che cosa avviene a livello energetico?
Qual è il rapporto con me e con l’altra persona?
Quali emozioni emergono?
Sorgono impulsi che inducono ad agire?
Prendetevi nuovamente tutto il tempo per percepire quello che
sta accadendo. Osservate se in voi c’è la tendenza a terminare
l’incontro il più rapidamente possibile e quindi a seguire un
movimento evasivo. Non assecondate questo movimento
evasivo, ma restate in contatto. Perché un’esperienza è spesso
seguita da altre, se diamo abbastanza tempo alla precedente.
Vi consiglio di abbandonarvi a questo incontro e di condividere
la vostra esperienza con l’altra persona, e di leggere solo dopo
la pagina che segue.
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Reazioni dei partecipanti
La persona afferrata
La persona trattenuta percepisce immediatamente come
sciogliendosi tutto cambia: essa stessa, l’altra persona e la
situazione. Dopo essersi sciolta, di solito ha la sensazione
di essersi liberata dalla pressione. Fino a poco prima era
concentrata sull’essere trattenuta, ora si sente di nuovo mobile
e in possesso delle sue facoltà. Percepisce chiaramente che
anche la persona che la sta afferrando si distende pur senza
volerlo, a volte fa presa di nuovo, ma è fondamentalmente
indebolita nei suoi tentativi e alla ne lascia andare.
La persona che afferra
Il soggetto che afferra l’altro e che fa questo esercizio per la
prima volta, è spesso sorpreso di quanto sia forte e istintiva
la propria reazione di rilassamento alla distensione dell’altro.
Molti vivono questo lasciar andare come un’esperienza
impellente e sempre rassicurante. Chi ricostruisce
spontaneamente la propria tensione ha bisogno di uno sforzo
maggiore, che presto conduce all’esaurimento. Colui che
afferra percepisce di non essere libero nelle sue azioni e nel
suo “esserci”, ma di dipendere direttamente dall’altro. Quando
l’altra persona si scioglie, la tensione va tanto più a vuoto
quanto è minore l’intenzione dell’altro, che si occupa davvero
del proprio benessere.
Gli inviti come espressione di relazione sociale
Nel precedente esercizio di distensione abbiamo lavorato con
un alto livello di tensione sica, che una delle parti propone
come offerta o invito. Se questo invito viene accolto con una
contro-tensione commisurata, ne deriva una situazione stabile
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e rigida. Entrambi i soggetti sono in relazione tra loro, ma
l’essenza di questo incontro è l’irrigidimento.
Anche l’arco di un ponte è così stabile perché la pressione
di entrambi i semiarchi è ugualmente forte ed entrambe le
fondazioni resistono grazie al loro ancoraggio nel terreno.
Una metà dell’arco deve la sua stabilità all’opposizione
dell’altro semiarco.
Se una fondazione cede (se il compagno dell’esercizio allenta