Dio, l'uomo e l’aldilà - Tito Alacevich - E-Book

Dio, l'uomo e l’aldilà E-Book

Tito Alacevich

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Beschreibung

È un fatto che l'uomo è infelice, perché sa troppe cose inutili e false e perché non sa ciò che maggiormente dovrebbe interessarlo: la ragione vera della vita e della morte. Io vi dirò che molte cose, in cui credete, sono false; che non siete felici perché non volete e non sapete esserlo; che avete paura della morte, perché non sapete che cosa essa sia; che tremate per ciò che vi può essere al di là della tomba, perché vi hanno dato da intendere che ci sono un inferno ed un paradiso. Vi dirò che vi credete condannati alla povertà, mentre tutte le ricchezze sono a vostra portata.

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Veröffentlichungsjahr: 2020

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Table of Contents

 

PREFAZIONE

PARTE PRIMA: DIO - CAPITOLO I

CAPITOLO II

CAPITOLO III

CAPITOLO IV

CAPITOLO V

CAPITOLO VI

CAPITOLO VII

CAPITOLO VIII

CAPITOLO IX

CAPITOLO X

CAPITOLO XI

CAPITOLO XII

CAPITOLO XIII

CAPITOLO XIV

CAPITOLO XV

CAPITOLO XVI

PARTE SECONDA: L’UOMO - CAPITOLO XVII

CAPITOLO XVIII

CAPITOLO XIX

CAPITOLO XX

CAPITOLO XXI

CAPITOLO XXII

CAPITOLO XXIII

CAPITOLO XXIV

CAPITOLO XXV

CAPITOLO XXVI

CAPITOLO XXVII

CAPITOLO XXVIII

PARTE TERZA: L’ALDILA’ - CAPITOLO XXIX

CAPITOLO XXX

CAPITOLO XXXI

CAPITOLO XXXII

CAPITOLO XXXIII

CAPITOLO XXXIV

CAPITOLO XXXV

CAPITOLO XXXVI

CAPITOLO XXXVII

CAPITOLO XXXVIII

CAPITOLO XXXIX

CAPITOLO XXXX

CAPITOLO XXXXI

CAPITOLO XXXXII

CAPITOLO XXXXIII

CAPITOLO XXXXIV

CAPITOLO XXXXV

CAPITOLO XXXXVI

CAPITOLO XXXXVII

CAPITOLO XXXXVIII

CAPITOLO XLIX

CAPITOLO L

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dio, l’Uomo e l’Al di là

 

QUELLO CHE PUÒ RIVELARE LO SPIRITISMO

 

 

TITO ALACEVICH

(MEDIUM)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PREFAZIONE

L’autore del libro - Un filosofo due volte millenario - Un’opera dettata ad un “medium” scrivente - Per conoscere la ragione vera della Vita e della Morte - Il problema della felicità.

È questo un libro modernissimo; eppure il suo autore non appartiene da oltre duemila anni all’umanità incarnata. Questo libro è stato dettato; ma chi ha scritto sotto dettatura, non sa come si chiami l’autore dell’opera. Tutto ciò che egli sa è che il bimillenario dettatore è un filosofo, che nacque e visse in un paese molto lontano dal nostro; forse nel centro dell’Asia o nell’Estremo Oriente. Ciò potrà parere strano a chi sia digiuno di spiritismo e di medianità. Non così agli altri, che ci credono. Questi ultimi sanno benissimo che, col sussidio della medianità, i morti possono corrispondere coi vivi, sia nominandosi, sia rimanendo anonimi. Non è la prima volta che un abitatore dell’aldilà detta i suoi pensieri ad un abitante dell’aldiquà. In spiritismo, anzi, tali fenomeni sono abbastanza frequenti. Pur non avendo letto nulla in proposito, siamo convinti noi che sotto dettatura abbiamo scritto, siamo convinti che un’opera come questa non esiste ancora nella letteratura di alcun paese. Il nostro filosofo non ha voluto copiare, né imitare. Ciò che egli ha dettato è frutto delle sue personali osservazioni e della sua esperienza. In più di duemila anni di vita contemplativa, non gli mancò certamente il tempo di approfondire i misteri della Natura visibile ed invisibile, per parlarne poi con piena cognizione di causa. Se aggiungiamo che si tratta di uno spirito superiore ed eletto - per quanto egli non ce l’abbia mai affermato - non crediamo di sbagliare. I lettori e le lettrici vedranno che ciò che è uscito dalla mente del nostro filosofo non può essere fatica di un intelletto mediocre né di un’anima comune. Come in questo mondo vi sono uomini e donne di maggiore e minore intelligenza, di poca o di molta coltura, così ve ne sono nell’altro. Di là, anzi, più che di qua, abbondano i savi e gli stolti, i dotti e gli ignoranti; e di ciò i lettori troveranno la dimostrazione nel corso stesso del libro. Non si creda che qualsiasi anima disincarnata sia in grado di parlare sapientemente della vita e della morte, del passato, dell’avvenire e del tempo; né che tutti coloro, che sono nel mondo dei disincarnati, possano dirci perché viviamo, donde veniamo, dove andiamo e chi siamo. La scienza non si acquista che studiando e meditando, e non sono molti, nemmeno nell’aldilà, coloro, che si appassionino per lo studio, e che dedichino il loro tempo alla meditazione. Il nostro filosofo è certamente un innamorato della scienza, alla quale ha dedicato molti secoli di perseverante applicazione. Benché nato a vissuto in mezzo ad una razza diversa, egli ha voluto conoscere anche il nostro scibile e perciò deve avere studiato le lingue europee, deve avere compulsata la letteratura della razza bianca e deve essersi interessato ai rivolgimenti delle nostre civiltà, tanto più varie ed attraenti delle civiltà orientali. Ma non è precisamente per parlarci della scienza e delle civiltà che il nostro filosofo ha dettato questo libro. Ci sono tanti studiosi che si occupano di tali materie, e ciò che egli avrebbe potuto dire non avrebbe recato un grande contributo allo sviluppo dello scibile umano. In queste pagine egli non si rivolge in modo speciale a scienziati e scrittori, a filosofi e teosofi, a pensatori e studiosi, per correggere erronee dottrine ed assurde teorie, per attentare alla fede e per demolire riti e religioni; egli si indirizza all’uomo ed alla donna, indipendentemente dalla loro cultura e dalle loro cognizioni, col solo proposito di estirpare, se è possibile, le cause della loro infelicità sulla terra. È un fatto che l’uomo è infelice, perché sa troppe cose inutili e false e perché non sa ciò, che maggiormente dovrebbe interessarlo: la ragione vera della vita e della morte. È questo l’argomento capitale del libro. Il suo autore si rivolge a tutti coloro, che soffrono, temono e piangono, e dice loro: “Ascoltatemi, e, se vi persuaderete che ciò che vi dico è la verità, non temerete né piangerete più, e sarete felici”. Non si cerchi in quest’opera né purezza di stile, né altezza di eloquio, né finezza di polemiche, né preziosità di ragionamenti; l’autore ha tenuto ad una cosa sola: ad essere semplice, chiaro e comprensibile a tutti. Il lettore constaterà che il nostro filosofo è un ottimista, un ultra-ottimista, e ne spiega egli stesso le ragioni. Filosofia pessimista non è filosofia vera e sana. La filosofia ha il suo fondamento sulla Natura, e la Natura è sempre allegra ed ottimista. Anche quando si circonda di tenebre, la Natura è seducente e suggestiva. La Natura non piange mai; essa è ridente nel giorno e nella notte; nelle veglie e nel sonno; nella calma e nelle tempeste. Siamo noi che soffriamo, tremiamo e piangiamo, e ciò perché non ci uniformiamo al carattere della Natura, non la studiamo abbastanza, non ridiamo con essa, che ride, canta ed esulta sempre. Noi ci sforziamo di vivere in antagonismo colla Natura, la trattiamo da nemica, attentiamo alla sua felicità e facciamo ogni sforzo perché soffra e pianga essa pure. Tutto ciò, che la nostra mente ha prodotto, è dolore, è pianto, è pessimismo. Le nostre religioni sono piene di paure, di minacce, di distruzione e di morte; la nostra letteratura è satura di delitti, di tragedie e di drammi; i nostri amori chiedono riso, spensieratezza e giubilo, e noi li alimentiamo di inibizioni, di gelosie e di lacrime. Noi non sappiamo, ossia non vogliamo ridere; preferiamo piangere, fremere, rabbrividire, tremare e farci accapponare la pelle. Noi non ci accontentiamo delle sventure, che ci manda il destino; sentiamo il bisogno di fabbricarcene altre colle nostre mani. E perché? Perché così è scritto nei nostri libri, così è richiesto dai nostri costumi e così è imposto dalle nostre religioni. Per noi ogni morte è un lutto, come se nessuno dovesse morire, come se la morte fosse un fenomeno eccezionale; e poi, quando occorre far trionfare un’idea o un’utopia, seminiamo noi stessi allegramente la morte a piene mani. Se vi fosse un’altra umanità accanto alla nostra, una umanità, che obbedisse passivamente alle leggi e dettami della Natura, come fanno tutti gli animali, eccettuato l’uomo, oh quanto essa troverebbe ridicola, grottesca e spregevole l’umanità nostra; questa nostra società umana così piagnucolosa, così scontenta, così affamata di emozioni morbose e di dolori, così goffa nel pianto e stupida nel riso! Ma basterebbe che gli animali, i bruti potessero ragionare. Quale giudizio disastroso si farebbero di noi uomini, tanto inferiori dal punto di vista naturale a tutti gli altri esseri viventi! Disgraziatamente l’umanità è quello che è, e non si può pretendere di mutarla dall’oggi al domani. L’edificio sociale nostro è così antico, è corazzato di tante civiltà sovrapposte, di tante leggi e consuetudini, che nessuna filosofia naturale potrebbe non già scuoterlo, ma nemmeno scalfirlo. Perciò il nostro filosofo non si rivolge alla massa degli uomini e delle donne, non parla alle folle organizzate; egli si indirizza ai singoli sofferenti, sperduti nella marea umana, a coloro, che anelano liberarsi dalla schiavitù del pregiudizio e dice loro: “Se soffrite, se tremate, se siete stanchi di tutto e di tutti, se vi preoccupa la morte, se volete liberarvi dall’impostare, se avete sete di vera felicità, venite a me, ascoltatemi e credetemi. lo vi dirò che molte cose, in cui credete, sono false; che non siete felici perché non volete e non sapete esserlo; che avete paura della morte, perché non sapete che cosa essa sia; che tremate per ciò che vi può essere al di là della tomba, perché vi hanno dato da intendere che ci sono un inferno ed un paradiso. Vi dirò che vi credete condannati alla povertà, mentre tutte le ricchezze sono a vostra portata; che vi desolate per la vostra bruttezza, mentre è in vostro arbitrio di acquistare la perfetta venustà; che vi credete vittime delle sventure, mentre avete i mezzi per evitarle tutte; che vi sentite deboli, mentre potete essere forti; che i vostri ideali vi paiono irraggiungibili, mentre essi non aspettano che un vostro cenno per venire a voi. Vi dirò, infine, che se oggi siete piccoli, domani potrete, a vostro piacimento, divenir grandi; se oggi invidiate, domani sarete invidiati; se oggi obbedite, domani comanderete; e ciò in nessun paradiso, ma sulla Terra, ma nella vita carnale, tra gli uomini e le donne, che vedete passeggiare in carne ed ossa davanti a voi”. Veramente il nostro filosofo non parla così, non dice tutte queste cose, non fa promesse di sorta; il discorso, che noi gli attribuiamo, glie lo attribuirete anche voi, o lettori, quando avrete letto questo libro. Egli si limita a dire: “venite con me, vedrete e, se non siete cristallizzali nei pregiudizi, vi persuaderete”. Il nostro filosofo non vi prenderà per mano, non vi condurrà subito a visitare il mondo dell’aldilà, per farvi vedere come vi arrivino le anime dei trapassati, che cosa facciano e come vivano; no; prima di mostrarvi quel fantastico mondo, egli vuole spiegarvelo; intende darvi la dimostrazione logica e precisa della sua esistenza, e solo allora, quando l’avrete compreso e gli avrete creduto, egli metterà la chiave nella mistica toppa e vi schiuderà la porta, che conduce ai meravigliosi ambienti dell’aldilà. Un’esistenza, dopo la morte del corpo, anzi delle esistenze paradisiache o infernali vengono promesse o fatte intravedere da tutte le religioni, che furono e sono sulla Terra. Ma simili prospettive, fatte sempre a base di speculazione, non hanno mai completamente tranquillizzata o convinta la stirpe umana. È che tali promesse e prospettive non presentano solide fondamenta e sono in contraddizione con ciò che gli uomini vedono e sentono nella vita carnale. Inoltre sono promesse troppo fantastiche e puerili, con effetti sproporzionati alle cause, o addirittura con effetti senza cause di sorta. Il nostro filosofo non vi pascerà di alcuna illusione consimile. Prima di farvi vedere, vi dirà le ragioni, per cui potrete vedere. Prima di lanciarvi nel lontano avvenire, vi farà conoscere il non meno lontano passato. Prima di dirvi quello che sarete, vi dirà quello che foste. E quando tutte queste cose vi avrà detto, vi convincerete che l’aldilà non è un paese sconosciuto, che in quel paese ci siete stati centinaia e migliaia di volte, che quella è non solo la vostra patria futura, ma anche la passata, e che, essendo voi solamente di passaggio per questa vita carnale, non merita davvero di avvilirvi e disperarvi se vi ci trovale a disagio, né merita di preoccuparvi se la dovete temporaneamente lasciare. Tutti i nostri guai hanno una causa capitale unica: l’uomo non conosce sé stesso; l’uomo non sa chi sia, non sa come sia formato, non conosce il proprio organismo fisico e spirituale. Non conoscendosi, l’uomo è portato a credere ad un’infinità di cose assurde e pazzesche e in fondo non fa che circondarsi di fantasmi, che lo tormentano e lo atterriscono dal primo all’ut- timo giorno della sua vita carnale. Ebbene, il nostro filosofo si propone in questo libro di lacerare il velo, che sta dinanzi ai vostri occhi e di darvi i mezzi per conoscervi completamente. Quando voi, o lettori, saprete quello che siete e quali gigantesche forze sono in voi, allora ogni vostro timore cadrà e vi sentirete forti e grandi quanto è forte e grande l’Universo.

 

PARTE PRIMA: DIO - CAPITOLO I

L’Universo - La Materia e la Vita - Le maggiori forme vitali - La vita del Sole - I Soli ed i loro cicli vitali - La forma dell’Universo Come si muovono i corpi celesti - L’evoluzione della Vita - La rinascita degli uomini che muoiono - L’Umanità diffusa nell’Universo.

La scienza positiva ha altamente proclamato che, in questo mondo, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. Questo assioma non può essere in alcun modo oppugnato; esso è scritto nel gran libro della Natura, in tutte le sue pagine, sulla Terra, nel Cielo, nelle acque ed in ciascuno dei suoi regni: animale, vegetale e minerale. Generazione spontanea non c’è; da vita nasce vita, da cosa nasce cosa; niente può nascere dal nulla, e nessuna cosa può completamente annullarsi. Quello che c’è nell’Universo, deve rimanervi, sia pur trasformandosi; e nell’Universo non può entrare alcuna cosa nuova, perché l’Universo è uno solo. Ma se nulla si crea, né si distrugge e tutto si trasforma, nulla neppure è stato mai creato, né distrutto, ed ogni cosa si è sempre trasformata. La Creazione adunque è un’assurdità nel presente e nel passato. Essa non ha mai esistito. Tutto ciò che c’è oggi, c’è stato sempre. L’Universo non poteva essere creato. L’Universo è Tutto; e il Tutto non poteva nascere dal Nulla. Nell’Universo ogni cosa si trasforma, ma in definitiva, tutto rimane com’è. Le cose che si trasformano, ritornano poi, dopo una serie di evoluzioni, ad essere quello che erano in origine. Perciò il numero delle forme vitali è sempre uguale nell’Universo. La Vita universale è necessariamente unica; ma essa ha un infinito numero di manifestazioni ed estrinsecazioni. L’Universo è composto di Vita e Materia; ma tutta la materia dell’Universo è viva e tutta la vita dell’Universo è materiale. Non esiste materia bruta o morta. Gli atomi, che compongono la materia, sono tutti vivi e nessuno può perire. L’Universo è una sola cosa materiale e viva. Non vi sono spazi vuoti; ogni spazio, per quanto ai nostri occhi possa apparire vuoto, è in realtà materia vivente e piena. L’Universo è la somma viva ed intelligente di tutti gli organismi vivi e intelligenti, che sono in esso. Ogni singolo organismo nell’Universo ha la sua vita ed intelligenza. Le maggiori forme vitali sono anche le più vive ed intelligenti; perciò l’Universo è la massima delle intelligenze. Nell’Universo le forme vitali maggiori sono i Soli o stelle fisse; e queste forme devono essere, logicamente, le più intelligenti, dopo l’Universo.

Noi abbiamo nel nostro Sole la prova della sua sconfinata vitalità ed intelligenza. Esso dà l’intelligenza a tutti gli esseri vivi, che si trovano sulla nostra terra, né potrebbe dare l’intelligenza ad altri, se non la possedesse in misura enormemente più grande egli stesso. Dire che il Sole è un globo di luce e di calore, una massa materiale incandescente, un immenso focolare, oppure l’agente passivo ed incosciente di un’intelligenza, che è fuori di lui, è affermare la più solenne delle falsità. Noi vediamo che ogni organismo vivente ha l’intelligenza in sé stesso e che questa intelligenza l’ha ricevuta dal Sole; come si potrebbe dunque sostenere che il Sole, che è un organismo tanto più grande, non abbia esso pure la sua intelligenza in sé stesso? I Soli del firmamento sono dunque i massimi organismi vivi ed intelligenti, che vivono nell’organismo dell’Universo; e, come ogni organismo vivente, essi devono avere un corpo, un’anima ed il rispettivo Io pensante ed operante. Dall’atomo all’Universo, ogni cosa è viva, ma non ogni cosa è necessariamente animata. I pianeti e satelliti sono forme vive, ma non sempre animate. Tali sono, per conseguenza, anche la Terra e la Luna. Al contrario, sono forme vive ed animate le Comete e le Nebulose. In passato, certamente dovevano essere animati tutti i pianeti e satelliti, e verrà giorno, in cui cesseranno di essere animate le comete, le nebulose e gli stessi Soli. Ma non per questo diminuirà il numero dei Soli; quelli che cesseranno di esistere come forme animate, saranno sostituiti da altri, che sono appena nati, o che dovranno nascere. Ogni forma celeste, i Soli, come i pianeti, gli asteroidi, i satelliti e le comete, devono percorrere uno o più cicli di vita in grembo all’Universo, per tornare poi a nascere, a vivere ed a trasformarsi da forme animate in forme inanimate, e viceversa. Quando l’uomo muore, il suo corpo cessa di essere animato, ma la materia del suo corpo è ancora viva, perché tutti gli atomi che lo compongono sono vivi; e tali atomi sono suscettibili di mutarsi, per opera del Sole, in altre forme viventi ed animate, e ciò fino alla completa disgregazione del corpo stesso. Così è della Terra e degli altri pianeti. Essi hanno cessato di essere animati, ma la loro materia è sempre viva e suscettibile di mutarsi in miriadi di altre forme animate, che sono le piante e gli animali e soprattutto gli uomini e le donne. Se la Terra fosse animata, essa non tollererebbe tutti gli altri esseri animati, che vivono su di essa. Si libererebbe per lo meno della razza umana, che è la più incomoda. Essendo organismi animati, i Soli devono avere i loro organi psichici e fisici come qualsiasi organismo animato, ma, naturalmente, in proporzioni assai più vaste e complete. Il complesso di tutti gli organismi animati è l’Universo, e quindi esso, a maggior diritto degli altri organismi, ha la sua anima, il suo corpo ed il suo lo. L’Universo è unico ed ha una mente pensante e ragionante, una volontà, dei sentimenti, dei sensi, degli organi appropriati e così via. Esso è sovrano, ma, essendo unico, non può esplicare la propria volontà che in sé stesso. Egli comanda ai propri sentimenti, organi e sensi, ma non può influire direttamente sui sentimenti, organi e sensi degli esseri animati, che vivono in lui, e che fanno parte integrante della sua personalità. Precisamente come noi, che possiamo comandare fino ad un certo punto, ai nostri organi, sensi e sentimenti, ma non a quelli degli organismi, che sono in noi, che vivono a milioni nel nostro corpo e nella nostra anima e che sono, essi pure, parti integranti della nostra persona. L’onnipotenza dell’Universo è dunque relativa; esso non può deviare il corso dei suoi Soli, come noi non possiamo deviare il corso dei globuli del nostro sangue. Noi, possiamo, è vero, arrestare i nostri globuli, procurandoci la morte; ma al di là della morte del corpo, abbiamo una serie di vite future, mentre l’Universo non ha che una vita sola, immutabile, senza passato e senza avvenire, ed esso non può toccare la propria vita, che è l’eternità stessa e la vita di tutti. L’Universo è l’essere perfetto, è la bellezza personificata, è la sintesi di ogni bene; perciò tutto quello che forma la sua persona è bello, è buono, perfetto. E’ vero che non tutte le cose e gli esseri, presi isolatamente nell’Universo, sono perfetti; ma ciò che manca ad un essere, c’è in un altro; le imperfezioni, quindi, sono sempre relative, come è relativo il male, ed è relativo il brutto. Quando noi contempliamo la Natura, nelle sue infinite bellezze, diciamo ingenuamente: solo una mente sublime, solo un artefice sommo poteva creare tante cose ammirande e disporle in modo così meravigliosamente armonioso. Ma se riflettiamo che la Natura e l’Universo sono una cosa sola, ossia che la Natura non è altro che la personificazione dell’Universo, la nostra ammirazione non andrà più alla sapienza dell’artefice, ma alla persona. L’Universo non ha alcun merito nell’opera stupenda della Natura, perché non ha creato sé stesso; è stato sempre così e sarà sempre com’ è. Si domanderà: quale è la forma dell’Universo? Come si dovrebbe presentare ai nostri occhi, se potessimo vederla tutta, la sua persona? Come si evolve la vita universale? Rispondiamo: Nella Natura non esiste la linea retta. Nemmeno la luce si espande in modo rettilineo. Il raggio solare, che attraversa lo spazio, in linea apparentemente retta, in realtà lo percorre con una serie infinita di piccole curve, o spirali, a cui lo obbligano le così dette “onde hertziane”. La stessa cosa accade per qualsiasi altro raggio di luce. Guardando intorno a noi ed al di sopra di noi, in nessuna parte della cosmometria dell’Universo troveremo la linea retta. La linea predominante nella Natura è la spirale, come la forma predominante è la sfera. Il movimento della nostra Terra, associato al movimento del Sole, è una spirale. Tutti i pianeti e satelliti hanno un analogo movimento; e la spirale, a sua volta, non si svolge mai in senso rettilineo, ma in altre spirali successive. I Soli, ossia le stelle fisse, si muovono per curvilinee, che necessariamente devono essere delle spirali. Tutte le forme celesti sono altrettante sfere; una sfera deve anche essere l’Universo, in cui tali forme si muovono. Al pari dei massimi corpi, anche i minimi hanno invariabilmente forme sferiche. Sono sferici tutti gli atomi e gli elettroni. Se la materia dell’Universo potesse essere ridotta in atomi, non associati tra loro, si constaterebbe subito che tutti quegli atomi sono delle minutissime sfere. Ogni cosa viva si muove, e, siccome nell’Universo non esistono se non cose vive, così tutto si muove, e l’immobilità assoluta è inesistente. Il moto, nelle sue grandi linee e nelle minime, si svolge, come abbiamo detto, circolarmente, ossia a spirale. La vita è pure un moto, ed un moto circolare. Ogni vita ha un apparente principio, una relativa evoluzione ed un’apparente fine. Principio e fine si troverebbero allo stesso punto, se il movimento della vita fosse una semplice evoluzione circolare, ma il movimento essendo a spirale, il punto di partenza di una vita ed il punto di arrivo sono in realtà distanti l’uno dall’altro. Il movimento d’ogni vita è perpetuo, come lo è quello del Sole, della Terra e degli altri corpi celesti. Nascita e Morte non sono dunque principio e fine; sono due punti del movimento spirale, e il movimento non è mai incominciato, né potrà mai finire. Ogni vita è eterna nel passato e nell’avvenire, ma non tutte hanno le stesse evoluzioni; per alcune di esse le evoluzioni sono brevissime, per altre lunghissime. Noi distinguiamo il passato, il presente ed il futuro d’ogni singola vita. Sono però distinzioni arbitrarie. Infatti, che cosa è il futuro? Una cosa inesistente. Il futuro è il Nulla, che deve diventare Realtà. Ma dal Nulla non può nascere cosa. Il Nulla non esiste nell’Universo; perché dove c’è il Tutto, non vi è posto che per esso. Eppure non possiamo negare il futuro. Una vita, che c’è oggi, potrà esserci anche domani. Che cosa è dunque il futuro? Ma è così chiaro: il futuro non è altro se non il passato che ritorna. Anche il tempo ha il suo movimento rotatorio; nemmeno esso procede in linea retta, bensì per evoluzione circolare e spirale; il presente non è che un punto della linea evolutiva; il passato ed il futuro sono altrettanti punti della stessa linea; perciò tutto quello che è passato ritornerà e ridiventerà presente, per tornare ad essere passato. La spirale della vita, come la spirale del tempo, tiene lontani i punti singoli di partenza e di arrivo; ma siccome ogni spirale si evolve in altre spirali, arriva il momento, in cui, dopo una serie di evoluzioni, la vita, entro la sfera dell’Universo, si ritroverà al punto preciso, da cui è apparentemente partita. Quindi ogni vita ritornerà ad essere quello che già fu, nella sua identica forma e sostanza. L’uomo, che nasce oggi e che muore dopo un certo numero d’anni, non fa che percorrere una curva circolare della sua spirale. Se la curva non fosse a spirale, quello stesso uomo, al momento della morte, dovrebbe rinascere; essendo, invece, a spirale, egli non rinasce, ma continua a vivere sotto altre forme umane; solo quando la spirale avrà compiuta tutta la sua evoluzione nella sfera dell’Universo, egli rinascerà quale era nella sua apparente origine. Voi, che siete a questo mondo ancora in carne ed ossa, credete di esserci venuti nel tale o tal altro anno e ritenete di non aver neppure esistito prima d’allora. Ma ciò è inesatto. Gli uomini, che vivono oggi, sono gli stessi, che vissero in passato; e gli uomini, che dovranno nascere, siccome non possono venire dal nulla, saranno a loro volta uomini già vissuti nel passato. Lo stesso è per ogni altro animale, per le piante e per qualsiasi altra forma di essere animato. La logica ed il senso comune non possono assolutamente ammettere il principio della Creazione né quello della Distruzione. Ora, se gli uomini del futuro dovessero nascere “ex novo”, essi verrebbero “creati”, e se gli uomini del presente dovessero annullarsi nella morte, essi verrebbero “distrutti”; e questo sarebbe un doppio assurdo, che la ragione illuminata non può accettare. Ma se noi riconosciamo che tutti quei miliardi di uomini, che sono morti in passato, non sono però distrutti, dovremo domandarci: dove sono dunque? La risposta è facile: quelli, che sono morti, sono questi, che sono vivi; e che sono gli stessi ce lo dimostra il fatto che gli uomini attuali non differiscono né fisicamente né moralmente dagli uomini del passato. Certamente gli uomini, che vivono nel momento attuale sulla terra, non sono gli stessi che sono morti uno, dieci, cento anni or sono. No, sono coloro che vissero in un passato più remoto; perché ogni vita che muore, deve, prima di rinascere nella stessa forma, percorrere più cicli d’esistenze diverse da quelle che si svolgono sotto i vostri occhi mortali. Ma il tale, o tal altro uomo sarà sempre il medesimo, avrà sempre la stessa personalità psichica e lo stesso Io, qualunque siano le successive esistenze, per le quali deve passare. Nessun Io maschile, in una novella esistenza, potrà diventare un lo femmine, o viceversa, o quello di un altro animale. Si obbietterà che il numero degli uomini è oggi assai maggiore che mille o duemila anni or sono, e che, per conseguenza, quelli che sono in più devono essere stati necessariamente creati. Questo sarebbe vero se tutta la vita dell’Universo si compendiasse sulla Terra. La vita, però, è dappertutto, e dappertutto, nell’Universo, vi sono uomini e donne. Coloro, che ci sono oggi in più sulla Terra, sono quelli, che mancano in altra parte dell’Universo. Il numero degli esseri aumenta da una parte e diminuisce dall’altra. Verrà giorno, in cui anche sulla Terra diminuirà il numero degli uomini; ed è chiaro che quelli che allora mancheranno da noi si troveranno altrove, ma non saranno scomparsi dalla Vita universale. Concludiamo: l’Universo è unico. Noi, come tutti gli esseri vivi ed animati, facciamo parte della persona dell’Universo, pur avendo ciascuno una personalità propria eterna e sostanzialmente immutabile. L’Universo non è stato mai creato, perché non poteva creare sé stesso, e quindi anche noi, che siamo parte dell’Universo, non potevamo essere creati, e, per conseguenza, siamo sempre esistiti. Nell’Universo le varietà delle forme vitali sono infinite, ma, nell’analisi e nella sintesi, sono tutte uguali fra loro: le minime e le massime forme sono invariabilmente sferiche; la massima delle massime, ossia l’Universo, non può essere che una sfera perfetta. Nell’Universo, tutto è moto; l’immobilità non esiste nemmeno nella minima delle cose; l’Universo stesso si muove incessantemente intorno a sé. La materia è dovunque; non vi sono vuoti, grandi né piccoli, né c’è materia morta. Nella persona dell’ Universo non può esservi nulla di morto né di vuoto. La Vita è quello che è; nessuno ha dei diritti né dei meriti rispetto ad essa; la Vita non viene dall’Universo perché è l’Universo stesso; la Vita è inviolabile e per l’Universo e per qualsiasi altro essere; l’Universo trasmette la Vita, ma non la crea, e noi la trasmettiamo del pari, senza avere in ciò alcun merito né vantare alcun diritto su di essa. Ogni essere vivo ha un corpo, un’anima ed un Io. Ogni pianta ed animale hanno il loro Io; ogni astro vivente ha il suo Io; e l’Universo ha il suo Io. L’Universo, che compendia tutta la materia vivente, è il più vivo, il più materiale ed il più visibile degli esseri, ed il suo Io è il solo Io perfetto.

CAPITOLO II

L’Ente Universale e la sua visibilità - Il Sole - Gli astri rispetto all’Universo - Raggi solari e raggi di vita - In che modo i pianeti sono riscaldati e vivificati dal sole.

Tutto quello che andremo dettando su queste pagine, è basato sulla semplice osservazione dei fatti e fenomeni della Natura. Non intendiamo fare della filosofia fantastica e trascendentale, ma delle osservazioni e deduzioni. La Natura ha per i nostri occhi e per la nostra mente meno segreti di quanto si creda. La Natura, colle sue magnifiche opere, si manifesta all’uomo in tutta la sua sincerità ed evidenza. Essa non chiede che di essere guardata e studiata. Essa ci dà la chiave di tutti i suoi pretesi segreti. Sta a noi di sapere e di volere guardare, studiare e comprendere. Perché l’Ente Universale dovrebbe tenersi appartato da noi? Perché l’Universo dovrebbe essere per noi una concezione astratta? Perché dovremmo dare all’Ente unico ed universale delle forme arbitrarie, delle mansioni fantastiche, dei capricci umani o bestiali, delle passioni ecc.? Basta alzare gli occhi in alto, al di sopra di noi ed intorno a noi, per riconoscere la verità, senza il sussidio della teosofia, della filosofia, né di alcuna scienza divina od umana. L’Universo si offre ai nostri sguardi in tutta la sua maestà e sincerità, di giorno come di notte. L’Ente universale non solo non si occulta, ma vuole essere la più visibile delle cose, e intende che lo si veda in tutte le ore della nostra giornata e nei più svariati e grandiosi fenomeni della sua potenza e magnificenza. Ma l’Ente universale non solamente si lascia guardare ed ammirare; egli ci dà il modo anche di servirci della stessa sua materia e del suo spirito, per studiarlo, per conoscerlo intimamente, nonché per imitarlo ed aiutarlo nella sua opera vivificatrice e trasformatrice. Sono a nostra disposizione la Terra ed il Sole; abbiamo l’intelligenza, la ragione, il discernimento, la volontà ed una infinita ricchezza di forze fisiche ed intellettuali, non per altro se non perché possiamo conoscere la verità. Se gli uomini rifiutano di guardare e studiare, e se essi preferiscono adoperare le forze ed i mezzi, di cui dispongono, per farneticare di ridicole chimere, peggio per loro! La scienza positiva e moderna ha dissipato molti errori, ereditati dal passato ed accreditati da una folla di pregiudizi religiosi; ma non pochi altri errori permangono e questa è la sola causa, per cui l’Umanità, brancolante nelle tenebre, si senta infelice. Malgrado i progressi della scienza, l’uomo si ostina a non voler guardare e studiare il suo Sole; eppure è là, è nel Sole la fonte di ogni verità; è dal Sole che l’uomo può trarre il mezzo per affrontare i più ardui problemi della vita e per risolverli. Si dia una buona volta l’ostracismo a certe assurde teorie, davanti alle quali l’uomo intelligente e colto ancora si inchina; si cessi dal considerare il Sole come un semplice fattore astronomico e matematico. Si guardi, piuttosto, a quello che esso fa; si esamini la sua opera eterna e quotidiana; si vaglino i suoi atti ed i fenomeni, che ne derivano, ed allora verremo a conclusioni ben diverse da quelle, a cui ci conduce l’arido studio dell’Astronomia, della Matematica, della Fisica e della Chimica, nello stadio di progresso, in cui queste scienze attualmente si trovano. Per esempio, che cosa di più repugnante al senso comune della teoria, secondo la quale il Sole, le stelle, i pianeti ed i satelliti si muoverebbero nello spazio per sola forza d’inerzia ed in seguito ad una spinta iniziale? Questa teoria si poteva ancora sostenere, quando si credeva che gli astri si muovessero in un immenso spazio vuoto. Ma oggi è dimostrato che lo spazio siderale non è vuoto; che dove cessano le atmosfere, incomincia il fluido etereo, e che questo fluido, materia anch’esso, empie tutti gli spazi. Ora è logico che in uno spazio non vuoto, ma pieno, nessuna forza d’inerzia potrebbe avere lunga durata; gli astri, dunque, prima o poi si dovrebbero fermare. Noi sosteniamo, invece, che gli astri si muovono nell’Empireo per le stesse ragioni, per cui corrono nelle nostre vene i globuli del sangue. L’Universo è un grandioso organismo vivente e gli astri sono i suoi globuli. Essi non possono né arrestarsi, né mutare direzione, finché c’è la forza vitale, che li spinge e li assorbe. L’Universo, al pari di qualsiasi grande o piccolo organismo vivente, ha il suo sistema circolatorio, come ha tutti gli altri sistemi, che esistono in noi, negli animali e nelle piante. Perché non dovrebbe avere esso anche un cervello, un cuore ed altri organi? Non c’è bisogno che la forma e la sostanza apparente siano come da noi. La materia della Natura è variatissima, né i nostri occhi possono vedere e toccare tutta la materia dell’Universo. Nelle stesse piante, quale differenza di organi e di sistemi in confronto ai sistemi ed agli organi degli animali! Eppure nessuno oggi vorrà negare che le piante vivano e sentano e si nutrano, e magari anche pensino ed operino. Un’altra teoria stravagante è quella già accennata in queste pagine, che il Sole e le stelle siano niente altro che globi di fuoco, masse incandescenti, focolari di solo calore e di sola luce. Noi, invece, sosteniamo che essi sono essenzialmente centri e distributori di vita. E questo, che diciamo, non è una teoria, è una verità semplice e lampante, suffragata dalla dimostrazione quotidiana di fenomeni vitali, che, per opera di uno di quegli astri, si producono a milioni, a miliardi sulla nostra Terra. Secondo le teorie fisiche, tuttora in voga, la luce solare arriverebbe sui diversi pianeti con enormi differenze di temperatura, per modo che solo sulla Terra l’energia del Sole sarebbe in grado di sviluppare la vita animale e vegetale. E infatti, in base a quelle teorie il pianeta Mercurio dovrebbe essere permanentemente inondato di torrenti di fuoco, mentre i pianeti Nettuno, Urano, Saturno e lo stesso Giove non dovrebbero nemmeno sentire il calore del Sole. Ma come può l’uomo intelligente inchinarsi a simili enormità? Si può ammettere sul serio che alla sola Terra, che è tra i più piccoli pianeti, siano accordati tanti privilegi? Noi affermiamo, invece, che le distanze tra il Sole ed i suoi pianeti non contano nulla; perché fermamente crediamo che non sono solamente raggi di luce e calore quelli che il Sole espande, ma raggi di vita, e che solo al contatto delle atmosfere e della materia, di cui sono fatti i pianeti, quei raggi ridiventano luce e calore. La distanza tra il Sole e la Terra è tale che, se fossero vere le teorie accettate tuttora dai fisici, i suoi raggi giungerebbero anche a noi talmente freddi, da non sentirli nemmeno. Pensate adunque: dei raggi, che devono percorrere milioni di chilometri in un ambiente, come quello dell’Etere, che ha centinaia di gradi di freddo! Il calore di quei raggi non si disperderebbe forse ad un decimo, ad un centesimo del suo cammino? E poi, non è forse fisicamente dimostrato che a poche diecine di chilometri al di sopra della terra, il Sole non riscalda più? E’ evidente, invece, che solo arrivando nella nostra atmosfera, i raggi solari cominciano ad emanare calore. E se così è da noi, deve essere necessariamente presso tutti gli altri pianeti, i quali, per quanto lontani o vicini, devono ricevere dal Sole lo stesso calore, che riceviamo noi. Il Sole è un globo di vita, e, come ogni vita, egli emana anche luce e calore, ma solo in misura tale da poter trasmettere la propria energia vitale ad altri esseri, senza fare opera di violenza e di distruzione. Ogni essere vivente ha delle mansioni da esercitare nella vita universale. Ogni essere è relativamente libero ed ha una volontà, di cui può far uso, subordinatamente a certi doveri. Noi siamo liberi nei nostri atti, ma siamo nello stesso tempo vincolati più o meno alla coscienza del nostro dovere. A certi atti non possiamo sottrarci, perché essi si impongono ai nostri sentimenti morali ed ai sensi fisici. Siamo liberi di pensare, di agire e di muoverci, ma non possiamo emanciparci dall’aria, dal cibo, dal sonno, dall’acqua, dal dovere di lavorare e di produrre e da tante altre cose. Al pari di noi, anche il Sole, che è un organismo vivente, è libero nei suoi atti; ma anche la sua libertà è circondata da doveri imprescindibili. Il Sole non potrebbe rifiutarsi di propagare la vita, perché tale propagazione è necessaria alla stessa sua esistenza. Così egli non può mutare cammino nella perpetua sua corsa attraverso l’Empireo, perché c’è una forza superiore ad esso che lo obbliga a muoversi così e non altrimenti, precisamente come noi che dobbiamo respirare l’aria della nostra terra e non altra. Il Sole adunque ha dei doveri ed una missione precisa nella Vita universale, a pari degli altri astri e come tutti gli esseri, che vivono nell’Universo. Tali doveri e tale missione costituiscono la ragione della sua esistenza e della sua felicità. La vita sulla Terra non sarebbe possibile senza l’opera del Sole. Tutto ciò che la Terra ha di vitale lo deve al Sole. La Terra fa parte dell’Universo, come ogni altra cosa, ma essa dipende essenzialmente dal Sole. Il Sole è dunque il suo Tutto, il suo Dio. E se il Sole è il Dio della Terra, lo è anche per noi, uomini incarnati o disincarnati, che siamo i soli esseri ragionanti della Terra. L’Ente universale è il padrone di tutte le vite, perché esse costituiscono la vita sua; ma il nostro Signore immediato è il Sole. Se la vita la dobbiamo all’Eternità dell’Ente universale, tutto ciò che adorna e rende felice la vita stessa dobbiamo esclusivamente al Sole. Né questo è tutto. Noi veniamo dal Sole. La Terra fornisce la materia per la formazione dei nostri corpi, ma l’anima viene direttamente dal Sole; e al pari delle nostre, vengono dal Sole le anime di tutti gli animali e piante. Lo stesso nostro corpo non è che in parte fornito dalla Terra. Le cellule del corpo sono vivificate dal Sole; ogni atomo della Terra acquista vitalità per la sola ed esclusiva opera del Sole. Senza il Sole, la Terra non possederebbe alcun organismo vivente, alcun atomo vivo, mentre abbiamo già dimostrato che in tutto l’Universo non c’è un solo atomo di materia morta; e questo avviene appunto perché l’Universo ha i suoi Soli, incaricati di fornire la vita dovunque. Ogni raggio di Sole è una vita, che esso lancia sui suoi pianeti; sono miriadi e miriadi di vita, che il Sole fornisce ogni minuto secondo alla Terra ed alle sue consorelle celesti. Né la vita di ogni singolo raggio incomincia sempre a manifestarsi quand’esso ha toccato la Terra e trovata ivi la sua cellula, in cui potersi sviluppare. No, la vitalità di buona parte dei raggi solari si afferma e si sviluppa istantaneamente, fulmineamente, appena raggiunta la nostra atmosfera. Ogni raggio ha il suo compito fisso. Torrenti di raggi creano le vite nelle atmosfere, altri le creano sulle terre, nei mari e negli abissi. Vi sono delle vite che si sviluppano subito, in pochi secondi, altre che richiedono giorni, mesi, anni e secoli per poter divenire organismi viventi ed animati. Ma tutte le vite che il Sole invia ai suoi pianeti, non rimangono sempre sui medesimi. Per rimanervi, occorre che ogni raggio solare trovi istantaneamente il suo ricettacolo, in cui potersi sviluppare. Quando il raggio solare non trova il suo. ricettacolo, ritorna al Sole, per ricominciare la sua corsa attraverso l’Etere e ritornare alla Terra o ad altro pianeta. Ogni uomo, ogni animale, prima di diventare inquilino della Terra, sarà migliaia e migliaia di volte lanciato, nel suo raggio iniziale, dal Sole al nostro globo e viceversa. Dimostreremo in seguito come, in proporzioni più modeste, e l’uomo e tutti gli animali facciano né più né meno di quello che fa il Sole. Qualsiasi essere vivente diffonde la vita intorno a sé; e non solo la diffonde cogli atti fisiologici, ma in mille altri modi, coi desideri, coi pensieri, colle speranze, colle illusioni, coi sogni e così via. Il Sole è dunque il nostro vero Dio. Ma questo Dio, che ci fornisce tutto quello che desideriamo, al di là di ogni nostro merito o demerito, non ci chiede in contraccambio nulla. Egli non vuole essere né pregato, né venerato, né adorato. Non chiede templi, incensi, riti e roba simile. Il Sole è un Dio supremamente munifico e generoso; ma non è un essere perfetto, perché di perfetto non c’è che l’Universo. Anche il Sole ha le sue crisi, i suoi capricci, i suoi momenti di gioia e di dolore. Noi lo sentiamo nei grandi e terribili sconvolgimenti della nostra Natura. Vediamo le sue imperfezioni nelle macchie, di cui il suo corpo talvolta si copre, e nelle spaventose tempeste, che spesso imperversano nella sua fotosfera. La potenza del Sole supera ogni nostra immaginazione, ma essa non si esplica fuori dei suoi pianeti, asteroidi, satelliti e comete. Vi sono nell’Empireo miliardi di altri Soli, che, su per giù, hanno la stessa potenza del nostro. Ma nessuno è onnipotente; non lo è nemmeno l’Ente universale, perché nemmeno egli può toccare, modificare o distruggere ciò che c’è nell’Universo. L’Onnipotenza adunque è una vana parola, una espressione senza contenuto di verità. Tale pure è l’Onniscienza. La mente dell’Universo e le menti dei Soli sono immensamente più vaste e più ricche della mente umana. Nondimeno né l’Ente Universale né i Soli sanno tutto, né sentono tutto, né vedono tutto. Noi stessi, pur sapendo molte cose, non sappiamo tutto quello che c’è nel nostro corpo e nella nostra anima, né conosciamo i microorganismi, che a miliardi popolano l’uno e l’altra, né abbiamo un assoluto potere su tali organismi e nemmeno su taluni dei più vitali nostri organi, come il cuore, lo stomaco, gli intestini ecc. Così è del Sole e dell’Ente Universale, l’uno rispetto ai corpi celesti, su cui esplica la sua attività, l’altro riguardo alla totalità dell’Universo. La missione del Sole si può insomma riassumere così: vivere ed essere felice, nonché trasmettere la vita e la felicità agli altri. Questo è anche il suo assoluto dovere. Identica, benché più larga, è del resto la missione dell’Ente Universale; ed identica, ma più modesta, è la missione di ciascuno di noi.

CAPITOLO III

Le forze dell’Universo e della Natura - Le forze, che sono in noi Forze fisiche e psichiche dell’uomo e degli altri animali - La forza della Ragione e quella dell’Istinto - La Morte - La forza della Fatalità - Che cosa è il destino e come funziona - Il destino collettivo ed i destini individuali - La forza della Medianità.