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Il capolavoro della letteratura francese in lingua originale. La storia della sventurata Fedra, pazza d'amore per il figlio del marito. Una storia senza tempo in una nuova vibrante traduzione. Con testo francese a fronte per un confronto diretto.
Parigi, 1 gennaio 1677. Hôtel de Bourgogne: la Champmeslé è protagonista di Fedra, il capolavoro assoluto di Racine e del classicismo francese.
Fedra è una vera grande tragedia 'degna dei Greci', in cui la musica dei versi alessandrini si fa suprema, ma anche un dramma della passione dove, come scrive Roland Barthes, "sotto la purezza della lingua, le grazie dell'alessandrino, la precisione della psicologia, il conformismo della metafisica, non è difficile ritrovare le figure e le azioni dell'orda primitiva". La bellezza del testo e la bravura della protagonista non bastano a decretarne il successo. Aristocratici invidiosi della fortuna di Racine hanno comperato molti biglietti per poi lasciare le poltrone vuote. Contemporaneamente al Marais va in scena una tragedia, scritta apposta sulla stesso argomento da un certo Pradon, che ha più successo di pubblico. Ne derivano lunghe polemiche alle quali pone fine il principe di Condé. Così arriva il meritato successo.
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Veröffentlichungsjahr: 2020
INTRODUZIONE
Jean Racine
Il classicismo francese
Il capolavoro del classicismo francese
La tensione tragica in Racine
Racine regista
Phèdre
Prefazione di Jean Racine a Phèdre
Phèdre
Acteurs
ACTE PREMIER
ACTE DEUXIÈME
ACTE QUATRIÈME
ACTE CINQUIÈME
Jean Racine
PHÈDRE
Copyright 2018 Latorre Editore
Italy
www.latorre-editore.it
Nato in una famiglia della media borghesia e rimasto orfano giovanissimo, Jean Racine (1639-1699) è allevato dai nonni e poi dalla zia, religiosa a Port-Royal. Compie i suoi studi alle Petites-Ecoles, poi al Collège Beauvais a Parigi e alle Granges a Port-Royal-des-Champs. La formazione culturale di impronta giansenista fanno di Racine un drammaturgo pienamente capace di comprendere il senso profondo del peccato e della tragedia. La sua Phèdre, uno dei grandi capolavori della letteratura francese, è una autentica tragedia 'alla greca'. La musicalità dei versi alessandrini composti da Racine, suggestionato dalla recitazione cantante della Champmeslé, fanno delle sue tragedie un modello insuperato della lingua francese.
In seguito all'azione promozionale di Richelieu l'Hotel de Bourgogne vede cambiare il suo pubblico: da quello popolare dei primi venticinque anni del secolo XVII a quello colto, aristocratico e borghese. Debuttano nuovi drammaturghi, che seguono le regole classiche ribadite da Jean Chapelain, teorico ufficiale di Richelieu (Lettre sur la règle des vingt-quatre heures, 1630). Le commedie avventurose di Hardy e i primi drammi eroici di Corneille vengono sostituiti sempre più spesso dal dramma classicheggiante. Ma il teatro classicistico, che nella seconda metà del secolo raggiungerà vertici strabilianti con Racine, è il teatro di una élite guidata dalla corte, che trasforma i propri gusti raffinati in categorie estetiche. Non diventerà mai un fenomeno di massa. Hanno molto più successo di pubblico le commedie satiriche di Molière e quelle tutte azione degli italiani. “Le radici del neoclassicismo erano non meno politiche che letterarie; quello di Hardy è il mondo del feudalesimo morente; riflette il brio ribelle e stravagante degli aristocratici della Fronda, che lanciavano un’ultima sfida al potere centralizzato dello stato moderno; la concezione del dramma neoclassico è quella forgiata da Richelieu e imposta da Mazzarino: l’ordine nella vita e nell’arte". (Steiner, Morte della Tragedia, Garzanti, Milano1965, 44). Con l'ascesa al trono di Luigi XIV tutta l'organizzazione teatrale passa sotto il controllo dello stato. Il re finanzia con la propria cassa personale l'Opera, che dipende direttamente da un ministro, e tutti gli altri teatri, di cui sono sovrintendenti i Gentiluomini della Camera del Re, che controllano i regolamenti e la gestione finanziaria, dirimono le liti tra attori, ecc. La carica è molto ambita dai giovani aristocratici per amore, tra l'altro, delle attrici.
Parigi, 1 gennaio 1677. Hôtel de Bourgogne: la Champmeslé è protagonista di Fedra, il capolavoro assoluto di Racine e del classicismo francese. Fedra è una vera grande tragedia 'degna dei Greci', in cui la musica dei versi alessandrini si fa suprema, ma anche un dramma della passione dove, come scrive Roland Barthes, "sotto la purezza della lingua, le grazie dell'alessandrino, la precisione della psicologia, il conformismo della metafisica, non è difficile ritrovare le figure e le azioni dell'orda primitiva". La bellezza del testo e la bravura della protagonista non bastano a decretarne il successo. Aristocratici invidiosi della fortuna di Racine hanno comperato molti biglietti per poi lasciare le poltrone vuote. Contemporaneamente al Marais va in scena una tragedia, scritta apposta sulla stesso argomento da un certo Pradon, che ha più successo di pubblico. Ne derivano lunghe polemiche alle quali pone fine il principe di Condé. Così arriva il meritato successo.
“In Racine c’è una tensione tremenda tra la forma classica, razionale del dramma vero e proprio e il carattere demoniaco e irrazionale della favola. Racine contrapponeva un’arte laica a un mondo mitico, arcaico o sacro. Ed è qui, a mio avviso, che il suo giansenismo gioca un ruolo importante. Al fondo della posizione giansenista sta lo sforzo di riconciliare il mondo della ragione col mistero della grazia. [...] Racine esige che il linguaggio ed i gesti di una società cartesiana esprimano favole sacre e mitologiche. Non si potrebbe esser più lontani dal mondo di Corneille; il mito basilare del dramma corneilliano è quello della storia. Racine invoca la presenza di Jehovah e il minoico Dio del sole: scatena terrori arcaici in un teatro di corte". (Steiner, Morte della Tragedia, Garzanti, Milano1965, 65).